Cortesie per gli ospiti
- Drammatico
- USA
- durata 101'
Titolo originale The Comfort of Strangers
Regia di Paul Schrader
Con Natasha Richardson, Rupert Everett, Christopher Walken, Helen Mirren
Prendo dallo scaffale i romanzi di Ian McEwan, la mia età mi consegna le prime edizioni: quando lessi First Love, Last Rites (Primo amore, Ultimi riti, Einaudi Collez. Nuovi Coralli 1979) ero un giovanotto, lo scrittore inglese era ancora più giovane di me. Siamo invecchiati insieme. Sono i primi racconti di quello che diventerà uno dei migliori e più letti scrittori della new wave britannica.
Donald Barthelme aveva avuto meno successo con Il padre morto (Einaudi, 1979), temi simili, ma il grottesco di quest’ultimo non fu compreso appieno. McEwan prepara il clima torbido che prende corpo due anni dopo in Giardino di cemento (Einaudi diventa l’editore di riferimento), un cupo romanzo sull’adolescenza che ha un incipit travolgente:
Non ho ucciso mio padre, ma certe volte mi sembra quasi di avergli dato una mano a morire.
Da questo romanzo il regista Andrew Birkin ha tratto nel 1993 l’omonimo film, il più riuscito tra quelli elencati nella playlist, raccontando con glaciale distanza il tema (presente fino all’ossessione nei romanzi di McEwan) dell’eros, in questo caso il polimorfismo perverso dell’adolescenza, tema che già aveva ossessionato Philip Roth oltre un decennio prima nel Lamento di Portnoy (1967) che seguiva di un anno un altro romanzo che rompeva gli argini di quel che allora era definito ‘perbenismo borghese’, parlo di Myra Breckinridge di Gore Vidal.
Nel 1983 segue un’altra raccolta di racconti, Fra le lenzuola: “Ian McEwan, recita la quarta di copertina, “ci introduce in un universo sempre in bilico tra visioni oniriche e desolante quotidianità”.
L’anno dopo esce Cortesie per gli ospiti che conclude una sorta di tetralogia della crudeltà. In questo romanzo di aberrazioni sessuali, McEwan sperimenta i modi del thriller cui deve un successo straordinario che raramente è toccato a romanzi sicuramente “complicati” ma scritti con una precisione geometrica che fa dell’autore un chirurgo tagliente delle emozioni umane, anche le più inconfessabili.
Devono passare cinque anni perché McEwan torni nelle librerie. In questo lasso di tempo lo scrittore ha affinato le capacità che aveva mostrato nelle prime opere, ma con Bambini nel tempo McEwan compie un passo gigantesco che lo porta dal crudo realismo dei precedenti lavori alle grandi metafore del nostro tempo.
Bambini nel tempo, Lettera da Berlino, Cani neri, Amsterdam, Amore fatale, Espiazione, Basil Beach, Solar scritti nell’arco di un ventennio, sono romanzi superbi che non è qui il luogo di approfondire, basti citare (non l’ho nominato ancora) Sabato del 2005 che amichevolmente suggerirei ai miei amici utenti di leggere e che non ho davanti a me perché è sempre tra le mani dei miei amici. Si tratta di un romanzo spietato, raramente McEwan dopo lo straordinario caso clinico (la sindrome di Clérambault) di Amore fatale, si era spinto tanto oltre nella microfisica delle azioni umane.
Raccontare i plot dei romanzi di Ian McEwan sarebbe una scorrettezza verso nuovi probabili lettori.
Il cinema tradisce molto più di quanto si pensi i grandi romanzieri.
Il problema è che non esistono schede esaustive sul web e molti film non sono mai arrivati sugli schermi italiani.
Come è stato trattato dal cinema McEwan? Cosa resta dei suoi romanzi nella traduzione in immagini? La risposta è: Nulla o quasi nulla. Nessun regista, tranne in paio di eccezioni è riuscito a rendere la complessità delle trame di McEwan.
Va rilevato che il romanziere ha anche scritto sceneggiature originali tradotte in film dimenticabili, tranne The Ploughman's Lunch (Le ambizioni di James Penfield, 1983, regia di Richard Eyre, un ottimo esempio di cinema politico sulla guerra delle Falkland, impreziosito dalla presenza di Jonathan Pryce e Tim Curry.
Da una sceneggiatura originale dell’autore è tratto anche The Good Son (L’innocenza del diavolo) del 1993, del discontinuo ma sempre piatto Joseph Ruben, una modesta messa in cinema di una storia di orphanage con interpreti che avranno alterna fortuna, come l’antipatico Macaulay Culkin, Elijah Wood e il bravo David Morse.
