Mi è venuta la pazza idea di fare playlist sui mestieri, semplicemente pensando a quella che ho scritto tempo fa sui fotografi... Non so se riuscirò a mantenere l'impegno, ma almeno ci provo: la prima è sui colletti bianchi, e dubito che possa essere esaustiva, data l'imponente mole di opere che si sono occupate di raccontare questo pezzo di società! Date sfogo alle vostre segnalazioni!
Bill Foster è un qualunque impiegato che si ritrova in un qualunque ingorgo in una qualunque mattina all’orario di punta: un uomo “ordinario”, un giorno “ordinario”, appunto. Ma la follia della routine si impadronisce del suo autocontrollo e lo porta ad iniziare un viaggio in cui si trasforma in giustiziere, sfogando la sua repressione per un lavoro frustrante e un matrimonio finito in pezzi. Ho trovato straordinaria la scena del fast-food: uno di fronte all’altro i due stereotipi della società moderna: il colletto bianco e l’impiegata sorridente e conformata della catena multinazionale. “Omelette con prosciutto e formaggio” è la provocazione: il “duello” si conclude con la vittoria monca di Bill, che però non riesce a godersi il suo pasto…perché non è mai uguale alla foto appesa nel menù?
Vincent de Brus firma un’opera a mio parere esilarante sullo scontro tra due mondi diversi: quello degli imprenditori industriali (che si sfidano in modo evidente anche grazie all’uso ripetuto dello split screen) e quello dei piccoli impiegati, in questo caso pure azionisti. Clavier e l’immenso Villeret, memorabile interprete de LA CENA DEI CRETINI, interpretano un manager in crisi di balbuzie e un contabile: secondo lo psicanalista, il secondo sarebbe l’antidoto ai problemi del primo, avendo le fattezze dell’orsacchiotto che possedeva da bambino. Ma inevitabile è lo scontro tra i due estremi: la convivenza forzata metterà a dura prova i due, vedere la scena della sauna per credere!
Lo ammetto, ho un debole per Villeret, ma sfido chiunque a non ridere di gusto di fronte a questo delizioso esempio di commedia francese (lasciamo perdere ovviamente il discutibile recente remake che peraltro non ho visto e volontariamente!)…. Il personaggio François Pignon è davvero interessante: si presenta al suo compagno di viaggio in treno mostrandogli la sua creazione più riuscita: una Torre Eiffel fatta da 346410 fiammiferi! Ovvio che sia degno di partecipare alla tradizionale cena che un gruppo di amici organizza ogni mercoledì per sbeffeggiare un povero a lor dire “cretino”: ma chi la fa l’aspetti! Il miserabile Pignon si rivelerà meno innocuo del previsto… quindi attenti ai contabili!
Un tipico impiegato statale allo sportello reclami, nel civile canadese Quebec: è il protagonista di un nuovo Medio Evo, come suggerisce il titolo, poiché l’abbrutimento e l’alienazione che lo colpiscono evocano i ricordi dei libri di storia. Al posto delle streghe e del feudalesimo, qui troviamo la burocrazia, il politicamente corretto, la frustrazione perenne di una vita privata vuota. Unico svago sembra essere il sogno, come nel Medio Evo lo era la magia; ma può essere la soluzione? Da non perdere la scena della seduta di “dinamica motivazionale di gruppo” imposta agli impiegati, così come i colloqui tra il protagonista Jean-Marc e i cittadini che sporgono reclami…
La figura surreale di questo ragioniere completamente sottomesso al potere, privo di qualsiasi autostima e di qualsiasi abilità, non è fantasia: si tratta di un vicino di scrivania del nostro caro Villaggio, che prima di impersonare il celebre impiegato lavorò presso una grande azienda. Quando l’ho scoperto sono rimasta piuttosto scioccata, avevo sempre visto Ugo come la medicina da prendere in caso di sconforto, il termine di paragone con cui poter sempre trovare un lato positivo in un momento difficile: c’è sempre chi sta peggio, pensavo. Ma non ero realmente cosciente della concretezza del soggetto, e diventarne consapevole è stato uno dei primi schiaffi mentali che ho ricevuto! Tanti insulti subiti, una serie di targhette umilianti alla porta del suo ufficio, la diagnosi impietosa di uno psicanalista (“lei E’ inferiore”),e un unico celebre sfogo: “La corazzata Kotiomkin è una cagata pazzesca!”…
Questo non è un tipico colletto bianco, ma un tagliatore di teste, pagato per licenziare i dipendenti che non servono più nelle aziende di tutto il mondo. Ma è forse il frutto più maturo e allo stesso tempo alienato della società di oggi, un uomo che non conosce legami, abituato com’è a spezzarli per lavoro; un uomo che conosce solo se stesso e che nel momento in cui prova a fare supposizioni sugli altri fallisce miseramente. La scena in cui impartisce lezioni alla nuova arrivata su come licenziare è talmente tagliente che si ride a denti stretti, indecisi se compiangere i malcapitati o godersi l’interpretazione di un George Clooney da Oscar (magari…)
Con Will Ferrell, Maggie Gyllenhaal, Dustin Hoffman, Queen Latifah
Film sottovalutato di Marc Forster, con protagonista Harold Crick, un anonimo agente del fisco che diventa involontariamente e sorprendentemente soggetto del romanzo di una scrittrice, la grande Emma Thompson. Al di là del vero tema del film, il rapporto tra realtà e finzione in ambito letterario, ho trovato geniale la presentazione del personaggio, talmente fissato con i numeri da contare tutto, dai passi ai colpi di spazzolino davanti allo specchio. Un bravo Will Ferrell nel miglior ruolo che gli abbia visto interpretare, in una fuga dalla morte annunciata tanto disperata quanto catartica…
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