La casa dei giochi
- Thriller
- USA
- durata 99'
Titolo originale House of Games
Regia di David Mamet
Con Joe Mantegna, Lindsay Crouse, Mike Nussbaum, J.T. Walsh
In streaming su Apple TV
vedi tuttiQuando si dice una sceneggiatura perfetta …
David Mamet è un magnifico drammaturgo, tra i più prolifici, eclettici, acclamati e discussi del circuito letterario americano, ma anche sceneggiatore e regista, nonché poeta ed autore di canzoni.
Da sceneggiatore ha scritto per altri copioni memorabili, su tutti Il postino suona sempre due volte di Bob Rafelson, Il verdetto di Sydney Lumet (candidato all’Oscar), Gli intoccabili di De Palma, Americani (tratto dal suo dramma dell’ ‘82 Glengarry Glen Ross con cui vinse il Pulitzer nell‘ ‘84) di James Foley, Vanya sulla 42a strada di Louis Malle, American Buffalo di Michael Corrente (che fu il suo primo successo a Broadway nel 1977), Sesso & Potere di Barry Levinson (altra candidatura) e Ronin di John Frankenheimer. Già questo basterebbe ad annoverarlo tra i grandi dell’Olimpo della settima Arte.
Del 1987 è il suo esordio cinematografico alla regia, La casa dei giochi, con Joe Mantegna, ovviamente su sua sceneggiatura scritta magistralmente, ed è un ottimo film, che contiene tutte le tematiche caratteristiche delle opere di Mamet: una storia in cui niente è come sembra, fatta di elementi mistificatori che si incastrano perfettamente, inganni ingegnosi che celano altri inganni che instillano altri inganni, volti all’estrema macchinazione, fino al risolutorio finale che giunge inaspettato e improvviso; i personaggi, ambigui e dalla deformante natura, che sovente si collocano ai margini della società (truffatori, uomini d’affari e di spettacolo), e le cui azioni manipolatorie distorcono l’apparente realtà svelando fantasiose messinscene; i dialoghi, serrati e pungenti, talvolta persino sboccati (e nel teatro americano i suoi dialoghi sono diventati dei classici, tanto da coniare il termine “Mametspeak” e l’aggettivo “mametesque”), e le parole, che spesso i suoi personaggi forgiano sapientemente per affermare se stessi e dare un senso al proprio ruolo.
Sin dal primo film è evidente che non si tratta di un virtuoso della macchina da presa, anche le sequenze girate in esterni sembrano invece palesare quasi sempre l’impianto teatrale; ma le sceneggiature rigorose e mai banali imprimono alle sue pellicole un marchio inconfondibile e avvincente.
Dopo La casa dei giochi, gira, sempre con Mantegna (suo attore feticcio), Le cose cambiano, con anche Don Ameche, inferiore al primo ma pur sempre pregevole, e il “poliziesco” Homicide, che si distacca dai soliti meccanismi. Del ’94 è Oleanna, godibile ma troppo “teatrale”, cui segue due anni dopo l’impegnativo e ingarbugliato ma geniale La formula, in cui recita la seconda moglie Rebecca Pidgeon, (che, oltre che attrice è cantante, e per suoi dischi David Mamet ha scritto diverse canzoni); il minore ma brillante Il caso Winslow (sempre con la Pidgeon, che diventerà una presenza costante nei film di Mamet, sia da protagonista che non), è un film “giudiziario” che precede il divertente, rivelatore e satirico (obiettivo è il mondo del cinema) Hollywood, Vermont; gli ultimi tre film sono, in ordine: il preciso e “perfetto” Il colpo (2001), con uno spettacolare Gene Hackman (e a dargli man forte, pur se piccola, Danny DeVito); Spartan (2004), in apparenza meno riuscito, invece convincente e spiazzante, ed infine Redbelt (2008), incentrato sui valori dello jiu-jitsu, inteso come forma di condotta morale, con un finale da brividi.
David Mamet è senz’altro sottovalutato, i suoi film non saranno capolavori, ma rappresentano un’espressione solida dell’immensa capacità di scrittura, infinita e incancellabile.
Due anni fa ha pubblicato un saggio “Why I Am No Longer a ‘Brain-Dead Liberal’ (“Perchè non sono più un Liberal senza cervello”), in cui ha confessato la sua conversione al teatro conservatore americano, attirandosi non poche critiche. Del resto, dal 2006 ha ideato, scritto (e diretto alcuni episodi) la serie tv The Unit, che racconta le vicende di un una squadra di militari d’elite della Delta Force, che risponde solo al Presidente: si inserisce esattamente nella nuova visione di Mamet, anche se non si capisce perché FilmTv consideri solo 24 una serie reazionaria e “repubblicana“.
La speranza è che Mamet torni quanto prima a fare cinema, grande cinema.
Titolo originale House of Games
Regia di David Mamet
Con Joe Mantegna, Lindsay Crouse, Mike Nussbaum, J.T. Walsh
Quando si dice una sceneggiatura perfetta …
Titolo originale Heist
Regia di David Mamet
Con Gene Hackman, Rebecca Pidgeon, Sam Rockwell, Delroy Lindo, Danny De Vito
Noir intelligente e preciso, servito da un ottimo cast, in cui primeggia egregiamente Gene Hackman. Per il colpo di scena finale, pensate a “La lettera rubata” di Poe.
Titolo originale Homicide
Regia di David Mamet
Con Joe Mantegna, William H. Macy, Natalija Nogulich, Vincent Guastaferro
Discesa nelle viscere della propria natura, religiosa e di uomo, per il poliziotto Joe Mantegna, splendido interprete di questo film mascherato da giallo-poliziesco.
Titolo originale State and Main
Regia di David Mamet
Con Philip Seymour Hoffman, Alec Baldwin, Sarah Jessica Parker
Considerato tra i film meno riusciti di Mamet, io lo trovo divertentissimo e pieno di battute geniali; spiega con toni dissacranti alcuni meccanismi della macchina cinematografica. Le assurde vicissitudini della realizzazione di un film su un vecchio mulino, dalla produzione alla regia, alla sceneggiatura, nella persona del grande Philip Seymour Hoffman, agli attori, paiono incredibilmente verosimili. E poi è impagabile Alec Baldwin, vecchio marpione a cui piacciono le ragazzine … gli viene particolarmente bene …
Titolo originale Redbelt
Regia di David Mamet
Con Chiwetel Ejiofor, Alice Braga, Emily Mortimer, Tim Allen, Ricky Jay
Chiwetel Ejiofor è uno splendido protagonista che si muove dolente e solo contro tutti, ma indolente e armato della sua disciplina, che è soprattutto “giusta”. Finale bellissimo.
Titolo originale Spartan
Regia di David Mamet
Con Val Kilmer, Derek Luke, Tia Texada, Jeremie Campbell
Le fitte trame spionistiche sono decisamente alimenti prelibati per un maestro di storie labirintiche ed ellittiche come Mamet. Un film che parla anche dei giochi di potere e delle manipolazioni dei mezzi di informazione. Ottimo Val Kilmer.
Titolo originale The Spanish Prisoner
Regia di David Mamet
Con Ben Gazzara, Campbell Scott, Rebecca Pidgeon, Steve Martin
In originale The Spanish Prisoner (cioè un elaborato imbroglio, risalente al diciannovesimo secolo), è il tipico film à la Mamet, un groviglio di perfezione algebrica applicata a personaggi fantastici. Strepitoso Steve Martin in un ruolo inconsueto.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta