Quando tutto sembra perduto, quando vediamo solo brutture e cattiverie, quando ogni speranza sembra persa e la tempesta ci sbatte come burattini sugli scogli della vita, c'è una spiaggia sempre tranquilla ed assolata. Quella della bellezza. Ed allora consiglio di ascoltarsi Ennio Morricone. Se Dio ha donato al mondo questo uomo allora, malgrado tutto, ci vuole bene! Mi scuso già da ora per qualsiasi inesattezza tecnica, non sono una musicista professionista e ho scritto con una emozione che ha offuscato un po' la mia mente. Quella qui sotto non è una classifica, non c'è un primo od un ultimo. Sono i primi titoli che mi sono venuti in mente. Ennio mi inchino alla tua grandezza
Con Anthony Wong Chau-Sang, Francis Wong, Jackie Lui Chung-yin
Bach è la musica dell'Empireo, il coro degli angeli. Ma se il paradiso avesse una "colonna sonora" contemporanea beh, senza dubbio sarebbe "On earth as it is in heaven". Dalla fitta foresta, reale e metaforica (e l'immagine del monaco che con la musica chiama a sé gli indios è di straordinaria potenza visiva) emerge il suono, prima quasi stentato, poi potente nella sua delicatezza, dell'oboe...è il faro nella tempesta. La luce che squarcia le tenebre. La voce dell'emozione, che con la sua limpida semplicità mostra la strada. L'epifania della verità.
Il controcanto (una "seconda" melodia non meno gradevole di quella principale) già chiarisce dalle prime note il tenore del pezzo … leggero, quasi giocoso. E poi entra l'ottavino, sempre un po' sopra le righe, del pentagramma e non (è d'altronde il più acuto dell'insieme!). Con quelle acciaccature che sembrano ammiccamenti alla melodia. Che ben si adattano a questo western atipico (certamente meno tragico di altri di Leone) e richiamano la bella faccia da schiaffi di Terence Hill
Il frullato del flauto da subito richiama il suono del vento che a volte timido, altre impetuoso, si insinua fra le fessure delle rocce e soffia nelle alte gole del deserto americano. E' un suono che non si chiude, resta lì sospeso, in attesa. E poi gli zoccoli dei cavalli ed "arrivano i nostri", voci, chitarre ed un crescendo continuo, le trombe (con la sordina) che si lanciano in virtuosismi e la confusione, il frastuono.
Corde e fischio. Il clima è teso. Poi entrano progressivamente gli altri strumenti (a partire dalle percussioni) e quindi il coro. Ma il pathos non è mai veramente stemperato, non ci sono esplosioni di suoni o crescendo. Il fischio ritorna protagonista e l'attesa sembra protrarsi all'infinito ... il suono si perde progressivamente come lo sguardo all'orizzonte della prateria americano.
Una colonna sonora splendida a partire dai temi meno conosciuti come la melodia sanguigna e potente del duello finale. Con un crescendo intenso e vigoroso. Ma ai più resta nell'anima il tema iniziale che sembra respirare con lo schermo e le cui note aperte e limpide richiamano i grandi spazi del west americano. Strumentale o vocale è un pezzo talmente bello che l'emozione è veramente difficile da contenere e le lacrime sono in agguato. Di una semplicità sconcertante riconcilia con l'uomo e con il mondo.
Con Philippe Noiret, Salvatore Cascio, Jacques Perrin, Leopoldo Trieste, Marco Leonardi
In streaming su Rai Play
Tra il composizioni più "classiche" del grande maestro, con una orchestrazione molto tradizionale (attenzione, non è una critica è solo una costatazione). Apre il pianoforte. Struggente e malinconico. Poco per volta entra il resto dell'orchestra archi e poi strumenti a fiato (clarinetto e flauto) ed il tema cresce di forza mantenendo quella intensità straordinaria e quel senso di agrodolce (che ben descrive una terra come la Sicilia). Una curiosità, mi sembra di ricordare che nel film "L'amore non va in vacanza" Jack Black, che interpreta un compositore appunto, stia ascoltando proprio questo pezzo.
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