Nel 1988 McEwan si presta a scrivere la sceneggiatura di un romanzo di Timothy Go, Soursweet (Agrodolce), il film diretto dal diligente Mike Newell, in italiano La legge delle triadi, non è brutto come afferma Mereghetti, ma è un’opera dignitosa sulle difficoltà di una coppia che, dopo essersi sposata a Hong Kong, decide di trasferirsi in Inghilterra dove ne passerà di tutti i colori.
Vanno citati per amore di completezza due film inediti in Italia, entrambi tratti dal racconto Butterflies, contenuto nella raccolta Primi amori, ultimi riti, Schmetterlinge (1988) regia di Wolfgang Becker su propria sceneggiatura e Butterflies un adattamento del regista lussemburghese Max Jacoby. Questo racconto ha ispirato anche un corto (15’) in concorso a Rotterdam nel 2003 di Fabio Sonzogni, architetto bergamasco, attore e regista teatrale. Ecco come inizia il racconto, “un pugno nello stomaco” l’ha definito qualcuno:
Giovedì ho visto il mio primo cadavere. Domenica non avevo niente da fare. Era una giornata molto calda. Non sapevo che potesse fare così caldo in Inghilterra. Verso mezzogiorno decisi di uscire un po'. Rimasi un attimo sulla porta di casa, incerto. Non sapevo se andare a sinistra o a destra. Charlie era dall'altra parte della strada, sotto una macchina. Doveva aver visto le mie gambe, perché mi chiamò.”.
Il tema caro a McEwan della perversione sessuale perpetrata sui bambini fa da sfondo al film polacco Rozmowa z czlowiekiem z szafy del 1993, (Conversation with a Cupboard Man, ovvero Conversazione con l’uomo nell’armadio) regia e script di Mariusz Grzegorzek, tratto sempre dalla raccolta più amata dai lettori e dai critici.
Di un altro, First Love, Last Rites del 1997, diretto da Jesse Peretz, sceneggiatura-adattamento di David Ryan, non sono riuscito a sapere nulla, tranne che è tratto dal racconto omonimo che dà il titolo alla raccolta e che è interpretato da Giovanni Ribisi.
I racconti brevi hanno influenzato registi europei più che anglo-americani, probabilmente per l’humour nero e corrosivo contenuto nei primi suoi romanzi. Il fatto che questi film non siano stati distribuiti in Italia ci impedisce di dare un giudizio definitivo sui rapporti tra narrativa di McEwan e traduzione filmica.
A giudicare dalle note dell’IDMb si direbbe che si tratta di film riusciti. Lo stesso non si può dire dei film più famosi, visti in Italia, tutti in misura diversa “sbagliati”. Probabilmente McEwan è un autore difficile da tradurre in immagini e ne abbiamo la prova: Bambini nel tempo, Cani neri, Amsterdam sono già “cinema”.
Leggendo l’inizio di Amore fatale si ha la sensazione di “vedere” in piano sequenza e in successivi “ralenti” che cosa sta accadendo intorno a un pallone aerostatico.
McEwan scrive cinematograficamente ciò che neppure Paul Schrader, John Schlesinger, Roger Michell e Joe Wright sono riusciti a ‘scrivere per immagini’.
Titolo originale The Comfort of Strangers
Regia di Paul Schrader
Con Natasha Richardson, Rupert Everett, Christopher Walken, Helen Mirren
Titolo originale The Cement Garden
Regia di Andrew Birkin
Con Andrew Robertson, Charlotte Gainsbourg, Alice Coulthard, Ned Birkin
Titolo originale The Innocent
Regia di John Schlesinger
Con Campbell Scott, Isabella Rossellini, Anthony Hopkins
Titolo originale The Good Son
Regia di Joseph Ruben
Con Macaulay Culkin, Elijah Wood, Wendy Crewson, David Morse
Titolo originale Enduring Love
Regia di Roger Michell
Con Daniel Craig, Samantha Morton, Rhys Ifans, Alexandra Aitken, Susan Lynch, Bill Nighy
Titolo originale Atonement
Regia di Joe Wright
Con Keira Knightley, James McAvoy, Saoirse Ronan, Romola Garai, Vanessa Redgrave
Titolo originale The Ploughman's Lunch
Regia di Richard Eyre
Con Jonathan Pryce, Tim Curry, Rosemary Harris, Charlie Dore, Frank Finlay
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta