Alcuni anni fa attraversai un periodo della mia vita un pò particolare, uno di quei periodi che ti senti fuori dai binari (spero di aver reso l'idea) e non sai bene né come rientrarci e neppure se ne hai voglia. Una sera ascoltai una canzone, non conoscevo chi la cantava, ma quel tizio sembrava proprio che parlasse di me. Fu così che scoprii gli Afterhours, seppi che quel tipo si chiamava Manuel Agnelli ed era un mio coetaneo e inevitabilmente acquistai il CD che conteneva quella canzone e che la riportava anche come titolo di copertina (Quello che non c'è). Da lì comiciò la mia passione per questa band. In merito alla biografia degli Afterhours non dico nulla, basta cercare su internet per trovare notizie dettagliate sulla loro storia e ottime recensioni sui loro dischi (alcuni dei quali sono considerati dalla critica delle pietre miliari del rock italiano). In questo piccolo spazio voglio solo omaggiare quella che io considero la più grande rock band italiana e lo faccio parlando delle emozioni che mi hanno trasmesso con i loro dischi. Da quel primo acquisto infatti cominciai a conoscere tutto quello che avevano prodotto e ogni CD era una scoperta. Sotto il profilo musicale gli Afterhours sono una band in continua evoluzione, non si sono mai accontentati dei punti fermi raggiunti, nemmeno quando nel lontano 1997 la critica impazzì per Hai Paura del Buio, ma hanno sempre cercato nuove soluzioni. Dal punto di vista dei testi non sono stati da meno, a partire dall'uso della tecnica del cut-up (che il leader mutuò dallo scrittore William Burroughs) per poi evolversi in liriche mai banali, sempre molto evocative. Perché questo sono gli Afterhours, un gruppo che con la sua musica riesce a scavare nelle emozioni dell'ascoltatore più attento, il quale accoglie le parole delle canzoni facendole proprie e reinterpretandole con il proprio vissuto. La cosa più bella che mi sento di dire di Manuel Agnelli, Giorgio Prette e soci è che non assomigliano a nessuno. Come tutti hanno le loro radici, certamente, ma la musica degli Afterhours assomiglia solo a quella degli Afterhours. Ascoltare per credere. Di seguito racconto del rapporto tra la band ed il cinema, e mi permetto di fare anche, visto che lo spazio lo consente, qualche accostamento molto personale, magari un pò ardito. Spero di riuscire a trasmettere a chi vorrà leggere questo mio omaggio una descrizioni delle emozioni della loro musica attraverso alcune immagini di film.
Gli Afterhours al cinema, ma non nei loro panni. Impersonano gli Area nella ricostruzione di un concerto a Bologna nel 1976, l'epoca di Radio Alice e delle contestazioni. Manuel rende una grande interpretazione di Gioia e Rivoluzione. La più grande band del rock italiano dei nostri giorni dà suoni e immagini a quella che è stata forse la più grande band italiana degli anni '70.
Con Alexandra Pirici, Erica Fontana, Marcello Mazzarella, Gianluca Di Gennaro
Il titolo è un chiaro omaggio a quello che la critica considera il capolavoro degli Afterhours e uno dei cardini del rock italiano. Il film non l'ho visto, ma so che il regista ha inserito musiche dei Joy Division, uno dei punti di riferimento musicali per la band agli inizi (che fecero una versione molto bella di Shadowplay)
Nel 2001 gli Afterhours pubblicano un doppio CD live in cui inseriscono un reading di Emidio Clementi (membro dei Massimo Volume e grande amico di Agnelli). Sulle note di SimbiosiClementi "racconta" la scena finale del Mucchio Selvaggio.
Cito questo film per ricordare William Burroughs, ideatore della tecnica del cut-up che ispirò Manuel Agnelli nel comporre le sue prime liriche italiane (fino a quel momento, siamo pressapoco intorno al 1994, aveva scritto solo testi in inglese). Con questa tecnica Manuel ci ha regalato un piccolo capolavoro, Strategie
Con Judy Davis, Peggy Ashcroft, James Fox, Alec Guinness, Victor Banerjee, Nigel Havers
Steso su un balcone guardo il porto Sembra un cuore nero e morto Che mi sputa una poesia Nella quale il giorno in cui mi lancerò E non mi prenderanno Neanche tu mi prenderai Io non tremo E' solo un pò di me che se ne va...... Bye Bye Bombay, una delle loro canzoni più belle, suggestioni di un viaggio in India che Manuel Agnelli fece con Emidio Clementi
Con Gérard Philipe, Micheline Presle, Jean Debucourt, Jacques Tati
Spesso gli Afterhours ci hanno regalato storie di amori malati e ossessionanti, da Pelle a Dentro Marylin, da Ci sono molti modi fino a LaVedova Bianca....... C'è qualcosa dentro di me Che è sbagliato E non ha limiti E c'è qualcosa dentro di te Che è sbagliato E ci rende simili E un bacio sporco sa Spogliarmi il cuore dagli incubi ........
L'Italia, paese che sta andando a rotoli dove regna sovrano il menefreghismo...... Adesso fa qualcosa che serva Che è anche per te se il tuo paese è una merda...... Raccontato benissimo in Il Paese è reale, canzone portata a Sanremo due anni fa con grande coraggio. Niente snaturamenti né ammiccamenti ma uno splendido, impietoso ritratto del nostro paese. Da questa canzone ho tratto la frase che dà il titolo alla playlist.
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