Credo fermamente che Toni Servillo sia uno dei pochi attori viventi capace di reggere sulle sue spalle il peso di un intero film. Estremamente colto e raffinato, oscilla tra cinema e teatro con la naturalezza di un divoratore di storie. Lui, un napoletano trapiantato a Caserta a partire dagli anni sessanta, è probabilmente il miglior interprete italiano (e non solo) di Goldoni (che sta portando in giro con "La trilogia dei villeggianti"), e degno erede della grande tradizione del teatro partenopeo. A Caserta fonda il Teatro Studio, iniziando col concentrarsi sullo sperimentalismo più disparato per poi alternare il teatro d'avanguardia a quello "classico". Sua è la regia dell'opera Eduardiana "Sabato, domenica e lunedi" che gli valse il premio Gassman, come sua è la direzione di numerose opere liriche, tra le quali "Il marito disperato" di Cimarosa e il "Fidelio" di Beethoven direttamente per il teatro San Carlo di Napoli. Al cinema, la carriera di Tono Servillo, al momento, è legata a due sodalizi fondamentali, quelli con Mario Martone (con il quale fonda i Teatri Uniti di cui è attuale direttore artistico) e Paolo Sorrentino. "Rasoi", "Morte di un matematico napoletano", "Teatro di guerra" e "Noi credevamo" (nelle sale dal 12 novembre) col primo, "L'uomo in più", "Le conseguenze dell'amore", e "Il Divo" col secondo. Passando per "Luna rossa (Antonio Capuano), "Gomorra" (Matteo Garrone), "La ragazza del lago (Andrea Malaioli con cui ha girato anche "Il gioiellino", film sul crac Parmalat pronto per il 2011), "Lascia perdere Jonny" (Fabrizio Bentivoglio) e "Gorbaciof (Stefano Incerti). Il tutto fa una galleria di personaggi che va da Mazzini ad Andreotti, dal crooner al teatrante, dal commissario al camorrista, da finanziere del male a finanziatore di una fuga. Fa parte del mestiere d'attore essere camaleontico, sapersi cambiare continuamente d'abito, ma quando questo esercizio viene compiuto con una tale padronanza di mezzi espressivi da emergere sopra tutto e tutti, con uno stile e una personalità subitamente riconoscibili, allora vuol che smettiamo di trovarci di fronte a un ottimo attore di film per scoprire l'interprete di un idea di cinema che è intimamente legata a una particolare idea del mondo e dell'arte. Toni Servillo è un attore capace di piegare le esigenze del copione al suo istrionico talento, di dare spessore aulico alle parole che usa e conferire un senso a ciò che esprime agendo per sottrazione di stati emotivi. Come dice Mauro Gervasini, "domina il film fino a mangiarselo". Credo che il fatto di essere l'autore del personaggio che interpreta sia l'aspetto che più l'accumuna a Gian Maria Volontè. Come l'immenso attore milanese, Toni Servillo "entra nelle pieghe dei racconti, li torce per renderli malleabili alla propria arte". Questo succede quando c'è una perfetta adesione tra ciò che si è come uomo e ciò che si decide di fare come attore, quando si ha piena consapevolezza dei mezzi espressivi che si hanno a disposizione e il modo per poterli usare e incidere sulle sorti del mondo secondo una determinata visione delle cose. Questo aspetto è stato sufficiente per far si che Volontè si mostrasse estremamente selettivo nella scelta dei progetti su cui lavorare e all'insegna della medesima selettività sembra orientarsi fino a questo punto la carriera di Toni Servillo. L'uomo in più del cinema italiano.
Da idoli delle folle a merce avariata. Vite in bilico tra cuori infranti e sogni dimenticati. Il pareggio non esiste, neanche per Antonio Pisapia detto Tony, un crooner con un' idea tutta sua di libertà. Straordinario il monologo "televisivo".
Con Toni Servillo, Licia Maglietta, Domenico Balsamo, Carlo Cecchi
La famiglia Cammarano è l'emblema di un male assoluto. Vive in una casa fortezza entro i cui confini i mostri si divorano a vicenda. Toni Servillo è Amerigo, un uomo scaltro che semina morte e tesse intrighi per sopravvivere ai morsi delle vipere. Intensamente antropologico.
Titta Di Girolamo scopre che le parole hanno calore e gli occhi possono veicolare emozioni. Nella fredda razionalità di una perenna attesa, conosce la compagnia dei sentimenti. L'imprescrutabilità dell'amore in un'interpretazione che sottrae lo sguardo alla solitudine del nulla. Epocale.
Il commissario Giovanni Sanzio si muove solingo sui cocci di un crimine irrisolto, tra uomini e donne sospesi sui loro sospetti. In un noir che rappresenta una rarità nella sempre più rinsecchitea schiera del buon cinema di "genere", Toni Servillo offre una prova di sobria eleganza.
Toni Servillo è Franco, l'imprenditore che lavora nel settore dello smaltimento dei rifiuti tossici. L'incarnazione di quella non ben identificabile zona grigia che si pone tra e oltre lo schema manicheo tra il bene e il male. La criminalità in doppiopetto restituitaci in tutta la sua endemica pericolosità sistemica. Tutto in poco tempo, con straordinaria naturalezza.
La camminata dinoccolata, i silenzi rivelatori, lo sguardo amorfo, la voce insinuante e gli occhi indagatori. Ecco l'emblema del potere che si conserva sempre uguale a se stesso. Ecco Giulio Andreotti restituitoci in tutta la sua camaleontica enigmaticità.
Un pò di luce entra nella tetra esistenza di Gorbaciof e lui l'accoglie con sincero trasporto, imboccando una strada giusta ma dal senso sbagliato e per percorrerla tutta si vede costretto a superare il limite consentito. Non può fare altro che alzare la posta del suo gioco, barare anche se necessario, come se si trattasse di un'eterna partita a poker. Un solito, grande, Servillo.
Non ci sono nick associati al tuo profilo Facebook, ma c'è un nick con lo stesso indirizzo email: abbiamo mandato un memo con i dati per fare login. Puoi collegare il tuo nick FilmTv.it col profilo Facebook dalla tua home page personale.
Non ci sono nick associati al tuo profilo Facebook? Vuoi registrarti ora? Ci vorranno pochi istanti. Ok
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta