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L'eterno femminino: il sacro...... ed il profano
di curiosone49 ultimo aggiornamento
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L'eterno femminino: il sacro...... ed il profano

L’eterno femminino”  è l’espressione usata da Goethe nel Faust ad indicare le caratteristiche eterne, immutabili, del fascino femminile, della femminilità.
 
L’universo femminile si presenta agli occhi del maschio (specie se non più giovane) come un’entità ancora tutta da scoprire; questa (vana) ricerca fa del Curioso delle donne l’essere, al tempo stesso più ridicolo ma anche più fortunato, poiché è “la ricerca” stessa, alimentata da un mai sopito desiderio di conoscenza, che è il sale della vita…ciò sia detto nel massimo rispetto di chi invece non condivide per nulla la ricerca in questione, o magari la rivolge (a pieno diritto) verso il proprio stesso sesso….Il cinema ci offre una gran varietà di tipologie femminili: ammesso e non concesso che sia possibile estrapolare degli stereotipi, vorrei qui ricordare alcuni film che ci presentano la donna sotto diversi e contrastanti aspetti…Ai due estremi di questa “curva gaussiana” sono, da un lato, le “corpose” eroine di Brass, impegnate in un non sempre gioioso corpo a corpo con l’altro sesso, quali ad esempio appaiono in Paprika o in Miranda, e dall’altro la “Pulzella d’Orleans” Giovanna d’Arco (Rossellini), per la quale si condivide appieno il commento di Neve Che Vola [15/01/10]“…E diglielo una buona volta, o Dio, che non esisti, così la finiranno di morire per niente!….” Tra i due estremi, il cinema ci offre un universo di stereotipi: si va infatti dalla  fervente nazista, prostituta di classe al servizio del F?hrer, qual è la Margherita di Salon Kitty, sempre di Brass, poi ravvedutasi per amore, alla Salomè di Film d’amore e di anarchia (Wertmuller), fervente anarchica, e prostituta anch’essa per “fini politici” (verrebbe quasi voglia di definirla tale), alla Adriana (Stefania Sandrelli) di Io la conoscevo bene (Pietrangeli), dove “… una giovane donna senza qualità sfiora la vita al suono delle canzonette..”.[Michel 24/05/10]. Il film, definito “piccola storia ignobile” [Michel, ibidem] per la vacua quotidianità del peccare, conseguenza di una società senza valori etici, non a torto “potrebbe essere preso ad esempio della società italiana odierna..” [Fixer, 18/02/09]. E se lo sfuggire alla noia di una vita borghese e monotona costituisce il movente per l’accostamento alla prostituzione da parte della giovane Severine, (Bella di giorno, Bunuel), benestante moglie di un medico – quindi anche qui diremmo in assenza di contenuti etici – tuttavia ben presto “…. (essa) si accorge che la paura, l’imbarazzo e lo stupore provati di fronte alle perversioni dei clienti sono il sale che dà sapore alla sua sensualità, affrancandola dal mortificante peso delle convenzioni. I suoi sogni erotici sono da sempre conditi di violenza: il suo desiderio inconfessato è quello di essere posseduta, perché questa non è altro che una forma estremizzata di corteggiamento. La sua natura di donna non chiede di decidere autonomamente, bensì vuole essere scelta, inseguita, istruita sui segreti del piacere…[OGM, 12/08/10]. Quindi puttane per scelta, ovvero per puro caso, o per ignoranza oppure per noia…o megio, per piacere…ma non è un codice etico che ci sarà mai utile, perché esse sono ingiudicabili….
Nello spostarci così in un percorso ideale che ci avvicina alla Giovanna d’Arco, troviamo, quale esempio di “santità laica”, quello offerto dalla pasionaria spagnola, interpretata da Simon Signoret in La nave dei folli (Stanley Kramer), la quale, pur appesantita dalla droga, dimostra un grande coraggio, andando consapevolmente incontro al proprio destino dopo una storia d’amore (corrisposto, ma impossibile) con il medico della nave….E, a proposito di amori impossibili, in Per chi suona la campana (Sam Wood) troviamo il viso “angelicato” di Maria, indimenticabile….!
Ma vi siete accorti che tutte queste sono stereotipi di sante, madonne o puttane?  Non può esserci un rapporto “normale” del cinema con la donna?…

 
 

 

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