Il colore è l'impressione che la luce, variamente riflessa dalla superficie dei corpi, produce sull'occhio... (Lo Zingarelli). Tralasciando questo incipit "accademico", a conti fatti il mio vuol essere un omaggio ai direttori della fotografia, o meglio a quelli che sfruttano tutta la gamma cromatica dello spettro ottico: sette titoli, qualitativamente di differente riuscita, che, da questo punto di vista, mi hanno affascinato.
Oppure questa playlist è semplicemente l’effetto collaterale di settimane a base di cenoni, pranzoni, panettoni, spumanti, … Ai posteri (ma pure ai viventi) l’ardua sentenza.
Il californiano Lance Acord (“Essere John Malkovich”, “Il ladro di orchidee”, “Nel paese delle creature selvagge”) ha, apparentemente, un compito semplice ma rende nel migliore dei modi i favolosi costumi di Milena Canonero e gli arredi/decorazioni di Véronique Mlery. Candidato ai Bafta per “Lost in translation”.
Con Rose Byrne, Rikiya Kurokawa, Nicholas Hope, Elise McCredie
L’australiano Dion Beebe (“Miami vice”, “Nine”) fotografa la sua bellissima terra piena di contrasti con una gamma di colori accesi, profondi, senza sfumature, quasi inebrianti. Premio Oscar per “Memorie di una geisha”, candidato per “Chicago”.
Xiaoding Zhao (“Mille miglia lontano”) ci mostra il Palazzo Imperiale a Pechino facendone risplendere lo sfarzo, le ricchezze, tutti i più piccoli dettagli che ne fanno la grandiosità. Candidato all’Oscar per “La foresta dei pugnali volanti”, ancora con Zhang Yimou.
Il francese Bruno Delbonnel (“Across the universe”, “Una lunga domenica di passioni”), frequente collaboratore di Jeunet, ci costringe ad amare ancora di più la Ville Lumière: Parigi, coi suoi vicoli, i suoi boulevards, le sue piazze, le sue architetture, non è mai stata così bella e poetica. Tre nominations agli Oscar.
Più film vedo firmati dalle menti della Pixar più sono convinto che trattasi di geni: qui si raggiunge una delle vette. Ed entra di diritto in questa play anche solo per quelle migliaia di palloncini… ma pure per le foreste, i pennuti, la casa stessa. Il film ha vinto 2 premi Oscar, non c’è da aggiungere molto altro.
Il polacco Pawel Edelman (“L’uomo nell’ombra”, “Katyn”, “New York, I love you”) sembra quasi voler addolcire questa storia, drammatica in alcune sequenze, facendoci porre lo sguardo sull’ambiente primaverile che circonda i protagonisti, soprattutto sulle mille sfumature di fiori e piante, degli acquari o del cielo. Candidato all’Oscar per “Il pianista”.
Con Dustin Hoffman, Natalie Portman, Ted Ludzik, Jason Bateman, Zach Mills
Il tedesco Roman Osin (“The Warrior”, “Orgoglio e pregiudizio”) ha concentrato i suoi sforzi principalmente, ma non solo, su un unico ambiente, il negozio di giocattoli del matusalemme D. Hoffman. Sembra un vero paese dei balocchi e saranno proprio gli sgargianti colori a spegnersi saputa la notizia del suo abbandono. Il film però, da tanti altri punti di vista, è il meno riuscito tra questi.
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