Di e con (pure? Una pausa caffè no?) Giorgio Panariello. Voto: 1/10
Questa entità potrebbe essere l’intruso di una qualsiasi playlist e di questo sito in generale, visto che è già arduo definire “Bagnomaria” un film: nella migliore delle ipotesi una accozzaglia di pseudo-sketch, nella peggiore uno spot per la Versilia (e in tal caso il “regista” avrebbe dovuto risarcire i danni provocati dall’uscita dell’opera a tutti i comuni della regione). Il problema principale è che trattasi di film comico che non fa ridere per niente: Panariello si crede un barista (alle prime armi) e shakera ingredienti arcinoti (ambientazione vacanziera, personaggi macchietta, tormentoni già oltre la data di scadenza…), mettendo in bella mostra un’ancora poco conosciuta (e futura carabiniera) Manuela Arcuri in due pezzi. Più che in due pezzi, il pubblico esce dalla proiezione… in mutande. In un passaggio molto avvincente mi addormentai.
Di (?) Adolfo Lippi, con (?) Laura Chiatti, Pamela Camassa, Ilaria Spada. Voto: 1/10
Altro “film” (non mi è ancora chiaro se è un film “pensato” per il grande o il piccolo schermo, il quale ha comunque impiegato 10 anni per trasmetterlo in 1° visione a notte fonda), altro giro di banalità e luoghi comuni da brivido: torna il dialetto romano (in tal caso particolarmente svilito) per mettere in scena la quotidianità di una parte (spero molto ristretta) di ragazzi e ragazze annoiati, sboccati e senza un minimo di cervello. Tutto è inesistente: sceneggiatura, regia, recitazione. La noia e (soprattutto) l’irritazione dilagano.
Con Roberto Benigni, Nicoletta Braschi, Carlo Giuffrè, Kim Rossi Stuart, Corrado Pani
Di e con (troppo, cfr. "Bagnomaria") Roberto Benigni. Voto: 1/10
So che questa pellicola ha diversi fans, avrà anche vinto dei David di Donatello (ma se per questo pure il cinepanettone…) ma se dicessi che m’è piaciuta mi si allungherebbe il naso a dismisura. Secondo caso (su due) in cui mi sono appisolato nelle comodissime poltrone del cinema (quindi qualcosa da salvare c’era…), ricordo d’esser entrato in sala con le migliori intenzioni, dopo il coinvolgente “La vita è bella”. Eppure, se per qualcuno può essere un pregio, vedere un Pinocchio adulto, anzi, benignesco, è stato davvero castrante e la presenza dell’attore toscano risultava debordante, sia per la fisicità che la recitazione: insomma, ha offuscato uno dei miei miti d’infanzia. Il tutto condito da un cast artistico (Rossi Stuart/Lucignolo a parte) assurdo come pochi, tra cui i Fichi d’India e l’onnipresente N. Braschi. Per non annoiarmi bastava ridurlo ad un cortometraggio… cosa che fra l’altro avrebbe permesso di contenere il budget-monstre (40 mln di €) che gli incassi mondiali non sono riusciti lontanamente a pareggiare.
Con Mathieu Amalric, Karin Viard, Catherine Frot, Sergi López, Clotilde Hesme, Omahyra
Di Arnauld e Jean-Marie Larrieu, con Catherine Frot e Mathieu Amalric. Voto: 2/10
Visto a Locarno, il difetto principale non è (come dicono certi critici) d’essere il tipico film d’autore festivaliero: annunciato come un mix di generi (catastrofico, commedia, grottesco, on the road…), lo definirei assolutamente "incomprensibile" e piatto. Non metto in dubbio che sia per qualche verso originale, soprattutto non essendo made in USA (non si può non pensare però a “E venne il giorno”), ma francamente non mi è arrivato nulla, l’eventuale messaggio che volevano dare i registi è rimasto nella penna, pardon, nella mdp. Peccato per due bravi attori come C. Frot e M. Amalric, che sembrano vagare nel film in cerca della ragione per cui hanno accettato di prendervi parte (ma nessun comprimario che incontrano ne è a conoscenza): ed essendo la catastrofe invisibile questa spiegazione non è poi così assurda... Non so che quelli del 2012 saranno i giorni del titolo, di certo per i due fratelli Larrieu rischiano di essere “Les derniers jours dans le monde du cinéma”…
Con Paul Rudd, Adam Brody, Winona Ryder, Ken Marino, Jessica Alba, Ron Silver, Gretchen Mol
Di David Wain. Voto: 2/10
A leggere diversi giornali o siti internet sembrava dovesse essere il film comico dell’anno (2007), poi una lunga post produzione ed una conseguente non uscita (inedito da noi, meno di 1 milione di $ incassati nel mondo, a fronte di una spesa di oltre 5) sono risultate rivelatrici, così come il sottotitolo italiano: non li avete mai visti e non dovreste vederli proprio! Una decina di episodi indipendenti (ispirati ai 10 comandamenti), non intrecciati fra loro, a base di pseudo-trasgressione politically uncorrect e passerella di star (W. Ryder, L. Schreiber, O. Platt, A. Brody, G. Mol…), e collegati dai siparietti con Jessica Alba (e Paul Rudd): che è sempre una bella pillola, ma per deglutire un film comico dalla simpatia dell’olio di ricino (tanto caro a Don Camillo) ci vuole ben altro.
Di Neri Parenti, con Christian De Sica, Massimo Boldi. Voto: 1/10
Ahimè, in questo caso sarò banale ma essendo i cinepanettoni nel DNA degli italiani ( L…) sono costretto ad inserire l’unico film natalizio che ho visto al cinema: a mia discolpa (ma sono cosciente che l’assoluzione è impensabile, anche se con la prescrizione breve…) posso dire che fu un ripiego, visto che quella sera la scelta era caduta su un altro film, che era in cartellone solo per il quotidiano locale… Di “originale” c’è esclusivamente il titolo, che però poteva benissimo essere “Natale ad Amsterdam”: per il resto sceneggiatori, regista e cast televisivo (F. d’India, B. Izzo, E. Salvi, E. Folliero) garantiscono la solita routine. Trama rimossa (in realtà non da oggi), risate zero.
Titolo originale Borat: Cultural Learnings of America for Make Benefit Glorious Nation of Kazakhs
Regia di Larry Charles
Con Sacha Baron Cohen, Ken Davitian, Luenell, Pamela Anderson, David Hasselhoff
Di Larry Charles, con Sacha Baron Cohen. Voto: 2/10
Concludo con una pellicola che sulla carta era accattivante, ma l’inchiostro si è presto rivelato come quello usato da Fantomas per firmare gli assegni. Parte bene, i primi minuti sono promettenti, ma poi tutto comincia a girare su se stesso, l’andamento delle risate assume la forma di un encefalogramma sempre più piatto e il film diventa ciò che voleva denunciare: non sono certo uscito dalla sala più “acculturato” su sogno americano, perbenismo, religioni, pregiudizi, razzismo o non so che altro. Ma solo molto inalberato per il tempo perso (almeno non per i quattrini, anche se pure chi sborsò era deluso quanto me).
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