“Condannati” a rientrare nella “caverna” dopo aver visto la luce. Le immagini proiettate sulle pareti non sono Esseri reali e non lo saranno mai. Non Tutto è stabilito, un margine di iniziativa incombe e getta fasci di luce accecante su zone d’ombra prima irraggiungibili. Finalmente riuscire a vedere “ciò che realmente è”...
“Sogni”…o forse incubi che si avverano, si ripetono, a volte si dimenticano. “(Con)fusi”, smarriti nella realtà, riemergono da strati di fango…Prima cementificati, ora risplendono. Esistono.
La rabbia si abbandona alla consapevolezza: non c’è consenso né dissenso. Solo tormenti della ragione: passioni che affascinano e si infrangono amaramente contro l’indifferenza sprezzante.
“Tre”: “La somma di due unità più una”…Può esserci la perfezione? Quando irrompono rivalità e percezioni della gelosia, dubbi e ombre confondono e avvelenano l’anima, annientando la Bellezza di legami autentici. Contaminata, sfigurata, essa si dissolve…per ricomporsi ancora nell’ “unità” finale.
“On s’est connus, on s’est reconnus. On s’est perdus de vue, on s’est r’perdus de vue. On s’est retrouvés, on s’est séparés. Dans le tourbillon de la vie”…
Con Jeanne Moreau, Oskar Werner, Henri Serre, Marie Dubois
“M’hai detto: ‘Ti amo’, ti dissi: ‘Aspetta’. Stavo per dirti: ‘Eccomi’, tu m’hai detto: ‘Vattene’”.
Si lacera il velo delle apparenze che compone la vita, per cogliere nel “particolare” ciò che è “universale”. Riuscire improvvisamente ad accettare l’irrazionalità dell’esistenza, il suo “lato terrificante”. Per amare la vita stessa, anche quando Tutto è disumano.
L’illusione dell’amore è mutevole, cangiante come il cielo…mai completamente limpido, mai completamente oscuro. Squarci di luce pura si eclissano in volo, lasciando il posto all’ambizione strisciante. E il buio penetrante della gelosia conduce alle fiamme finali.
Con Daniel Auteuil, Emmanuelle Béart, André Dussollier
La disperazione incandescente di Camille si infrange contro l’animo gelido di Stèphane. Contro il suo sguardo eternamente spento, glaciale. Contro le sue parole taglienti, che come pezzi di vetro lacerano e dissanguano.
Con Alan Bates, Susannah York, John Hurt, Robert Stephens, Tim Curry, Julian Hough
L’ossessione ipnotica di un grido che confonde e paralizza. Stride e attrae. Si rimane immobili, impietriti di fronte al suo mistero evidente. Di fronte all’ammaliante immagine di un urlo straziante che soffoca il dolore.
Gli “amanti” si (ri)troveranno. Si “scopriranno”: stesse sensazioni, stesse esistenze parallele che puntualmente si intersecano. Non stenteranno a riconoscersi, per poi allontanarsi all’infinito. Le “visioni” convergeranno separatamente, ma non potranno mai garantire la “verità”.
Tutto scorre, come in una corsa sfrenata che si placherà. Tra spazi di tempo si esibirà l’essenza di un rapporto “assoluto”, la sua drammatica evoluzione. Non più esasperate speranze metafisiche e deliranti corse verso la vittoria. L’ultimo ostacolo da superare sarà il “traguardo”.
Può qualcosa essere “irreale” e allo stesso tempo corrispondere al “vero”? L’irrealtà è un’apertura verso il possibile, i “doppi legami” vivono una vita propria, le “corrispondenze” si ristabiliscono. Può esserci ordine nel caos: un ultimo abbraccio estremo per comprendere il mistero che seduce e avvince, sospeso nell’ “attimo eterno”…
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