Mulholland Drive
- Noir
- USA
- durata 145'
Titolo originale Mulholland Drive
Regia di David Lynch
Con Naomi Watts, Justin Theroux, Ann Miller, Melissa George, Laura Harring, Dan Hedaya
Alcune settimane fa, nel reparto Libri di in un ipermercato, ho trovato una serie di classici della fantascienza.
Non ho mai approfondito particolarmente la Science Fiction, pur apprezzandola; ricordo di aver letto, in passato, libri di Dick, Asimov, Bradbury, Douglas Adams, oltre a Vonnegut e Ballard che però sono forse solo parzialmente ascrivibili al genere. Anche per quanto riguarda il cinema, se escludiamo i fondamentali 2001 Odissea nello Spazio, Blade Runner, Alien (e pochi altri) e titoli più recenti come Gattaca, I figli degli uomini, Star Trek di J.J. Abrams, non ho visto molto.
Recentemente ho seguito, però, con molto piacere la serie tv Battlestar Galactica (remake di una serie degli anni '70) e forse è stato per questo che i classici di cui accennavo hanno acceso la mia curiosità.
Quello che segue è un piccolo resoconto di queste ultime letture (con l'aggiunta di alcuni riferimenti cinematografici -non necessariamente fantascientifici-).
Assurdo Universo (1949), di Fredric Brown.
Keith Winton, direttore di una rivista di fantascienza, dopo un'incidente causato da un razzo destinato a raggiungere la Luna si trova in un mondo parallelo quasi del tutto identico al suo. Farà di tutto per tornare alla realtà (sempre che la realtà non sia già quella o... anche quella).
Nell'introduzione, di Giuseppe Genna, Brown è definito “una mente visionaria, irresistibilmente umoristica” che rende “l'invenzione reale”. Descrizione calzante. Il romanzo non mi è mai sembrato datato proprio per questi motivi.
Se togliessimo l'umorismo, e parlassimo di cinema, la definizione sarebbe perfetta a mio avviso per David Lynch. Penso nello specifico a Mulholland Drive. Nonostante il regista, ai tempi, abbia definito la pellicola “una storia d'amore” (che burlone!), io l'ho sempre interpretato come un film sulla finzione della realtà e la realtà della finzione.
I Mercanti dello Spazio (1953) di Pohl & Kornbluth.
Mitchell Courtenay, dipendente della Fowler Schocken Associates, la più importante agenzia pubblicitaria di New York, viene nominato presidente della Sezione Venere. Un incarico di enorme prestigio, in un mondo dove chi gestisce la pubblicità governa il mondo, ma un incarico anche molto pericoloso, se in quello stesso mondo l'omicidio commerciale è legalmente consentito.
Fruttero & Lucentini, già nella loro introduzione dell'edizione del 1962 parlavano di “classico della previsione sociologica”. Figuriamoci oggi! Nella società descritta dal romanzo non si parla di persona, uomo o cittadino, ma di consumatore. Chi cerca di sottrarsi a questa realtà viene giudicato quasi con compassione dal protagonista, che vede nell'altro il potenziale consumatore che sarebbe ma non è.
Solo pochi anni dopo la pubblicazione del libro, precisamente del 1957, Erich Fromm dirà: “La felicità moderna consiste nel guardare le vetrine e comprare tutto quello che ci si può permettere, in contanti o a rate”.
Riferimento cinematografico obbligatorio, quindi, I love shopping di P.J. Hogan, che non ho visto ma a quanto leggo dalla recensione di FilmTV risulta essere una “...pellicola furba quanto rassicurante, solo apparentemente innocua. Un tentativo di autoassoluzione (in fondo vivere sopra le proprie possibilità è solo un peccato veniale!) che riecheggia però come il canto del cigno”.
Interessante il concetto di autoassoluzione: nel recente libro di Beppe Severgnini “La pancia degli italiani” l'autoassoluzione è uno dei motivi per cui gli italiani accettano-votano-amano Silvio Berlusconi (assolvendo lui si assolve se stessi). Parlando di pubblicitari al potere, il riferimento a SB ci sta!
Mai toccato da mani umane (1954) di Robert Sheckley.
Questo libro è una raccolta di racconti. Il grande pregio della scrittura di Sheckley non sta tanto nella forma, a dir poco essenziale, quanto nella sostanza: ognuna di queste short stories ha idee brillanti ed, in alcuni casi, incisive ancora oggi.
