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L’ Odissea senza Itaca del navigatore solitario
di yume ultimo aggiornamento
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yume

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L’ Odissea senza Itaca del navigatore solitario

o De republica  constituenda
 
o Niente di nuovo sul fronte occidentale (nè su quello orientale)
 
(la cripticità di titolo e sottotitoli sarà disvelata nel finale, abbiate fede)
 
(altra chiosa necessaria: no comment please, per reclami rivolgersi all’editore)
__________________________________________________________
 
Dunque partiamo.
 
Il vicino di casa, figura ormai topica  in ogni contesto narrativo che si rispetti (mmm… chissà se questo è un contesto, un testo o un detesto? chissà che si rispetti? vabbè, fa lo stesso) è fonte insostituibile di notizie, aggiornamenti, chicche varie che mi riporta dai suoi particolarissimi viaggi.
 
Lo aspetto ogni mattina, spio dall’occhiolino magico della porta quando sta per uscire e mi fiondo sul pianerottolo, già pronta come per far spese, o ufficio, o jogging (ah, sì, quello sempre, mi hanno detto che fa tanto bene, spinge la circolazione al cervello e io mi fido, eh sì! mica voglio diventar scema!).
Bene, questo dottor Filini Ulisse è un gran viaggiatore da web, quello che si dice uno smanettone, lo guardo con grande ammirazione, quante volte mi ha salvato da sicuro soffocamento per groviglio informatico, io e il mio allora pc (puah!) che girava per la città come la madonna pellegrina in cerca di soccorso.
Ora c’è il mac, da lui fortemente promosso, e per questo gli voglio un bene da matti e gli dò ogni giorno l’ovetto fresco della gallina che allevo in terrazzo.
Bene, bando alle ciance, stamattina il dottor Filini era distrutto.
No, non è possibile!
Lo vedo uscire e chiudere dietro di sé la porta con gesto sconsolato, come di chi non riesce più a credere alla vita.
Gli corro incontro, mi si rompe l’uovo in mano nella fretta, non importa, lo abbraccio (prima cerco frettolosamente di pulire la tracce dell’uovo, s’intende) cerco di consolarlo, gli dico belle parole di conforto.
Niente, ha una faccia triangolare che sta diventando filiforme, come il suo cognome, è tutto rivolto all’ingiù, angoli della bocca, occhi, orecchie… e basta così…
 
“Ma cavolo, che succede? la prego dottor Filini, non mi faccia del male, mi dica!”
 
Singhiozza: “ Sa…signorina yume (mi dice sempre signorina, lo lascio, povero! gli voglio bene) stanotte… “- e qui di nuovo attacca a singhiozzare
 
(uffa, però, si sbrigasse, che c’ho lo jogging sennò divento scema)
 
“Ecco, sa, si ricorda? ieri era venuta apposta da me…”
 
(oddio, cosa ho combinato?)
 
“ Aveva suonato tanto…io non sentivo perché dormivo, avevo passato la notte insonne…”
 
(ecco, arriva la botta, mannaggia a me e quando mi metto a fare volantinaggio!)
 
“ mi scusi, mi scusi tanto dottor Filini, oddio,l’ho svegliata, mi perdoni!”
 
“No, no, signorina yume, no, la prego, è sempre un piacere vederla, no, ma ricorda perché era venuta a cercarmi?”
 
“Eh, perbacco, e come no? venivo a fare pubblicità per il mio sito di cinema, si ricorda? “due letterine e clic, il cine è tutto quic!
 
“Ecco, ecco, si…sì … bello, aveva proprio un bello slogan… ma…”
 
E qui è come se il suo corpo si raggrinzisse, le spalle, già cadenti per conto loro, ora sono come avvolte su sè stesse, lo guardo, mi ricorda tutte le volte che leggevo e rileggevo le novelle di Pirandello (da signorina) e c’erano quegli ometti come lui, li adoravo.
 
“E allora, dottor Filini – sorriso alla Julia Roberts – cosa le è successo? Scommetto che non ha dormito, tanto è bello, e ha navigato tutta la notte, eh? confessi! “
 
Mi guarda, nei suoi occhi leggo uno smarrimento doloroso, il vuoto penoso dell’eroe deluso, Ulisse che torna a casa e trova Penelope che se la spassa con i Proci, la delusione di Platone che vede i filosofi darsi a gran bevute di saké invece di fondare la sua repubblica ideale, la sentinella di guardia sul bastione di Orione che non riesce a vedere niente all’orizzonte e neanche a due metri.
 
Terribile.
 
“Signorina yume, la prego, mi perdoni…la prego…ho navigato tanto, le giuro…”
 
(oddio, forse ho capito…)
 
NON L’HO TROVATO
 
e qui si accascia a terra con un rantolo disperato.
 
FINE

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