Nei pochi film visti al cinema ultimamente, un fil rouge mi è saltato all'occhio con prepotenza: il ruolo che un genitore ha nella vita di un figlio. Sì, scontato, direi. Ma, riflettendoci, metterlo in scena in maniera non scontata non è tanto scontato. Di fronte a, tanto per fare un esempio, padri depressi e in lotta con se stessi e madri da far paura a Caterina De' Medici, forse qualcosa la si potrebbe pure dire.
Non è un caso che sia diretto dalla figlia di un padre imponente. Ci deve essere qualche fantasma di troppo nel ritratto di questo padre celebre, annoiato e in alcolica decomposizione di sé. Quella bambina, poi, troppo matura per i suoi dodici anni, malinconicamente consapevole che non è più l'ora delle bambole.
Mammina cara, inquietante sacerdotessa della violenza, sia ufficiale (il romanzo criminale) che privata (un romanzo se si può ancora più criminale), burattinaia con la freddezza di un capobanda e in ambigua overdose di baci possessivi: Jacki Weaver, un mostro d'attrice.
Ancora in territorio materno, qui impersonato da una titanica Isabella Rossellini, nascosta dalle tinte fosche, irrequiete, disturbanti di labirinti espressionisti, conscia e smarrita nell'impossibilità di capire ogni cosa fino in fondo. Eppure, sempre in quel fondo, probabilmente ha capito e sa molte più cose di quelle che vuole far credere.
In termini sfacciatamente pop, la vendetta della bella e muta statuina Catherine D. che abbandona il salotto per okkupare l'ufficio (la vita) di un marito che più reazionario e squallido non si può. E, belli a mammà, trova pure il tempo di mettere al lavoro i pargoli. Peccato che ci sia sempre l'ingrata di turno.
Stefaniona sempre più mamma assoluta, accentratrice, potente, dopo aver rovinato meravigliosamente la vita di Mastandrea e Pandolfi ne La prima cosa bella, continua la sua opera distruggendo, con la deliziosa nonchalance che l'è caratteristica, i poveri Gassman ed Argentero. Tanto per essere chiari, è lei e solo lei la donna della loro vita.
Ricordando Pete Postlethwaite, che in un film apparantemente avulso dal tema qui affrontato, immerso nei suoi sofistici intrecci che faranno la gioia di qualche psicanalista, trova lo spazio per rappresentare l'uomo che muove la storia: un padre in fin di vita che non è mai riuscito a comprendere l'economia dell'amore, riconciliandosi col figlio solo al congedo da questa vita.
Con Sergio Castellitto, Laura Morante, Barbora Bobulova, Marco Giallini, Lola Ponce
Ovvero, come prendersi gioco di genitori che si prendono gioco da soli. Esistono, fidatevi. I genitori che vogliono fare gli amici, che fumano le canne per sentirsi più giovani, che tentano di coniugare l'estetismo della sinistra radical chic nella vita di famiglia. Non serve lo schiaffo riparatore se per diciott'anni hai fatto il coglione rimpiangendo il futuro.
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