L’esausto è molto più dello stanco. […] Lo stanco non dispone più di nessuna possibilità (soggettiva): e non può quindi mettere in atto la minima possibilità (oggettiva). Ma questa possibilità permane, perché non si attua mai tutto il possibile, anzi lo produce man mano che si va attuando. Lo stanco ha esaurito solo la messa in atto, mentre l’esausto esaurisce tutto il possibile. Lo stanco non può più realizzare, ma l’esausto non può più possibilizzare. [Gilles Deleuze]
Gli esausti letterari: Bartleby (Melville), Murphy (Beckett), K (Kafka), Il principe Myškin (Dostoevskij), Mersault (Albert Camus), Jakob von Gunten (Robert Walser), Bruno Schulz, Konrad (Thomas Bernhard)…
Titolo originale Institute Benjamenta, or This Dream People Call Human Life
Regia di Stephen Quay, Timothy Quay
Con Mark Rylance, Alice Krige, Gottfried John, Daniel Smith, Joseph Alessi, Jonathan Stone
[…] scoprire l’Istituto Benjamenta: si passa dal sospetto della mistificazione alla certezza del mistero e infine alla scoperta che il centro di quel mistero è la sua quasi identità con la mistificazione […] dietro la facciata dell’istituto non c’è un pensiero – “Forse che qui c’è un qualche piano generale, un pensiero? No, niente” -, ma è proprio la fuga dal pensiero il segreto dei Benjamenta. (Roberto Calasso)
I dannati di Beckett sono la più stupefacente galleria di posture, andature e posizioni… la posizione più orribile per aspettare la morte, seduti senza potersi alzare né distendere, a spiare il colpo che ci raddrizzerà per l’ultima volta e ci stenderà per sempre. (G.D.)
Con Hitoshi Matsumoto, David Quintero, Luis Accinelli, Lilian Tapia, Adriana Fricke
In streaming su Spamflix
Quad [spazio quadrato. È un ritornello essenzialmente motorio… molto vicino al balletto… la narrazione è sostituita da un “gestus” come logica delle posture. [leggi opinione di Pazuzu]
Figura dell’esausto, di colui che esaurisce ogni possibilità creando: figura in cui l’estremo nulla si rovescia in un processo creativo. (Ginevra Bompiani)
L’esaurimento è dunque un processo creativo, teso verso il nulla, il silenzio, la fine. Non si tratta di esaurire un qualche compimento, di arrivare al termine di una qualche realizzazione… si tratta di esaurire la possibilità stessa. (G.D.)
Con Jan Nowicki, Tadeusz Kondrat, Irena Orska, Halina Kowalska
Oh, tristezza immensa della solitudine, oh, smisurata orfanezza degli spazi notturni, oh, bagliori di stelle lontane! In questa storia il tempo non cambia ormai niente. In ogni momento essa passa proprio attraverso gli orizzonti stellari, ci sta giusto superando a gran passi, e così ormai sarà sempre, continuamente di nuovo, poiché una volta sviata dai binari del tempo è diventata ormai insondabile, illimitata, non esaurita da alcuna ripetizione. (Bruno Schulz)
Con Maurice Ronet, Jeanne Moreau, Lena Skerla, Yvonne Clech
Svegliarsi. Il piombo che, alle tre del mattino, ha sigillato le sue palpebre e le sue membra, si dissolve in veli pesanti. Ma all’improvviso un’idea di liberazione si fa avanti e agisce nel suo corpo: sono entrato decisamente nella regione della morte… sdraiato comodamente, la testa poggiata contro la testata di fondo del letto, ben puntellato. Petto in fuori, nudo, ben esposto. Si sa dov’è il cuore. Una pistola, è solida, è d’acciaio. È un oggetto. Urtarsi finalmente all’oggetto. (Pierre Drieu La Rochelle)
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