Fuori dalla nostra community, mi pare che il cinema sia anzitutto l’andare al cinema per vedere i film dell’ultima stagione, distrarsi un paio d’ore e commentarli all’uscita con il partner o con gli amici.
Fra i film del passato, la maggioranza di quelli che conosco vede quello che manda la TV. Questo è un guaio, perché ormai la TV generalista trasmette quasi solo film mediocri e le TV dedicate al cinema (dai canali SKY alle varie RAIMOVIE, IRIS, ecc.) mandano in onda alla rinfusa sia cose belle/interessanti che vere e proprie schifezze, senza aiutare quasi mai lo spettatore a orientarsi e comunque tralasciano (perché non ne hanno i diritti) porzioni importanti del cinema di tutti i tempi. Quanto ai supporti come DVD e Blue-Ray, la maggioranza compra film che ha già visto, oppure film molto famosi tipo Casablanca (per averli più che per vederli). Anche questo è un peccato, perché in Italia alcuni editori di DVD stanno facendo un grosso sforzo per arricchire i cataloghi.
Solo una minoranza delle persone che incontro accetta di vedere vecchi film. Per fortuna, fra noi utenti di FILM TV questa minoranza è forte, però ho l’impressione che sempre minoranza rimane. Temo che la maggioranza consideri la minoranza come un gruppo elitario di divoratori di pellicole stagionate pronti a fare collegamenti incomprensibili fra film sconosciuti oppure topi di mediateca che fremono di piacere nel sorbirsi cose che per gli altri sono una palla.
La verità è che non siamo così uniti! Ognuno di noi cosiddetti cinefili non ama tutti i vecchi film in blocco ma solo alcuni vecchi film, tappe di rassegne individuali che si è creato in vari modi. Anche per noi vedere film vecchi è una scommessa: a volte è una delusione, altre è una gioia. Non tutti i film invecchiano allo stesso modo: solo alcuni mantengono freschezza e capacità di racconto.
Ecco 7 film diversissimi fra loro a cui corrispondono 7 possibili modi di essere frequentatori occasionali di un cinema ormai lontano nel tempo, senza necessariamente voler diventare specialisti di storia del cinema. Volutamente, li ho scelti tutti in bianco e nero, perché anche su questo c’è una barriera di pregiudizio da sfatare. Spero che a un utente non cinefilo che si riconosce in una di queste motivazioni venga voglia di vedere il film corrispondente, e magari altri. Un buon film è come un buon romanzo: chi legge L’idiota di Dostoevskij non guarda l’anno in cui è stato scritto: si immerge nella lettura e gode…
Con Claudette Colbert, Don Ameche, John Barrymore, Mary Astor
C’è chi vede vecchi film perché in passato c’era l’arte di inventare commedie di equivoci dal tocco elegante, che ancora oggi riescono a farci appassionare e a ridere (non sorridere, ma proprio ridere). Provare per credere con questa commedia scritta, prima di diventare regista, da Billy Wilder e illuminata dalle interpretazioni di Claudette Colbert e del mitico John Barrymore. Ambientazione parigina, duetti al vetriolo, finzioni, nobili, negozi di cappelli: una delizia.
Con Fredric March, Dana Andrews, Harold Russell, Myrna Loy, Teresa Wright, Virginia Mayo
C’è chi vede vecchi film perché vuole commuoversi, e l’arte di commuovere di certi classici hollywoodiani è ammirevole. Questo bellissimo film di Wyler racconta le storie intrecciate di tre reduci che tornano negli USA subito dopo la seconda guerra mondiale: delusioni, malinconia, amori che nascono, dignità e orgoglio, scazzottate da bar. Da vedere in versione originale con sottotitoli perché il doppiaggio che c’è sul DVD, realizzato in tempi recenti, sembra Beatiful.
Con Adolfo Celi, Tina Pica, Mario Russo, Luigi Dermasti
In streaming su Rai Play
C’è chi vede vecchi film perché ci aiutano a capire la nostra storia. Questo gioiellino di Comencini è realizzato nella Napoli dell’immediato dopoguerra, tanto stracciona e distrutta che un missionario che sta per partire per l’Africa (Adolfo Celi) decide di rimanerci e di dedicarsi agli scugnizzi con l’aiuto di una Perpetua brontolona, ma di cuore (Tina Pica). Mentre inserisco questo film scopro che non era ancora in nessuna play-list FILM TV e non ha nessuna opinione. Da vedere e commentare!
