panflo

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Ormai sono come lo struzzo, tengo la testa sotto terra.

Quel pomeriggio della strage di Piazza Fontana ero al mio posto di lavoro , a circa un chilometro di distanza. L'esplosione mi rintronò nelle orecchie e nel cervello e la macchina da scrivere che stavo usando si spostò di mezzo metro; ci dicemmo che era scoppiata una caldaia. Dopo due ore , sul tram per tornare a casa, restammo imbottigliati in Via Larga e potemmo assistere al via vai frenetico delle ambulanze e della polizia. Una visione apocalittica che ti rimane impressa per la vita. Mesi dopo, sempre tornando dal lavoro, in Piazza Fratelli Bandiera giaceva il corpo senza vita di un poliziotto su cui invano si agitavano i medici, mentre tutto intorno erano evidenti i segni della battaglia appena conclusa e le schiere degli agenti con gli scudi assistevano sbigottiti alla scena. Se solo solo fossi uscito dall'ufficio un ora prima mi ci trovavo in mezzo in pieno. Di tutte le tristi vicende degli anni successivi ho avuto notizia solamente tramite i telegiornali, ma con il passare del tempo non riesco più ad assistere dalla mia poltrona a queste scene raccapriccianti e che tanta tristezza provocano al cuore. Quando leggo la notizia , come l'11 settembre o quella norvegese, il TG non lo guardo; io non posso certo fare nulla per quelle povere vittime e non mi arricchisce certo il vedere i dettagli della loro morte. Sarà vigliaccheria ? Menefreghismo no di certo . Forse è solo una infinita stanchezza nel vedere per decenni quanto è cattivo il nostro mondo.