La paura, la più antica delle emozioni umane, quella più stringente, quello contro cui l'uomo ha combattuto fin dalle sue origini. Ma la paura se non la puoi vincere, la puoi però esorcizzare: e così i nostri antenati attorno al fuoco narravano storie spaventose nel tentativo di dare una spiegazione ad eventi naturali per loro incomprensibili. Quando poi sono apparse le civiltà ed è nata la scrittura quelle antiche paure sono state codificate in miti e narrazioni. Sappiamo che il teatro greco faceva uso di "effetti speciali" ante litteram per spaventare a morte gli spettatori e se c'è una cosa che accomuna le varie mitologie sono proprio le narrazioni ricche di sangue, delitti, vendette divine. Tra terrori medioevali, teatro shakespeariano e grand guignol (perdonatemi il taglio ma c'è da scrivere un libro) arriviamo così ai giorni nostri, e il cinema fin dagli inizi non resta immune dall'influsso della paura. Del resto la prima, mitica proiezione non si concludeva con gli spettatori in preda al terrore per l'arrivo del treno (che pareva uscire dallo schermo)? Certo questo episodio (forse leggendario) non c'entra niente con l'horror, ma è la paura il sentimento che subito si insinua nel neonato cinema e dalla volontà di narrare la paura nasce il cinema dell'orrore. Personalmente la passione per i film horror nasce adirittura nella mia infanzia: facevo le elementari e l'allora monopolistica RAI al posto dei soliti film drammatico-amoroso-sentimentali gioia delle casalinghe ,mandò in programmazione Frankenstein. Ne vidi solo pochi minuti prima di essere spedito a letto ma bastarono: ho il ricordo di poche immagini in bianco e nero che per me rappresentano l'essenza del cinema horror, un lampo che squarcia il buoi della notte, una pioggia torrenziale e un dialogo fra persone dominato dalla paura. Poi più grandicello mi spaventai a morte con la visione del Fantasma dell'opera (quello con Lon Chaney sr.) ma anziché farmi passare la voglia di vedere film horror questa aumentò. Adolescente liceale aspettavo l'estate con ansia perché in ore tardo serali c'era sempre qualche tv (RAI3 ovvero Enrico Ghezzi in primis) che organizzavano rassegne dedicate al cinema di paura (mi ricordo il ciclo dedicato ai film tratti da E.A.Poe ed esempio). La finisco qui perché non voglio tediarvi oltre nella lettura, la passione comunque l'ho sempre continuata a coltivare nel corso degli anni. Come ho scritto altrove su queso sito (in un commento) l'horror è un genere che lo si ama o lo si rifiuta. Certo sono molti quelli che a parole dicono di essere appassionati del genere senza in realtà saperne un bel niente (e bisogna diffidare di questi ma scoprirli è invero molto facile, basta lasciarli parlare due minuti....). Chi lo ama lo segue con la meticolosità che un genere così vasto e ricco di diramazioni richiede. Sappiamo bene, noi appassionati, che sotto l'etichetta horror gira molta spazzatura, poiché registi in cerca di visibilità spesso si buttano sul genere con l'approccio sensazionalistico di chi vuol in qualche modo attirare l'attenzione (e l'horror in quanto a sensazionalismo e scandalosità non è secondo nemmeno al porno, genere con cui spesso viene ahimé accostato). Ma è grande la gioia quando si trovano (e se ne trovano) dei gioielli che sembrano creati apposta per i cultori della materia. Non è altrimenti un caso se spesso i cineclub propongono ripescaggi di classici del genere, perché (e dico una banalità per chi segue l'horror con la mia stessa passione) quando il regista trova il modo di narrare le nostre paure sotto forma di metafora sul grande schermo il prodotto che ne consegue non può non colpire lo spettatore nel profondo. Gli esempi si sprecano (da La notte dei morti viventi a Non aprite quella porta fino ad arrivare a The Village) ma quello che veramente è importante è che oggi come centomila anni fa attorno a un fuoco ci raccontiamo storie spaventose per combattere i mostri dentro di di noi. L'intenzione di questa selezione è quella di proporre titoli meno famosi (per lo meno per lo spettatore medio) e meno gettonati al fine di proporre una lettura alternativa del genere. Per tale motivo ho deciso di escludere opere famosissime e che trovano la mia assoluta venerazione (ma li trovate in mille altre playlist) a favore di titoli che apprezzo molto ma spesso non hanno trovato il giusto consenso. Un nota: nel titolo ho citato (modificandolo per adeguanrlo allo spirito della playlist) il titolo di una famosa antologia curata dai grandi (checché se ne dica) Fruttero & Lucentini che ebbe il merito di far conoscere ai lettori italiani quello che è forse(per me senza forse) il più grande autore di letteratura horror.
Con Catriona MacColl, David Warbeck, Sarah Keller, Antoine Saint John, Veronica Lazar
La più grande delle paure ovvero quella della morte. Fulci con molto meno budget riesce a creare un film in grado di competere con il ben più acclamato e quasi contemporaneo Inferno. Finale di vero culto
Carpenter realizzò i suoi capolavori horror con Halloween e con Fog. Questo però è il più bell'omaggio che il cinema sia riuscito a dedicare al solitario di Providence, il grande Lovecraft (a cui era dedicata l'antologia sopra citata)
Angoscioso e claustrofobico, all'epoca venne liquidato come uni ibrido fra Alien ed Hellraiser. In realtà è un grande horror fantascientifico che a distanza di tempo sta generando emulatori (avete visto Pandorum?)
Pupi Avati ci aveva terrorizzato tutti con La casa dalle finestre che ridono (che però è un giallo - horror e non un horror puro), poi aveva toccato il genere in diverse occasioni (con una incursione più decisa ma non del tutto riuscita con Zeder). Qui si addentra in una storia esoterica che tiene lo spettatore inchiodato sulla poltrona fino all'agghiacciante finale. Un piccolo capolavoro da riscoprire.
Tratto da un videogioco e per questo un pò snobbato. Invece è un film visionario che regala immagini davvero tremende. La scena in cui la madre alla ricerca della figlia si trova proiettata in mezzo a una sorta di inferno degno dei deliri di Hieronymus Bosch è indimenticabile.
Il più bell'omaggio al film horror americano (Craven, Carpenter, Hooper) degli anni '70, remake non dichiarato ma assai ben riuscito di Non aprite quella porta. Rob Zombie passa dalla chitarra alla regia ma l'effetto è sempre quello: devastante.
Terribile e commovente al tempo stesso: tenero e straziante nelle scene in cui il protagonista ricorda il suo amore per la fidanzata e devastante nelle scene in cui compie la sua (giusta) vendetta contro i malvagi. Ed è la vendetta il sentimento narrato. Colonna sonora da urlo e una frase che resterà per sempre nei nostri cuori: "Non può piovere per sempre"
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