Penso di non sbagliare dicendo che Robert Sheckley ha influenzato un gran numero di autori (ho trovato qualcosa di suo, ad esempio, in Douglas Adams, Philip J. Farmer e Terry Pratchett).
Le storie di Sheckley giocano col paradosso, sono ironiche, spesso satiriche ma mai superficiali; le situazioni e gli universi creati dall'autore sono deformazioni della realtà dove hanno avuto la meglio gli istinti più bassi dell'uomo, ma non c'è caos, si sono semplicemente abbandonati i valori a favore della regolamentazione.
Da uno dei racconti, La settima vittima, è stato liberamente tratto il film La decima vittima (1965) di Elio Petri. Non ho visto la pellicola, ma da quanto ho avuto modo di leggere sembra che i punti di contatto siano piuttosto pochi, se si esclude l'idea di partenza ovvero un mondo dove la pace è mantenuta grazie alla possibilità, per chi ne fa domanda ufficiale, di diventare cacciatore di persone. Non aggiungo altro per non rovinare un'eventuale lettura o visione.
Come riferimento cinematografico per questo libro, però, non ho pensato al film di Petri, bensì a Il dormiglione di Woody Allen.
Nella bella postfazione del libro Giuseppe Lippi paragona lo Sheckley della SF al Woody Allen del cinema comico. Niente da aggiungere.
Venere sulla conchiglia (1974) di Philip J. Farmer.
Il romanzo fu pubblicato originariamente con lo pseudonimo Kilgore Trout, scrittore di fantascienza immaginario creato da Kurt Vonnegut al quale Farmer chiese -ed ottenne- il permesso di utilizzare il nome; successivamente Vonnegut cambiò idea e le edizioni dal 1988 in poi portano il nome reale dell'autore.
All'inizio della carriera Farmer non era molto considerato nell'ambiente della SF, si era creata attorno a lui la fama di autore dedito al “sensazionalismo a tutti i costi” (Riccardo Valla). Fu tra i primi, o forse addirittura il primo, a scrivere apertamente di sesso in ambito fantascientifico. Anche la sua ironia nei confronti della religione contribuì a renderlo impopolare (più agli altri autori, che ai lettori).
Farmer verrà successivamente rivalutato. Il movimento Cyberpunk negli anni '80 lo considererà fra gli ispiratori (con Dick, Ballard, H.G. Wells e molti altri).
Sesso e religione sono anche gli argomenti principali di questo romanzo, la leggenda dell'Astronauta Errante Simon Wagstaff (un cognome che è tutto un programma!), viaggio infinito alla ricerca di risposte alle tante domande del protagonista, la più importante delle quali è “perché soffriamo?”.
Il libro abbonda di trovate divertenti e assurde, anche in questo caso il Douglas Adams di Guida Galattica per Autostoppisti credo sia fortemente in debito.
Per quanto riguarda il riferimento cinematografico mi piacerebbe dire Balle Spaziali di Mel Brooks (film che ricordo con particolare simpatia, l'immagine di John “Rutto” Candy mi è testimone), ma sarebbe un accostamento non del tutto calzante. Meglio il seguente:
“Farmer riprende lo stile paradossale e ironico (…) di Robert Sheckley e della fantascienza sociologica, senza però avere una sociologia da proporre. (…) Il paragone che mi viene in mente, da un punto di vista cinematografico, è quello con Quentin Tarantino (…) Venere sulla conchiglia è la Pulp Fiction della fantascienza”. (Valerio Evangelisti).
Titolo originale Mulholland Drive
Regia di David Lynch
Con Naomi Watts, Justin Theroux, Ann Miller, Melissa George, Laura Harring, Dan Hedaya
Titolo originale Confessions of a Shopaholic
Regia di P.J. Hogan
Con Isla Fisher, Hugh Dancy, Krysten Ritter, Joan Cusack, John Goodman, Leslie Bibb
Regia di Elio Petri
Con Marcello Mastroianni, Ursula Andress, Elsa Martinelli
Titolo originale Sleeper
Regia di Woody Allen
Con Woody Allen, Diane Keaton, John Beck, Mary Gregory, Don Keefer, John McLiam
Titolo originale Spaceballs
Regia di Mel Brooks
Con Mel Brooks, John Candy, Rick Moranis, Bill Pullman, Daphne Zuniga, Dick Van Patten
Titolo originale Pulp Fiction
Regia di Quentin Tarantino
Con John Travolta, Samuel L. Jackson, Uma Thurman, Tim Roth, Harvey Keitel
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