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Ancora su "The searchers"
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Ancora su "The searchers"


Texas 1868...
Ad ogni nuova visione il capolavoro fordiano acquisisce nuovi significati non solo come film nel suo complesso
ma anche pensando a molte delle sue splendide sequenze-quadro.
Meno famosa rispetto all'inizio e al finale e anche rispetto al celebre "Let's go home Debbie" eppure altrettanto
meritevole di essere studiata e ristudiata é, ad esempio, la scena del congedo di John Wayne dal suo amore segreto,
la moglie del fratello, un congedo che alla resa dei fatti risulterá essere poi un addio.
http://www.youtube.com/watch?v=M4P7fhcJIzA 
Il reverendo-cowboy Ward Bond sorride mentre i ragazzi escono fuori di casa e chiude dietro di loro la porta coi piedi.
Ward Bond é ricordato come un soggetto burbero, dai modi spicci e dal carattere poco facile (Pare che al suo funerale John Ford andó da un amico comune
sussurrandogli nell'orecchio "Adesso sei tu il piú grande stronzo che conosca").
Nell'inizio di questa scena si puó vedere allora tutta la mancanza di maniere dell'attore come anche del personaggio che interpreta. Ma Bond, almeno in questo film, é
allo stesso tempo anche un reverendo, un autentico uomo di Dio e dimostra di esserlo nel rispetto e nel pudore con cui vive ció che accade in seguito nella stanza.
La sequenza non fa pensare tanto all'imbarazzo di qualcuno che scopre senza volerlo l'amore fra due persone. E' in realtá, a guardarla bene, la messa in scena
delle nozze piú veloci della storia del cinema. Celebrate fuori da ogni regola (la donna é giá sposata
con un altro uomo) e da ogni ritualitá (il celebrante sta bevendo un caffé e non dice una parola), queste nozze sono peró autenticamente sacre perché sigillano
nel necessario segreto un legame spirituale, dandone contemporaneamente testimonianza al cielo per mezzo di un terzo, in questo caso proprio Ward Bond
nelle doppie vesti di sacerdote e testimone.
In antitesi quindi allo squallore di tanti matrimoni celebrati logorroicamente nel rispetto formale dell'ortodossia (cinematograficamente basti pensare
ai matrimoni-farsa di Verdone, specchio fedele delle ignobili nozze-show alla Totti), il ribelle John Ford, con questi 50 secondi di assoluta poesia senza parole,
ci invita ancor oggi a riflettere sul mistero delle unioni nuziali e su come il sacro, fuggendo da una ritualitá che lo ha tradito, spesso finisce per rifugiarsi
nell'irritualitá dei nostri gesti piú quotidiani.

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Ultimi commenti

  1. kirkdetective
    di kirkdetective

    Un'analisi davvero bella e interessante. E' proprio vero, e anche il modo in cui il reverendo esce dalla casa risulta rispettosamente partecipe di quanto accaduto. Grazie Argot

  2. jonas
    di jonas

    Leggendo la tua descrizione mi è venuta in mente un'altra scena simile in Com'era verde la mia valle: Walter Pidgeon, in campo lungo, guarda andare via Maureen O'Hara che si è appena sposata.

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