C’è chi vede vecchi film perché con pochi mezzi lavoravano moltissimo sulla fotografia e sulle idee. Il noir americano può diventare una droga cinematografica, perché da un lato è tutto giocato su tensioni, ombre, chiaroscuri, e dall’altro è fra i pochi generi degli anni ’40 e ‘50 che mostravano la realtà nella sua crudezza. In questo B-movie degli anni ’40 oltre a un ritmo veloce c’è un personaggio femminile deciso e spietato che anticipa tutte le bad girl dei nostri tempi.
C’è chi vede vecchi film perché ama la letteratura del Novecento e prova gusto a trovarne echi nel cinema che le era contemporaneo. Questo è tratto da Hemingway (di cui mantiene le atmosfere), sceneggiato da Faulkner, e recitato da Bogart – Bacall. Un condensato di fascino irresistibile.
Con Simone Signoret, Serge Reggiani, Claude Dauphin, Gaston Modot
C’è chi vede vecchi film perché ha scoperto l’eleganza del cinema francese (quindi è una minoranza nella minoranza!) e non vuole perdersene nessuno. Questo film racconta una storia d’amore tragica e un destino segnato con immagini ariose, direzione d’attori perfetta e una colonna sonora da groppo alla gola. Meravigliosa la protagonista, Simone Signoret.
C’è vede vecchi film perché sono famosissimi di nome ma pochi li hanno visti davvero, e allora meglio rendersi conto. La dolce vita passata nell’immaginario collettivo è un tourbillon scapestrato e gioioso: Anita Ekberg, feste, bagno notturno nella Fontana di Trevi. Invece il film di Fellini è composto di due filoni diversi che viaggiano in parallelo: da un lato il mondo godereccio di via Veneto (tutt’altro che esaltato, anzi preso di mira per mostrare quanto è vuoto), dall’altro il mondo interiore tormentato del protagonista, che si esprime nelle visite a uno scrittore. Da maestro del cinema, Fellini non fa documentario, ma lavora sui contrasti e sul sapore che ti lascia in bocca...
Caro Diego, mi aggiungo ai tanti che si sono complimentati per la play. Da estimatore del cinema, direi tutto, senza (onestamente) pregiudizi, lasciami però dire che, in generale, il cinema del passato ha un suo fascino più per il cinefilo (in)felice di essere in pochi, che per lo spettatore in generale. In una recente "confessione", Pier Paolo Ronchetti (un critico anomalo, lo ammetto) sostenne la "difesa" della visione collettiva: in pratica, "Casco d'oro" e c. saranno film splendidi, ma lo spettatore medio ha gusti diversi, perciò, anche se "volgari" (non esisterebbero i cinepanettoni, sennò, ma anche in America il botteghino lo sbancano "American pie" e co. : tutto il mondo è paese!), vanno tenuti in debita considerazione. Chi, come il sottoscritto, ha più di quaranta anni, ha partecipato ampiamente al rito collettivo del cinema sulle sedie di "legno": "Proibito rubare" me l'avranno fatto vedere cento volte, e cento volte l'ho trovato detestabile (a Napoli odiamo i luoghi comunissimi di 'sto film), dietro "I migliori anni della nostra vita" si nasconde una retorica da "viva gli Usa", che è (per me), indifendibile, anche se si tratta di un mostro sacro come William Wyler; da Fnac poco fa ho trovato "La sanguinaria" (per alcuni critici un cult!), ma rivedendola devo dire che è lento, statico, con un messaggio qualunquista non opportuno per questi tempi (e i ragazzi di diciotto anni cui l'ho fatta vedere mi hanno detto: "scherzavi, vero?"), "Casco d'oro", infine. Mio zio (l'unica "ricchezza" della mia vita: gli devo tutto, la visione del cinema, il senso critico rispetto agli accadimenti dell'esistenza, penso perfino la laurea....) era vice-direttore del Grenoble, nel 1974: ovviamente, tutto il cinema francese passava a Napoli, con il codazzo di attori (ma la Signoret non l'ho conosciuta. Però, l'autografo di Jean Paul lo tengo tra le cose più care. Avevo solo sei anni e ricordo la sua lingua enorme e nulla più!). Non mi piacque il film, non piacque alla platea, il dibattito (che ricordo poco, sai com'è) fu pieno di buuu. Certo, "La dolce vita" è strepitoso, ma quando dici "Fellini non fa documentario", si può non considerare un "documento d'epoca" la vie Veneto che fu Io penso di no. E qui chiudo, accodandomi un pochino a yume : a Gianni Amelio, che mi concesse una piccola intervista molti anni fa, "non piace vedere film del passato con l'aria di quel tempo", ed io mi associo. Perchè, senza nessuna polemica, per carità, odio le mitizzazioni. Lynch ha "deposto" la pellicola: salviamo il cinema d'oggi. Chi lo fa lavora con lo stesso principio. E, credimi, molti lavori odierni non hanno nulla da invidiare a degli stereotipi di ieri con liete fini imposte dai produttori. Ps ciao, Neve: mio padre è del 1931: è stato al cinema un paio di volte sì e no, in vita sua. Se trasmettono in tv qualcosa di epoche andate, si addormenta o dice sempre "ancora 'sta rrobba vecchia". Perchè, io la penso così, il mondo va avanti. Guai a non prenderne atto. Un carissimo saluto a tutti. M
x busini: mi interessa quello che dici: in questo periodo io ne ho visti due del Camerini dei telefoni bianchi ("Gli uomini che mascalzoni" e "Il conte Max"), e mi ha lasciato un retrogusto piacevole.
X emmepi8: il tuo post mi ha fatto ricordare che c'è una fascia di utenza che non rifiuta tanto i vecchi film in sé, quanto l'atteggiamento dell'andarseli a cercare (su DVD, su emule, ecc.) e la sacralità rituale di alcuni di noi nel vederli.. sono persone che magari si distraggono di più con la musica o con un libro, ma ogni tanto fanno zapping, o sono incuriosite da un DVD in edicola, e non hanno pregiudizi: se gli capita un film vecchio che li incuriosisce, lo vedono. Questi li considero a tutti gli effetti parte della nostra minoranza che non fa spegnere la memoria del cinema: non sono cacciatori di film, ma non hanno preclusioni.
X Neve Che Vola: mi sorprende l'affinità del nostro vissuto. Mio padre (che non c'è più) era coetaneo del tuo, con le stesse passioni musicali e, direi, con gli stessi gusti cinematografici. La simpatia per John Wayne (tranne "Berretti verdi" che non poteva sopportare) ce l'aveva pure lui. Hai ragione quando dici che alcuni di noi, figli di genitori di quella generazione di persone nate più o meno fra il '35 e il '45, siamo stati educati a pane e cinema, o per lo meno "un certo" cinema (specie americano), che circolava nelle sale quando i ns genitori erano bambini o ragazzi e che x puro caso era quello classico. Per loro era facile avere voglia di rivederlo: era un'operazione nostalgia. Certo, i miei percorsi nel cinema dell'epoca di mio padre sono ormai molto diversi da quelli suoi: infatti io ho scoperto e amo moltissimo alcuni film della sua epoca (o, sempre + spesso, fatti prima che lui nascesse) che lui non avrebbe mininamente preso in considerazione... ecco perché non mi scandalizzo che c'è gente x cui i vecchi film sono OUT. E' vero che l'approccio scolastico allontana. Forse un buon modo x fare scoprire un vecchio film a chi non se lo filerebbe mai è proporgli un film che può essergli utile (all'umore, a capire qualcosa che gli serve, ecc.).
