Con Jeong-hie Yun, Nae-sang Ahn, Da-wit Lee, Hira Kim, Yong-taek Kim
In streaming su CG Collection Amazon channel
La prova straordinaria di Yun Jeong-hie, una signora sessantenne che tenta di evadere dal mondo della metropoli contemporanea: una Seoul divoratrice, alienante, che disumanizza l'adolescenza attraverso le tappe di una progressiva bestalizzazione (il nipote della signora partecipa allo stupro di una ragazza che decide poi di suicidarsi). La ricerca della poesia come voce interiore, voce puerile vale a dire del puer/fanciullino se mi si passa il parallelismo.
Con Juno Temple, Thomas Dekker, Kelly Lynch, James Duval, Haley Bennett, Chris Zylka
In streaming su Nexo Plus
Greg Araki si diverte da matti e fa divertire seguendo più piste allo stesso tempo: c'è la detective story un po' sui generis, elaborata solo superficialmente; c'è il teen age movie, debordante di colori, di atmosfere volutamente estreme dal punto di vista dello script (la sceneggiatura nelle parti serrate è un vero giubilo); il racconto delle sette religiose o credenti nell'ultraterreno (che qui è più l'ultraspaziale) così diffuse negli Stati Uniti; il tutto con un messaggio di fondo sulla liberazione dei costumi sessuali, la messa al bando di ogni tipo di pudore, la ricerca del piacere e conseguentemente della propria identità in un mondo prossimo al nuovo big bang (a sto giro cromaticamente, sgargiante).
Perché avranno tradotto il titolo? "Les amours imaginaires" secondo lungometraggio di Xavier Dolan parla dell'infatuazione di una coppia di amici (Marie e Francis) per un ragazzo biondo come un cherubino (Nico). Più che l'originalità della storia Dolan mostra al pubblico le cose che gli piacciono: da Bach ai capi d'abbigliamento vintage, da Audrey Hepburn ai vecchi libri polverosi nelle biblioteche dei nonni, dalle bottiglie di veuve-clicquot utilizzate come porta candele, alla musica neobeat del terzo millennio ... la cifra stilistca di un ragazzo di talento.
Con Léa Seydoux, Melvil Poupaud, Clotilde Hesme, Maria João Bastos, Malik Zidi
Visivamente il film più bello dell'anno. Originariamente previsto a episodi come i vecchi feuilletons degli anni sessanta-settanta, tratta della crescita dell'orfano Pedro da Silva attraverso il rapporto con Padre Dinis, suo precettore e salvatore in alcuni casi. Ruiz segue le esigenze del bildungsroman di Camilo de Castelo Branco, ma si esalta nel ritrarre Lisbona coi suoi giardini e i suoi palazzi barocchi. Mise en scène eccezionale che alleggerisce le cinque ore della pellicola
Film scandalo bistrattato dal governo, ma apprezzato e applaudito all'estero. L'Italia è il paese dei sotterfugi, degli ammanicamenti, degli approfittatori, insomma una dittautra della merda.
Con François Sagat, Chiara Mastroianni, Rabah Zahi, Kate Moran, Lahcen el Mazouzi
Honoré mette in dialogo New York e Asnières alla periferia di Parigi attraverso il corpo di François Sagat, corpo universale che può tutto e può essere tutto, salvo diventare altro per rinconquistare un amore volato via lontano. Qual è, allora la funzione di questo corpo se non quella di statua viva, un oggetto da tenere sul cassettone?
Con Juliette Binoche, William Shimmel, François Cluzet, Sami Frey
Un film di testo, tutto recitato attraverso la parola; soltanto in due scene Kiarostami decide di adottare un altro tipo di linguaggio: nel bagno del ristorante quando Binoche provvede alla toeletta caricandosi sulle orecchie due pesanti arabeschi di corallo rosso; e alla fine quand William Schimell guarda il cielo di Lucignano ancora così terso anche dopo i lunghi anni passati. Una citazione implicita a Joyce forse? E a Huston che ha messo in scena la stessa dinamica di coppia, che appare stavolta a parti invertite? Da guardare rigorosamente in VO per apprezzare il "Jeu" di Juliette Binoche in ben tre lingue diverse (roba che riesce a poche) e che invece risulta essere vilipeso dal doppiaggio italiano (ma tanto anche lì c'è chi ce deve magnà).
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