Giochino già fatto un po' di tempo fa, ma male. Ci riprovo ora, e prometto con più passione e frequenza. Le scelte certo, come sempre, sono opinabili. I commenti sempre ben accetti.
Spielberg è sinonimo di successo. E qualità. Tranne qualche rarissima eccezione, come questa. Tolta l'adorabile apparizione di Audrey Hepburn, è una pizza clamorosa piena zeppa di luoghi comuni sull'aviazione e il passato che ritorna (i fantasmi). John Goodman è più credibile nei panni di Fred Flinstones piuttosto che in quelli di Al Yachey.
Con Bradford Dillman, Dolores Hart, Stuart Whitman
Che noia l'ennesima versione sulla vita di San Francesco (poi arriveranno anche Zeffirelli e la Cavani). Ritmo lentissimo, interprete principale da denuncia (si tratta di Bradford Dillman, non tra i nomi più noti di sempre, nonostante vari premi vinti qua e là), e un regista, Michael Curtiz, che nel viaggio tra Casablanca ed Assisi pare aver smarrito tutto il proprio talento.
Tanto era divertente e surreale "L'aereo più pazzo del mondo", tanto è barboso e poco divertente questa presunta spy story comica che, pero', non fa mai ridere. O forse dovrebbe far ridere la storpiatura dell'inno nazionale della Repubblica Democratica Tedesca? Un film, ahimè, fuori tempo massimo.
Con Tom Hanks, Geena Davis, Madonna, Lori Petty, Jon Lovitz
Stupidissima commedia yankee in cui un gruppo di donnette Usa se la battono a baseball nel 1943 mentre in Europa sta scoppiando il finimondo. Basato su una vicenda realmente accaduta, la pellicola non diverte, non emoziona, non "seduce", non intriga. E non salvano il film nemmeno le interpretazioni, invero scialbette, di Tom Hanks, Madonna, Bill Pullman e Geena Davis.
Che barba questa sfibrante parodia western a cui non giova Mel Gibson alias Pesce Lesso nè tantomeno la, solitamente brava, Jodie Foster. E, visto che c'è pure Danny Glover, l'astuto regista Richard Donner tenta di strizzare l'occhiolino, nelle battute e nei modi burberi, ad "Arma letale" (di cui lui fu regista). Occhio, si rischiano incredibili botte di sonno.
Anche il venerabile maestro Martin Scorsese di tanto in tanto è inciampato. Per carità, nulla di grave, però non ci venissero a raccontare che questo è un capolavoro perchè ci metteremmo a ridere. Un viaggio all'interno del buddhismo, con tante belle immagini (ma pochissima sostanza) e una serie di svarioni storici che, in un sol colpo colpiscono due bersagli: rivalutare il Bertolucci dell'Ultimo Imperatore (bello, ma non bellissimo) e allontanare dal Dalai Lama dei potenziali "clienti", perchè nessuno, dopo una noia lunga più di due ore, si sognerebbe, anche minimamente, di entrare in una pagoda.
Tutto quello che c'è da sapere su Howard Hughes (ma ne facevamo anche volentieri a meno). Di Caprio è bravo, ma non è una novita, però tre ore di autobiografia farebbero saltare i nervi pure a San Pietro. Raffinato e laccato, pretenzioso e poco emozionante, freddo e glaciale, Scorsese ci aveva abituato a ben altro. Cate Blanchett in versione Katharine Hepburn vinse l'Oscar, e non c'è nulla da dire, lei e il bel Leo sono le uniche note positive di questo pesantissimo kolossal della peggiore Hollywood autocelebrativa.
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