X supadany: grazie! Anch'io mi scoraggio a volte, e anch'io mi sento un po' vincitore x 1 solo che accetta di vedere qualcosa di stagionato. Se non sei l'utente amarcord, hai possibilità anche maggiori di farcela
Grazie, maurri 63. se c'era aria passatista nella mia play, togliamola, per carità... x questo nel titolo ho sottolineato ANCHE vecchi film.. un capolavoro di oggi ha ottime chance di essere migliore dei film del passato, è una legge di evoluzione naturale... però alcuni dettagli, alcuni aspetti di alcuni vecchi film continuano ad avere un loro perché. Da una decina d'anni sono sul cinefilo andante, lo ammetto, ma credo che possa esistere una fascia di pubblico che va al cinema, vede i film recenti e ogni tanto - se capita - non disdegna un film vecchio. questa fascia di pubblico che ai tempi di Amelio era normale ma oggi mi sembra un po' a rischio. Io al cineforum del Grenoble di via Crispi ero iscritto, negli anni '90, ma ci andavo sopratutto x "acchiappare" (puntualmente acchiappando anche pali, 'a verità) ;-)) eppure ti confesso che mi piacerebbe recuperare i programmi di quelle annate, xché alcuni fra quei film (per lo più francesi minori) erano molto belli, alcuni (non tutti) vorrei rivederli. ma ho la netta sensazione che sarebbero introvabili, ed è un po' questo che ultimamente mi preoccupa: l'accessibilità... x i commenti negativi che fai ad alcuni titoli della play, il tuo intervento conferma che ognuno di noi cinefili hai i suoi amori, le sue antipatie, si crea i suoi percorsi... Naturalmente mi incuriosisce sapere altri titoli del passato che secondo te sono meno deboli oggi.. ciao!
Ciao, Diego: ti rispondo subito, volentieri. No, non credo ci fosse aria passatista, nella play: è solo che, da qualche tempo, cerco di difendere anche l'attuale. Molti, sai, dicono "ah, com'era bello ieri...", ma a me non sembra sempre così bello. Lo ammetto, alcuni titoli sono sensazionali (l'esordio di Godard, molti Truffaut, parecchio Rivette d'antan, i lavori "sperimentali" di Renoir, (secondo me, s'intende) molto meno valido mi appare oggi il primo Resnais - che mi sembra cresciuto rispetto agli esordi - ma non solo francesi, in tal caso, aggiungo: Bunùel, Wilder, ma anche Stanley Donen va recuperato, parlando di autori tra il commerciale e il semiconosciuto , quelli cioè che ancora non potevano scrivere sulle locandine "un film di..."-). Va da sè che la "Signora di mezzanotte" invece mi è piaciuto, e che, sì, hai perfettamente ragione: ognuno ha i suoi amori. Tra i "minori" francesi (ma poi mica tanto...) Prèvert, Renè Clement, Clouzot (che è tra i contemporanei...), certo, devono essere "ripresi": un peccato averli rimossi. In tal senso, ottima l'idea di non riparlare degli autori "consolidati" (Bresson, Kubrik, Welles, Rossellini (quest ultimo mi sembra inarrivabile, sempre...) sono abbastanza ricordati), ma di proporre straordinari artigiani del ritmo e delle immagini - Leisen, Becker, Joseph H. Lewis non sono certo tra i primi nomi dei giovani d'oggi ! Ps chissà che non ci si è incontrati nel salotto napoletano.... A presto!
"Un buon film è come un buon romanzo: chi legge L’idiota di Dostoevskij non guarda l’anno in cui è stato scritto: si immerge nella lettura e gode." Questa frase, caro Diego_F sembra sia sfuggita a molti 'commentatori', sommersa da una marea di parole su una presunta superiorità del 'vecchio cinema' [Dostoevskij] rispetto al nuovo [Don De Lillo]. Chi ama il cinema vede i film, a qualsiasi epoca appartengano, che siano in bianco e nero o a colori, che si avvalgano di tecnologie 'primitive' o moderne. Esiste una Storia del cinema così come esiste una Storia della letteratura, il cinema è lettura/letteratura per immagini. Dice bene Maurri: molti vecchi film sembrano oggi irrimediabilmente invecchiati, ma ci sono film che sono invecchiati bene, ci sono vecchi film che contengono messaggi che oggi non hanno alcun valore, film di propaganda legati a determinate temperie della storia, ci sono film di pochi anni fa nati vecchi. Maurri, inoltre, chiede lo sdoganamento di "straordinari artigiani del ritmo e delle immagini", e cita tra gli altri Joseph H. Lewis, autore della "Sanguinaria" che a suo dire, nel suo primo commento è "(per alcuni critici un cult!), ma rivedendola devo dire che è lento, statico, con un messaggio qualunquista non opportuno per questi tempi": che cosa pensare?, che non si capisce se Joseph H. Lewis abbia "un ritmo" questo "ritmo" latiti proprio nella "Sanguinaria". Giustamente Yume parla di 'visione propettica' viziata dal vissuto personale di ciascun utente, ma guai a pensare che il cinema, la musica, le arti del 'mio tempo' siano migliori di quelle dei tempi attuali, perché abbandonarsi acriticamente al passato è il modo peggiore di invecchiare dentro. Mizoguchi, Shion Sono, Kurosawa, Kar-wai, Welles, Nolan, Fellini, Crialese... tout se tiens e l'elenco è infinito. Purché non si trascuri l'alfabeto, non esiste 'linguaggio' che separi nettamente 'vecchio' e 'nuovo'. Si va al cinema nella periferia dell'Impero senza che [come in un film di Woody Allen*] un uomo possa chiedere a una donna: "Andiamo a vedere 'Inception' o preferisci 'Jules et Jim'?", "Stasera mi va di vedere 'Jules et Jim'", risponde lei.
