Nei film di Claude Chabrol le allusioni sotterranee contano più dei fatti che si mostrano in superficie, è un cinema che si nutre di sensazioni perchè si ha sempre l’impressione che le cose importanti siano quelle che accadono sullo sfondo, lontane dalla ribalta, più a livello percettivo che cognitivo. In bell'evidenza rimane la raffinata architettura stilistica che connota il suo cinema e la certosina delineazione psicologica dei personaggi, che ci lasciano intendere anche ciò che non vediamo e che accompagnano gli ingredienti che compongono un fatto all'evidenza sempre più marcata del fatto stesso preparando il finale ad un'esplosione di eventi tanto improvvisa quanto imprevedibile. Claude Chabrol ha un talento eccezionale nel descrivere i caratteri tipici dell'alta borghesia di provincia, ama aprire il sipario sui geni malefici che vi si annidano ambientando le sue storie lontano dai clamori del centro, dove le piccole e grandi ipocrisie, le piccole e grandi menzogne possono meglio celarsi tra l'amenità e la convivialita dei luoghi. Accade spesso che i personaggi dei suoi film vengono caratterizzati in modo da farceli apparire, dapprima come persone integerrime, poi come del tutto somiglianti a normali esseri umani, con le piccole e grandi debolezze di ognuno, e infine come degli esseri che nascondono infamanti segreti. Da qui si ricava uno dei tratti salienti del suo modo di fare cinema, che serve a conferire credibilità al tipo d’autore descritto e a connotarlo come tra i più "cattivi" che si conoscano : l’estrema naturalezza con cui si muovono i suoi personaggi, come se tutto quello che dicono o fanno corrispondesse esattamente a quello che andava detto o fatto, necessariamente ed imprescindibilmente, al di là della loro liceità sociale. Perchè con Chabrol il male entra in scena bussando alla porta, con tutta la calma di cui ha bisogno per accompagnarsi alla sua natura sistemica, non presentato come il frutto un di un disagio sociale, ma concepito come il corollario imprescindibile di un mondo retto sulla menzogna. Questo è sempre stato il modo con cui Chabrol ha inteso esplicitare la sua "militante" accusa alla morale borghese : smascherare il torbido che cova sotto ogni esistenza apparentemente proba. Perchè "c'è sempre un'altra storia, c'è più di quello che si mostra all'occhio", come recitano alcuni versi di W.H.Auden che non a caso accompagnano il finale dell'ultimo film di questo grande maestro di eleganza.
Con Gérard Depardieu, Clovis Cornillac, Vahina Giocante, Marie Bunel, Jacques Gamblin
Non esistono vacanze per il commaissario Bellamy, che si ritrova coinvolto suo malgrado in uno strano caso. Indaga, non tanto con lo scopo di scoprire il responsabile di un delitto, quanto di svelare i meccanismi che stanno dietro alla produzione di una colpa. L'ultima perla del maestro.
Un inconfessabile segreto rende del tutto speculare l'amicizia tra Sophie e Jeanne che, saldandosi attorno al comune disprezzo per la morale borghese, trova la sua apoteosi in una sorta di rito purificatore celebrato in nome e per conto della loro rabbia repressa e il loro disadattamento sociale.
Il demone della gelosia può trasformare l'amore nella sua esatta negazione e mutare in inferno la maliziosità di un dubbio. L'arbitraria cecità di una passione diventa l'esatta riproduzione di fantasie deliranti.
Quando la passione amorosa e gli affari sporchi della politica si intrecciano, è preferibile convivere con la morte nel cuore piuttosto che rischiare con la semplice esplicazione della verità di intaccare quell'onorabilità sociale che tanti vantaggi può offrire. Un finale di "innaturale" bellezza : per come viene calato il sipario su un amore criminale.
Amore e morte convivono con estrema naturalezza presupponendo nella loro intima coesistenza la presenza di un passato duro a cadere nell'oblio e il legame tra i primitivi istinti umani e la voglia di tenerezza. Un rapporto che cede all'odore del sangue. Bellissimo il bacio raggelante del triste epilogo.
Con Caroline Cellier, Michel Duchaussoy, Jean Yanne, Anouk Ferjac
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"Ucciderò un uomo. Non ne conosco il nome, nè l'indirizzo, nè il suo aspetto, ma lo troverò e lo ucciderò" Charles aspetta un segno che lo ripaghi dell'angosciante attesa. Intanto mantiene una calma invidiabile, perchè il suo progetto di morte non è frutto dell'istinto assassino ma figlio del sentimento violato e come tale va preparato con cura e precisione. A mio avviso, Chabrol ci regala uno dei finali più belli della storia del cinema : sulle note sublimi di Johannes Brahms, un campo lungo inquadra una barca in balia dell'infinito.
