Dal 25 dicembre a ieri 9 gennaio, fottendomene altamente delle feste comandate, ho lavorato per più di dieci ore al giorno in uno stabilimento momentaneamente fermo. Un casotto di acciaio in una zona industriale, la mia adorata solitudine (non indisturbata, purtroppo), libri da leggere, recensioni da scrivere, una sigaretta sull'altra e film, film a ripetizione. Quasi tutti bellissimi, alcuni meravigliosi.
Con Julie Sokolowski, Yassine Salihine, David Dewaele, Karl Sarafidis
Rivisto per la quarta volta. Obiettivo: allestire dei sottotitoli in italiano meno approssimativi di quelli che circolano in rete, totalmente arbitrari e fuorvianti (esempio sbalorditivo: la domanda "mi nascondi qualcosa?" era diventata "vuoi che rompa un paio di uova?").
Visto e apprezzato al TFF, voglio rivederlo attentamente per scriverne degnamente. La revisione mi ha rivelato la grandezza di una sequenza che la prima volta non ero riuscito a cogliere pienamente: un assalto all'arma bianca nell'abitacolo di un taxi che sprizza tensione e sangue da tutti i pori, mentre la cinepresa volteggia avidamente intorno ai corpi trafitti. Kim Jee-woon non sbaglia un colpo.
Con Alex Descas, Grégoire Colin, Nicole Dogue, Mati Diop, Eriq Ebouaney
Il penultimo film di Claire Denis, cineasta enorme non sufficientemente celebrata. Meno libero dell'Intrus (il suo capolavoro) e meno rigoroso di S'en fout la mort (altro film magnifico), 35 rhums torna sui passi di J'ai pas sommeil ma con danzante leggerezza. Una delle sequenze più intense del cinema di Claire Denis è qui: una macchina in panne, un cafè in chiusura che riapre miracolosamente e un ballo testa a testa di silenziosa, guardinga attrazione.
Con Isabelle Huppert, Nicolas Duvauchelle, Isaach De Bankolé, William Nadylam
Col suo ultimo film Claire Denis si riavvicina al film d'esordio, ribaltandone la prospettiva. Se là l'oggetto del desiderio era il nero Chocolat, qui è il White Material dei francesi, cani gialli come i loro capelli. La parità dello sguardo è finalmente raggiunta.
Con Yeo-jin Kim, Kyung-gu Sol, So-ri Moon, Jung Suh, In-kwon Kim
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Il capo d'opera di Lee Chang-dong: la struttura regrediente ripercorre a ritroso la deriva violenta che ha contraddistinto la storia della Corea sotto il regime militare. Deriva che ha annientato con cieca ferocia gli impulsi più vitali e progressisti del corpo sociale. Un film poderosamente civile, ma totamente privo di funesti didascalismi e manicheismi d'accatto. Un polittico autocritico spaventosamente commovente.
Con Jeong-hie Yun, Nae-sang Ahn, Da-wit Lee, Hira Kim, Yong-taek Kim
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Non un film minore di Lee Chang-dong, ma un film volutamente in minore. Il distico elegiaco conclusivo ci dice che Lee è il più grande compositore di finali del cinema coreano contemporaneo.
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