Oggi si usa meno, ma una volta tradurre o cambiare il titolo originale di un film straniero era d'obbligo. Se è difficile contestare questa operazione quando il titolo è tradotto fedelmente (anche cambiandone le parole, se necessario), è molto più facile non trovarsi d'accordo quando esso è stato cambiato di sana pianta, magari con un titolo sciocco. Perché? Perché i distributori italiani calcolano di avere in tal più presa sul pubblico, anche se il titolo snatura il senso del film o cerca di trascinarlo da un'altra parte; o ancora cercano di renderlo pepato e stuzzicante, anche se nel film non c'era un'ombra di sesso (emblematico “La prima volta di Jennifer” di Paul Newman). Questo genere di operazione può costituire una manipolazione del film, a volte ridicola, altre disonesta e subdola. Tuttavia, in alcuni casi isolati, il titolo italiano cambiato è migliore dell'originale, perché cattura meglio il senso del film, o ne evidenzia un risvolto molto interessante, forse il principale dell'opera. Proprio per questo è giusto metterli in evidenza, e complimentarsi con chi li ha pensati.
Dei sadici avventori del saloon gettano all'alcolizzato aiuto sceriffo in crisi d'astinenza un dollaro nella sputacchiera, per il piacere di umiliarlo e vederlo ubriacarsi e ridursi ad una larva umana. Il percorso che il personaggio – uno splendido Dean Martin - farà nel film lo porterà a trovare la forza di rifiutare il dollaro dell'umiliazione, ritrovare la sua dignità, ed uscire dalle sabbie mobili dell'alcolismo. E ciò non senza l'autorevole, buona e severa ad un tempo, figura paterna dello sceriffo, un John Wayne memorabile. Il film è un capolavoro, ma il titolo originale era proprio insipido, e forse anche fuori tema.
Soffiare la donna al boss, uscire dal crimine, e rifarsi con lei una vita felice e onesta è un'illusione. E ciò sarà l'amara esperienza del protagonista e della sua infelice donna. Certa gentaglia non ha pace finché non si è vendicata nel modo peggiore, e l'uomo viene risucchiato dal vortice di morte che credeva di aver lasciato per sempre. Come a dire che, una volta entrati in certi ambienti, è impossibile uscirne vivi.
Con Roger Moore, Anton Rodgers, Hildegard Neil, Alastair Mackenzie
Lo spunto fantastico cerca in realtà di mettere a fuoco una lotta interiore del protagonista, comune a tutti (ma non così la scelta che si fa). La lotta è tra essere persone oneste, buone, fedeli, leali, o essere dei furfanti che si fanno strada a forza di inganni e corruzione. Il povero protagonista è convinto di scegliere per il bene, ma è vuoto, debole, poco motivato. La parte cattiva di lui prende quindi il sopravvento, e si può ben dire che, lasciando soccombere la parte migliore di sé, egli uccide se stesso.
Questo capolavoro rappresenta la discesa verso la rovina e la morte di un affermato agente assicurativo, che conduce una vita onesta e tranquilla. Attirato dall'ingannevole “fiamma del peccato”, partorisce un ambizioso piano criminoso e omicida al fine ottenere la donna agognata e un sacco di quattrini. Non otterrà né l'una ne gli altri, ma la morte per dissanguamento o la sedia elettrica. Ad attirarlo verso la rovina è una bravissima Barbara Stanwyck proprio diabolica.
E' la storia di come, per futili motivi, si arrivò ad un'assurda battaglia, che poteva essere evitata con facilità. Sono stati sufficienti l'ottusità dei vertici militari, un falso concetto dell'onore, la goffaggine dei politici lontani, qualche seminatore di discordia di qua e di là, ed ecco che si arriva al conflitto e al massacro. E' proprio la sua assurdità che il grande John Ford volle rappresentare (e che il titolo originale non mette in evidenza).
Pare che il titolo italiano sia un risultato di tre passaggi. Billy Wilder pensò a “The last week-end” (Lo scorso finesettimana); qualcuno dei suoi collaboratori sentì male e capì “The lost week-end” (Il finesettimana perduto), malinteso che giunse nei titoli di testa. Questo titolo era già migliore del primo, ma in Italia ebbero un'idea ancora più buona. Non sono forse perduti i giorni che si passano nel gorgo dell'alcolismo?
Il protagonista è felicemente fidanzato con una brava ragazza, sinceramente innamorata di lui. Si lascia però avvolgere dalle spire di una donna perfida e ingannatrice, che lo userà e lo porterà a lasciare la fidanzata e alla rovina. E' letteralmente la storia di una seduzione che porta alla morte. Il titolo quindi è ottimo, e non capisco le obiezioni della recensione di Film TV.
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