Marito e moglie non tradiscono le vicendevoli colpe : perchè entrambi sanno che condannare l'altro significa condannare prima se stessi. Così si autoassolvono a vicenda in nome di un saldo spirito di corpo e per perpetuare la farsa della morigerata famiglia borghese all'insegna di una complicità che osa scavalcare le leggi dell'uomo.
Secondo me Chabrol è uno dei pochi cineasti che col tempo è andato sempre più migliorando...Fermo restando ovviamente i magnifici "Il tagliagole" e "Stéphane, una moglie infedele", forse ho apprezzato di più le produzioni da metà anni 80 in poi. Un "marchio di fabbrica" di Chabrol sono sicuramente i finali: apparentemente irrisolti e sospesi. Tutte le volte che visionavo un film di Chabrol ed il timer aveva raggiunto i 90 minuti, appena vedevo partire un piano sequenza, subito pensavo che il film stesse per terminare. Quasi senpre ci azzeccavo. Sfido chiunque a dimostrarmi che il finale di Match Point di W.Allen non si sia ispirato ai film del regista francese. Una delle poche note stonate tra le abbastanza recenti opere di Chabrol è stato il soft-porno-core "Giorni felici a Clichy" non privo però di scene abbastanza "pruriginose"...
E poi diciamolo: solamente il fatto che abbia contribuito al lancio ed alla valorizzazione della divina Isabelle Huppert, fa di Chabrol un regista imprescindibile.
Playlist raffinata come il cinema dell'autore che incensa (a mio avviso con lieve eccesso). L'opera cinematografica di Chabrol ha certamente le notevoli qualità evidenziate dal valentissimo Peppe, eppure non ha mai saputo entusiasmarmi finora (mi mancano alcuni titoli di rilievo degli anni "60). L'analisi da portare a corredo di quest'opinione sarebbe lunga e ancora fatalmente parziale, pertanto, provvisoriamente, sposo la sintetica definizione di jonas per aver ugualmente riscontrato la cronica mancanza di un "guizzo artistico" nella sua poetica capace di fargli assurgere la qualifica di maestro (nonostante la recente onda rivalutativa, rappresenta inoltre un punto di vista ancora radicato in buona parte della critica contemporanea, e credo non del tutto a sproposito). Un caloroso saluto.
Essendo io un ammiratore “senza se e senza ma” di Claude Chabrol, non posso che rallegrarmi di questa bella e tutt’altro che superficiale playlist. Condivido anche la scelta dei 7 film inseriti, ma c’è veramente l’imbarazzo della scelta. Fin dal suo esordio alla regia, Chabrol sforna due chicche molto rappresentative della nascente Nouvelle Vague: “Le Beau Serge” e “Les cousins”, entrambi del 1958. Considero poi imprescindibili dalla sua filmografia lo strano, divertito e sarcastico “Landru” del 1963, “Violette Nozière” (1978) con l’inarrivabile Isabelle Huppert, “Les fantomes du chapelier” (1982), splendida trasposizione del romanzo di Georges Simenon. La mia lista prosegue con i due divertenti gialli in cui Jean Poiret incarna l’ispettore Lavardin (“Poulet au vinaigre” del 1985 e “Inspecteur Lavardin” del 1986). Con “Masques” nel 1987 offre a Philippe Noiret uno dei suoi ruoli più inquietanti. Aggiungo ancora “Une affaire de femmes” del 1989 e “Madame Bovary” dell’anno successivo, in entrambi i quali torna a giganteggiare la “sua” Isabelle Huppert. In “Betty” del 1992 la compianta Marie Trintignant interpreta con rara intensità un personaggio infelice e disperato che ricorda tanto la biografia dell’attrice. Nel 1997, tocca al magnifico Michel Serrault mettersi a disposizione del Maestro, con una prova memorabile al fianco di Isabelle Huppert (ancora lei...) in “Rien ne va plus”. Nella parte finale della sua carriera, Claude Chabrol si esprime a mio parere al suo più alto livello. I suoi ultimi sette film (da “Au coeur du mensonge” del 1999 a “Bellamy” del 2009, che hai giustamente incluso nella tua lista) costituirebbero da soli una solida playlist.