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Caro Diego, mi aggiungo ai tanti che si sono complimentati per la play. Da estimatore del cinema, direi tutto, senza (onestamente) pregiudizi, lasciami però dire che, in generale, il cinema del passato ha un suo fascino più per il cinefilo (in)felice di essere in pochi, che per lo spettatore in generale. In una recente "confessione", Pier Paolo Ronchetti (un critico anomalo, lo ammetto) sostenne la "difesa" della visione collettiva: in pratica, "Casco d'oro" e c. saranno film splendidi, ma lo spettatore medio ha gusti diversi, perciò, anche se "volgari" (non esisterebbero i cinepanettoni, sennò, ma anche in America il botteghino lo sbancano "American pie" e co. : tutto il mondo è paese!), vanno tenuti in debita considerazione. Chi, come il sottoscritto, ha più di quaranta anni, ha partecipato ampiamente al rito collettivo del cinema sulle sedie di "legno": "Proibito rubare" me l'avranno fatto vedere cento volte, e cento volte l'ho trovato detestabile (a Napoli odiamo i luoghi comunissimi di 'sto film), dietro "I migliori anni della nostra vita" si nasconde una retorica da "viva gli Usa", che è (per me), indifendibile, anche se si tratta di un mostro sacro come William Wyler; da Fnac poco fa ho trovato "La sanguinaria" (per alcuni critici un cult!), ma rivedendola devo dire che è lento, statico, con un messaggio qualunquista non opportuno per questi tempi (e i ragazzi di diciotto anni cui l'ho fatta vedere mi hanno detto: "scherzavi, vero?"), "Casco d'oro", infine. Mio zio (l'unica "ricchezza" della mia vita: gli devo tutto, la visione del cinema, il senso critico rispetto agli accadimenti dell'esistenza, penso perfino la laurea....) era vice-direttore del Grenoble, nel 1974: ovviamente, tutto il cinema francese passava a Napoli, con il codazzo di attori (ma la Signoret non l'ho conosciuta. Però, l'autografo di Jean Paul lo tengo tra le cose più care. Avevo solo sei anni e ricordo la sua lingua enorme e nulla più!). Non mi piacque il film, non piacque alla platea, il dibattito (che ricordo poco, sai com'è) fu pieno di buuu. Certo, "La dolce vita" è strepitoso, ma quando dici "Fellini non fa documentario", si può non considerare un "documento d'epoca" la vie Veneto che fu Io penso di no. E qui chiudo, accodandomi un pochino a yume : a Gianni Amelio, che mi concesse una piccola intervista molti anni fa, "non piace vedere film del passato con l'aria di quel tempo", ed io mi associo. Perchè, senza nessuna polemica, per carità, odio le mitizzazioni. Lynch ha "deposto" la pellicola: salviamo il cinema d'oggi. Chi lo fa lavora con lo stesso principio. E, credimi, molti lavori odierni non hanno nulla da invidiare a degli stereotipi di ieri con liete fini imposte dai produttori. Ps ciao, Neve: mio padre è del 1931: è stato al cinema un paio di volte sì e no, in vita sua. Se trasmettono in tv qualcosa di epoche andate, si addormenta o dice sempre "ancora 'sta rrobba vecchia". Perchè, io la penso così, il mondo va avanti. Guai a non prenderne atto. Un carissimo saluto a tutti. M
Mai lette tante corbellerie tutte insieme!
