Fedor Dostoevskij è considerato uno dei più grandi scrittori della letteratura russa, autore di numerosi capolavori fra cui I fratelli Karamazov, L'idiota e Delitto e castigo. Il cinema si è spesso ispirato alle sue opere con numerosi adattamenti: non tutti sono grandi film, ma alcuni registi sono riusciti a trasporre con grande talento il tormento e la ricerca della verità dei personaggi partoriti dalla fantasia del grande romanziere.
Forse il migliore fra i tanti adattamenti da Dostoevskij: Kurosawa riesce nel miracolo di restare fedele alla pagina dello scrittore russo pur spostando l'azione dalla San Pietroburgo dell'800 al Giappone post-bellico. Impressionante l'interpretazione di Masayuki Mori nel ruolo del "folle" Kameda/Mysckin, ma notevoli anche Toshiro Mifune come Akama/Rogozin e la "dark lady" Taeko Nasu, modellata sulla principessa Nastasja e interpretata dalla grande Setsuko Hara. Sconvolgente la sequenza della veglia sul cadavere di Taeko, geniali invenzioni di regia come la mancata esecuzione rievocata da Kameda e percepita dallo spettatore grazie all'uso del sonoro. La critica si divide sul suo valore, ma per me resta un grande film.
Con Marcello Mastroianni, Maria Schell, Jean Marais, Clara Calamai
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La purezza dell'amore romantico. Visconti rende un ottimo servizio al testo dostoevskyano creando un'atmosfera magica e sognante in cui inserire la vicenda di Natalya che aspetta il ritorno del suo innamorato a cui si era promessa un anno prima, e nel frattempo alimenta le speranze di un giovane incontrato casualmente, che si innamora di lei. Scenografia completamente ricostruita in studio che simula il labirinto di viuzze di una città innominata che dovrebbe essere Livorno; eccellenti interpretazioni di Mastroianni e Maria Schell. Dallo stesso racconto fu tratto anche Quattro notti di un sognatore di Bresson, altrettanto riuscito anche se più raffreddato nei contenuti.
Con Dominique Sanda, Guy Frangin, Jane Lobre, Dorothée Blank
Dal racconto "La mite", la storia di un inferno coniugale in cui il rapporto fra marito e moglie è costruito secondo una logica di possesso e sfruttamento (il marito gestisce un banco dei pegni e riversa la sua avidità anche nel rapporto con la moglie, nevrotizzandola e portandola lentamente al suicidio). Questa "femme douce" è una donna che vive secondo un proprio codice morale e decide di andare nella direzione opposta a quella della società materialista che la circonda, a costo di un terribile isolamento interiore; tuttavia, nella sua scelta di morire non c'è una sconfitta, ma una dichiarazione di estraneità alle regole del mondo circostante che la rende una tipica eroina bressoniana. Narrato con il consueto stile scarno ed essenziale del regista, è un film di grande intensità in cui brilla la bellezza e il talento di una Dominique Sanda al suo esordio.
Sembra che il miglior adattamento "fedele" del capolavoro letterario sia il film del 1935 di Pierre Chenal, definito da Morandini "un film che ancora oggi conta per il duello attoriale Blanchar-Baur di cui il regista sfrutta magnificamente l'istrionismo, e per l'atmosfera febbrile di morbosa tensione per questa storia di una caduta e di una redenzione". Fra gli adattamenti "infedeli", il migliore è Pickpocket di Bresson, che spesso si ispirò allo scrittore russo.
Con Yul Brynner, Maria Schell, Claire Bloom, Lee J. Cobb, Richard Basehart, William Shatner
Il film di Richard Brooks è il più famoso adattamento del grande romanzo I fratelli Karamazov, ma non viene ritenuto dai critici all'altezza della fonte letteraria (Morandini ne parla come di un "digest" in cui sembra di assistere alla lettura dell'indice del romanzo). Anche le altre riduzioni, in genere, sono ritenute poco riuscite.
Forse il miglior adattamento cinematografico de Il giocatore dello scrittore russo: per Morandini "un film - scritto benissimo da James Toback - di dolorosa intensità: è uno spaccato memorabile di America amara con un'interpretazione notevole di J. Caan e un epilogo straziante".
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