Grazie Rolando per il tuo prezioso intervento. Dell'ultimo Chabrol non posso dare un giudizio complessivo perchè mi mancano alcuni film ("Il fiore del male" e "La commedia del potere"), ma "L'innocenza del peccato" non mi ha convinto molto. Un saluto.
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Consiglio un curioso, poco visto e bellissimo thriller di Chabrol dal titolo DOCTOR M. Ciao a tutti!!!
Secondo me Chabrol è uno dei pochi cineasti che col tempo è andato sempre più migliorando...Fermo restando ovviamente i magnifici "Il tagliagole" e "Stéphane, una moglie infedele", forse ho apprezzato di più le produzioni da metà anni 80 in poi. Un "marchio di fabbrica" di Chabrol sono sicuramente i finali: apparentemente irrisolti e sospesi. Tutte le volte che visionavo un film di Chabrol ed il timer aveva raggiunto i 90 minuti, appena vedevo partire un piano sequenza, subito pensavo che il film stesse per terminare. Quasi senpre ci azzeccavo. Sfido chiunque a dimostrarmi che il finale di Match Point di W.Allen non si sia ispirato ai film del regista francese. Una delle poche note stonate tra le abbastanza recenti opere di Chabrol è stato il soft-porno-core "Giorni felici a Clichy" non privo però di scene abbastanza "pruriginose"...
E poi diciamolo: solamente il fatto che abbia contribuito al lancio ed alla valorizzazione della divina Isabelle Huppert, fa di Chabrol un regista imprescindibile.
Playlist raffinata come il cinema dell'autore che incensa (a mio avviso con lieve eccesso). L'opera cinematografica di Chabrol ha certamente le notevoli qualità evidenziate dal valentissimo Peppe, eppure non ha mai saputo entusiasmarmi finora (mi mancano alcuni titoli di rilievo degli anni "60). L'analisi da portare a corredo di quest'opinione sarebbe lunga e ancora fatalmente parziale, pertanto, provvisoriamente, sposo la sintetica definizione di jonas per aver ugualmente riscontrato la cronica mancanza di un "guizzo artistico" nella sua poetica capace di fargli assurgere la qualifica di maestro (nonostante la recente onda rivalutativa, rappresenta inoltre un punto di vista ancora radicato in buona parte della critica contemporanea, e credo non del tutto a sproposito). Un caloroso saluto.
Essendo io un ammiratore “senza se e senza ma” di Claude Chabrol, non posso che rallegrarmi di questa bella e tutt’altro che superficiale playlist. Condivido anche la scelta dei 7 film inseriti, ma c’è veramente l’imbarazzo della scelta. Fin dal suo esordio alla regia, Chabrol sforna due chicche molto rappresentative della nascente Nouvelle Vague: “Le Beau Serge” e “Les cousins”, entrambi del 1958. Considero poi imprescindibili dalla sua filmografia lo strano, divertito e sarcastico “Landru” del 1963, “Violette Nozière” (1978) con l’inarrivabile Isabelle Huppert, “Les fantomes du chapelier” (1982), splendida trasposizione del romanzo di Georges Simenon. La mia lista prosegue con i due divertenti gialli in cui Jean Poiret incarna l’ispettore Lavardin (“Poulet au vinaigre” del 1985 e “Inspecteur Lavardin” del 1986). Con “Masques” nel 1987 offre a Philippe Noiret uno dei suoi ruoli più inquietanti. Aggiungo ancora “Une affaire de femmes” del 1989 e “Madame Bovary” dell’anno successivo, in entrambi i quali torna a giganteggiare la “sua” Isabelle Huppert. In “Betty” del 1992 la compianta Marie Trintignant interpreta con rara intensità un personaggio infelice e disperato che ricorda tanto la biografia dell’attrice. Nel 1997, tocca al magnifico Michel Serrault mettersi a disposizione del Maestro, con una prova memorabile al fianco di Isabelle Huppert (ancora lei...) in “Rien ne va plus”. Nella parte finale della sua carriera, Claude Chabrol si esprime a mio parere al suo più alto livello. I suoi ultimi sette film (da “Au coeur du mensonge” del 1999 a “Bellamy” del 2009, che hai giustamente incluso nella tua lista) costituirebbero da soli una solida playlist.
Grazie Rolando per il tuo prezioso intervento. Dell'ultimo Chabrol non posso dare un giudizio complessivo perchè mi mancano alcuni film ("Il fiore del male" e "La commedia del potere"), ma "L'innocenza del peccato" non mi ha convinto molto. Un saluto.
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