Classe 1967, attore, sceneggiatore e regista, Xavier Beauvois è uno dei maggiori talenti espressi dal cinema francese negli ultimi venti anni. Da Nord (1991) a Des hommes et des dieux (2010), il cineasta nato a Auchel (Pas-de-Calais) non ha fatto che rappresentare una sola situazione: il superamento del dilemma. I suoi cinque lungometraggi pongono al protagonista (o ai protagonisti) delle alternative apparentemente secche e brutali, ma il lavoro dei film consiste proprio nello svuotare di senso la logica della scelta mostrando la problematicità soggiacente. Le decisioni dei personaggi si complicano strada facendo, lasciando emergere il lievito umano che le sostanzia, la complessità morale che implicano, le contraddizioni latenti. Il meccanismo causa-effetto s'inceppa, la superficie smaltata dell'alternativa s'incrina: la scelta, qualunque essa sia, non assolve. Essere nel mondo significa essere compromessi, esposti alla fatalità, rosi dal dubbio. Cinque film che, in forme e registri diversi, ci consegnano una poderosa, toccante e dubitante anatomia del dilemma.
Con Xavier Beauvois, Bulle Ogier, Bernard Verley, Agnès Evrard, Jean Douchet
Tragedia familiare ambientata nel Pas-de-Calais: un padre farmacista che sprofonda nel vizio dell'alcol, una madre premurosa e remissiva, una figlia gravemente disabile e un figlio (interpretato dallo stesso Beauvois) esasperato dai soprusi paterni. Tra suggestioni autobiografiche, carenze comunicative e tensioni incestuose, il lungometraggio d'esordio di Xavier Beauvois mette in scena l'esplosione del conflitto domestico sotto il plumbeo cielo della Francia settentrionale. Nessuna salvezza, nessun futuro per questi esseri determinati dal contesto.
Benoît (ancora Beauvois) riceve la cartolina precetto per il servizio di leva. Nel tentativo di farsi riformare, si dichiara mentalmente disturbato, drogato e omosessuale. Considerato idoneo, inscena un tentativo di suicidio in seguito al quale viene informato della sua sieropositività, rivelazione che lo spinge a provare esperienze che gli procurino forti emozioni. Racconto di autodistruzione tra vitalismo e cupio dissolvi impregnato di umori romantici e inquietudine esistenziale. Film nomade e dissoluto, egotico e radicale, furiosamente classico. La sequenza alla stazione di Roma Termini reca la firma di Philippe Garrel.
Con Benoît Magimel, Nathalie Baye, Antoine Chappey, Fred Ulysse
Normandia. Ancora un dramma familiare, ma stavolta originato dal lavoro in fabbrica: il padre del giovane Matthieu viene licenziato perché fuma durante il turno, contravvenendo al regolamento appena entrato in vigore. Abbattuto e incapace di reagire si suicida. Matthieu, impiegato nella stessa fabbrica insieme al fratello maggiore, escogita un piano vendicativo: sedurre la moglie del padrone e rovinare la loro vita. Forse il solo film di Beauvois a palesare limiti di schematicità narrativa e calligrafismo visivo, ma il finale, tumultuoso e toccante, lo riscatta almeno parzialmente.
Con Nathalie Baye, Jalil Lespert, Roschdy Zem, Antoine Chappey
Le petit lieutenant sta agli anni 2000 come Police (1985) di Maurice Pialat stava agli anni '80 e Legge 627 (1992) di Bertrand Tavernier ai '90. Beauvois rischia, con ottimi risultati, la sintesi tra drammaticità (una storia di formazione con risvolti tragici) e cronachismo (la quotidianità di un reparto investigativo di Parigi). Ne esce un ritratto di incisiva sobrietà sia del giovane ufficiale Antoine che dell'ambiente poliziesco. Un polar in delicato equilibrio tra il tragico e il documentaristico non privo di violente pugnalate e commoventi rarefazioni.
Le dinamiche comunitarie degli otto fratelli trappisti del Monastero dell’Atlante in Algeria. Armoniosamente integrati nella realtà del villaggio di Tibhirine (“giardino” in arabo) ma minacciati dalle scorribande dei terroristi che imperversano nella zona, i monaci rifiutano la protezione dell’esercito e continuano la vita di sempre, con la sola precauzione della chiusura notturna del monastero. Insieme a Le petit lieutenant il miglior film di Beauvois: oltre la logica del dilemma (restare in Algeria o tornare in Francia?), Des hommes et des dieux mette in scena l'esitazione, l'incertezza e i tentennamenti profondamente umani di otto monaci senza alcuna superbia, ma tormentati dal dubbio. Oblativo.
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