Mai lette tante corbellerie tutte insieme!
Mai lette tante corbellerie tutte insieme!
Mai lette tante corbellerie tutte insieme!
x busini: mi interessa quello che dici: in questo periodo io ne ho visti due del Camerini dei telefoni bianchi ("Gli uomini che mascalzoni" e "Il conte Max"), e mi ha lasciato un retrogusto piacevole.
X emmepi8: il tuo post mi ha fatto ricordare che c'è una fascia di utenza che non rifiuta tanto i vecchi film in sé, quanto l'atteggiamento dell'andarseli a cercare (su DVD, su emule, ecc.) e la sacralità rituale di alcuni di noi nel vederli.. sono persone che magari si distraggono di più con la musica o con un libro, ma ogni tanto fanno zapping, o sono incuriosite da un DVD in edicola, e non hanno pregiudizi: se gli capita un film vecchio che li incuriosisce, lo vedono. Questi li considero a tutti gli effetti parte della nostra minoranza che non fa spegnere la memoria del cinema: non sono cacciatori di film, ma non hanno preclusioni.
X Neve Che Vola: mi sorprende l'affinità del nostro vissuto. Mio padre (che non c'è più) era coetaneo del tuo, con le stesse passioni musicali e, direi, con gli stessi gusti cinematografici. La simpatia per John Wayne (tranne "Berretti verdi" che non poteva sopportare) ce l'aveva pure lui. Hai ragione quando dici che alcuni di noi, figli di genitori di quella generazione di persone nate più o meno fra il '35 e il '45, siamo stati educati a pane e cinema, o per lo meno "un certo" cinema (specie americano), che circolava nelle sale quando i ns genitori erano bambini o ragazzi e che x puro caso era quello classico. Per loro era facile avere voglia di rivederlo: era un'operazione nostalgia. Certo, i miei percorsi nel cinema dell'epoca di mio padre sono ormai molto diversi da quelli suoi: infatti io ho scoperto e amo moltissimo alcuni film della sua epoca (o, sempre + spesso, fatti prima che lui nascesse) che lui non avrebbe mininamente preso in considerazione... ecco perché non mi scandalizzo che c'è gente x cui i vecchi film sono OUT. E' vero che l'approccio scolastico allontana. Forse un buon modo x fare scoprire un vecchio film a chi non se lo filerebbe mai è proporgli un film che può essergli utile (all'umore, a capire qualcosa che gli serve, ecc.).
X supadany: grazie! Anch'io mi scoraggio a volte, e anch'io mi sento un po' vincitore x 1 solo che accetta di vedere qualcosa di stagionato. Se non sei l'utente amarcord, hai possibilità anche maggiori di farcela
Grazie, maurri 63. se c'era aria passatista nella mia play, togliamola, per carità... x questo nel titolo ho sottolineato ANCHE vecchi film.. un capolavoro di oggi ha ottime chance di essere migliore dei film del passato, è una legge di evoluzione naturale... però alcuni dettagli, alcuni aspetti di alcuni vecchi film continuano ad avere un loro perché. Da una decina d'anni sono sul cinefilo andante, lo ammetto, ma credo che possa esistere una fascia di pubblico che va al cinema, vede i film recenti e ogni tanto - se capita - non disdegna un film vecchio. questa fascia di pubblico che ai tempi di Amelio era normale ma oggi mi sembra un po' a rischio. Io al cineforum del Grenoble di via Crispi ero iscritto, negli anni '90, ma ci andavo sopratutto x "acchiappare" (puntualmente acchiappando anche pali, 'a verità) ;-)) eppure ti confesso che mi piacerebbe recuperare i programmi di quelle annate, xché alcuni fra quei film (per lo più francesi minori) erano molto belli, alcuni (non tutti) vorrei rivederli. ma ho la netta sensazione che sarebbero introvabili, ed è un po' questo che ultimamente mi preoccupa: l'accessibilità... x i commenti negativi che fai ad alcuni titoli della play, il tuo intervento conferma che ognuno di noi cinefili hai i suoi amori, le sue antipatie, si crea i suoi percorsi... Naturalmente mi incuriosisce sapere altri titoli del passato che secondo te sono meno deboli oggi.. ciao!
Ciao, Diego: ti rispondo subito, volentieri. No, non credo ci fosse aria passatista, nella play: è solo che, da qualche tempo, cerco di difendere anche l'attuale. Molti, sai, dicono "ah, com'era bello ieri...", ma a me non sembra sempre così bello. Lo ammetto, alcuni titoli sono sensazionali (l'esordio di Godard, molti Truffaut, parecchio Rivette d'antan, i lavori "sperimentali" di Renoir, (secondo me, s'intende) molto meno valido mi appare oggi il primo Resnais - che mi sembra cresciuto rispetto agli esordi - ma non solo francesi, in tal caso, aggiungo: Bunùel, Wilder, ma anche Stanley Donen va recuperato, parlando di autori tra il commerciale e il semiconosciuto , quelli cioè che ancora non potevano scrivere sulle locandine "un film di..."-). Va da sè che la "Signora di mezzanotte" invece mi è piaciuto, e che, sì, hai perfettamente ragione: ognuno ha i suoi amori. Tra i "minori" francesi (ma poi mica tanto...) Prèvert, Renè Clement, Clouzot (che è tra i contemporanei...), certo, devono essere "ripresi": un peccato averli rimossi. In tal senso, ottima l'idea di non riparlare degli autori "consolidati" (Bresson, Kubrik, Welles, Rossellini (quest ultimo mi sembra inarrivabile, sempre...) sono abbastanza ricordati), ma di proporre straordinari artigiani del ritmo e delle immagini - Leisen, Becker, Joseph H. Lewis non sono certo tra i primi nomi dei giovani d'oggi ! Ps chissà che non ci si è incontrati nel salotto napoletano.... A presto!
"Un buon film è come un buon romanzo: chi legge L’idiota di Dostoevskij non guarda l’anno in cui è stato scritto: si immerge nella lettura e gode." Questa frase, caro Diego_F sembra sia sfuggita a molti 'commentatori', sommersa da una marea di parole su una presunta superiorità del 'vecchio cinema' [Dostoevskij] rispetto al nuovo [Don De Lillo]. Chi ama il cinema vede i film, a qualsiasi epoca appartengano, che siano in bianco e nero o a colori, che si avvalgano di tecnologie 'primitive' o moderne. Esiste una Storia del cinema così come esiste una Storia della letteratura, il cinema è lettura/letteratura per immagini. Dice bene Maurri: molti vecchi film sembrano oggi irrimediabilmente invecchiati, ma ci sono film che sono invecchiati bene, ci sono vecchi film che contengono messaggi che oggi non hanno alcun valore, film di propaganda legati a determinate temperie della storia, ci sono film di pochi anni fa nati vecchi. Maurri, inoltre, chiede lo sdoganamento di "straordinari artigiani del ritmo e delle immagini", e cita tra gli altri Joseph H. Lewis, autore della "Sanguinaria" che a suo dire, nel suo primo commento è "(per alcuni critici un cult!), ma rivedendola devo dire che è lento, statico, con un messaggio qualunquista non opportuno per questi tempi": che cosa pensare?, che non si capisce se Joseph H. Lewis abbia "un ritmo" questo "ritmo" latiti proprio nella "Sanguinaria". Giustamente Yume parla di 'visione propettica' viziata dal vissuto personale di ciascun utente, ma guai a pensare che il cinema, la musica, le arti del 'mio tempo' siano migliori di quelle dei tempi attuali, perché abbandonarsi acriticamente al passato è il modo peggiore di invecchiare dentro. Mizoguchi, Shion Sono, Kurosawa, Kar-wai, Welles, Nolan, Fellini, Crialese... tout se tiens e l'elenco è infinito. Purché non si trascuri l'alfabeto, non esiste 'linguaggio' che separi nettamente 'vecchio' e 'nuovo'. Si va al cinema nella periferia dell'Impero senza che [come in un film di Woody Allen*] un uomo possa chiedere a una donna: "Andiamo a vedere 'Inception' o preferisci 'Jules et Jim'?", "Stasera mi va di vedere 'Jules et Jim'", risponde lei.
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