Passione
- Drammatico
- Svezia
- durata 101'
Titolo originale En Passion
Regia di Ingmar Bergman
Con Max von Sydow, Liv Ullmann, Bibi Andersson; Erland Josephson
scusi signor regista, per fare la passione la levetta va messa in modalità A o B?
Ovvero,come dar misura di un valore logaritmico nel cinema italiano in base al rapporto espresso tra grandezze recitative omogenee, estreme, e possibilmente sputazzanti nelle fasi di alto pathos.
Far di necessità virtù. Non so chi l’abbia inventato questo concetto, ma conosco diversi che ne hanno adottato la sostanza, con spudoratezza più o meno velata. C’era una volta un tale nel cui nome era segnato un destino. Bell. Vuol dire campana. Mia zia è “sorda come una campana”. Si dice, no? La mamma di Bell era più sorda di mia zia. Sua moglie pure. Ma come si fa a definire sorda una campana? Provate a starci sotto. Sordi ci diventate voi. Mia zia non è mai stata in una campana. La mamma e la moglie di Alexander Graham Bell non lo so. So solo che il tizio in questione capì che quella cosa a forma di enorme bicchiere barocco rovesciato, con batacchio pendulo, emetteva suoni. Non so se altri se ne erano accorti prima, ma Lui, anzi, Egli sì, e desunse, dalle sue attente osservazioni scientifiche, che la campana è una cosa che se la sballottoli la domenica mattina fa una tale cagnara bestia da indurre non pochi fedeli a valutare l’ateismo come possibile stile di vita alternativo. Ora, domando: come si calcola una misura lineare? In metri, naturalmente (mia nipote che a scuola c’ha tutte A conosce pure il decametro). Come si calcola il peso di qualcuno che pesa tanto? In kilogrammi, talvolta in quintali. Potremo andare avanti così per ore. Il campanaro dalla mamma sorda dribblò tutte le possibili questioni e passò al dunque: Come si calcola l’intensità di un suono emesso? Bella domanda. Così, se sei il primo a pensare a una domanda scema, hai anche il diritto di dare il nome all’unità di misura che ne determina la risposta. Il sig. Metrònio inventò il metro, il Cav. Litrùsio inventò il litro. Mr Bell inventò il Bel, l’unità di misura che deriva dal suo nome, sebbene orbata di un’eccedente L. Così, giusto per abbreviare. Nei libri di fisica il nome non ci stava tutto, Bell era troppo lungo, e poi non doveva essere un nome, ma una sigla. Bell inventa il Bel. Però l’ha inventato troppo grosso, forse perché l’ha tarato proprio su una campana. Che te ne fai di un Bel così enorme? E’ come se Metrònio avesse inventato il kilometro chiamandolo metro. Di colpo Magalli diventerebbe Gulliver. Così per farne un uso più esteso, si è adeguatamente pensato di decimarne l’entità, e sminuzza che ti ri-sminuzza, ecco bell’e pronto il Decibel. Qualche decennio dopo ci avrebbe pensato Micheal Bay a riportare il “suonòmetro” a grandezze tali da far sembrare una campana più simile al sonaglio di un micio. Eppure, stranamente, i film di Mr Bay non si misurano in Kilobel, ma sempre in Decibel, perché ormai il nome era stato dato. E quando si da un nome ad una cosa la si consegna all’eternità. Nel frattempo, qualche km più a nord-est un tale di nome Ingmar Bergman (uno talmente allegro che in confronto il Carmina Burana di Carl Orff è Kiss me Licia) si rendeva motore ignaro di un fenomeno che avrebbe trovato applicazione molto più a sud, nella penisola meno bergmaniana che si possa immaginare: nel cuore di Chistèopaésedosoooole. Nella fattispecie nel cinema italiano contemporaneo. Chiamò un suo film “Sussurri e grida”. Anzi, “Viskiningar Och Rop”. Ma dato che Morandini non riusciva a pronunciarlo senza sputacchiare via la dentiera, lo si è reso come tutti lo conosciamo. Sussurri e grida. Due parole che descrivono l’ampio spettro delle capacità recitative degli attori italiani contemporanei: recitano in due modalità. C’hanno il tasto dietro l’orecchio. O recitano in modalità “sussurri”, quindi sussurrano (e non si capisce uno scragnafruzzo), o recitano in modalità “grida”, quindi gridano (e non si capisce uno scragnafruzzo). Così il cinema italiano, o gran parte d’esso, s’è rintanato in quei soliti ambienti grigioscuri interni, con mariti che scornazzano le mogli, madri che urlano con figlie emo che ascoltano i modà e parlano come il mio tom tom. Già, il mio tom tom! Piatto. Perché a metà tra la modalità A e la modalità B c’è una posizione neutra dove vengono azzera
ti i toni medi. Un dialogo pensato in toni medi è un dialogo piatto. Provate ad ascoltarlo ad occhi chiusi. In confronto Tom-Tom-Chiara è la Magnani. Insomma, se non bisbigliano gridano, e se non gridano recitano come il mio tom tom. Stop. Non una sfumatura in più. Questo perché nel cinema italiano si prediligono i valori estremi, appiattendo quelli intermedi. Perché noi italiani siamo gente semplice e amiamo semplificare. Così, una volta individuato il criterio oggettivo lo si scompone e se ne trae la formula. Data, perciò, una scala logaritmica relativa ad un valore di espressività recitativa, è possibile calcolare l’intensità del coefficiente denominato Pathos (P) secondo un’unità di misura intesa a decifrarne la densità. Tale scala parte da valori negativi, inferiori allo zero, denominati “sussurri”, a valori isterici, superiori a +100, denominati “grida”, passando per i valori tomtòmici, posizionati sul piattume della fascia intermedia, solitamente pari a 0. Per dar ordine a tanta imbecillità algebrica, si è pensato di estrarre un’adeguata unità di misura, calcolata in DeciBerg (in oltraggio all’ignaro autore sveziano). Poi si posiziona il decibergòmetro vicino allo schermo e si comincia a misurare: questo è utile per stabilire se Silvio Muccino sussurra, grida o tomtomizza. Il grafico delle misurazioni rivela un valore medio calcolato come segue: sommando i toni “sussurrici” (-S) ai toni “gridici” (+G) ai toni “tomtomici” (T - sempre uguale a 0) e dividendo per 3 si ottiene il valore Pathos (P) espresso in Deciberg (db). Ad esempio, il pathos di Muccino è uguale a -275 +322 +0 / 3 = 15,666666667. Arrotondando possiamo dire che il Pathos di Muccino è pari a 15,7 db. Un valore molto vicino allo zero del mio Tom Tom (che secondo me recita meglio!) Talvolta quando grida, però, parte pure lo sputazzo. Serve a dare più realismo. Questo farebbe salire il valore di qualche punto. Più o meno 16,2 db. Una volta ho avuto l'idea di misurare il mio minipimer. Segnava 18,4. Tre ore dopo è arrivata la sua candidatura al David di Donatello.
Sputazzosamente, vostro Dummy.
Titolo originale En Passion
Regia di Ingmar Bergman
Con Max von Sydow, Liv Ullmann, Bibi Andersson; Erland Josephson
scusi signor regista, per fare la passione la levetta va messa in modalità A o B?
Titolo originale Sokout
Regia di Mohsen Makhmalbaf
Con Tahmineh Normatova, Nadereh Abdelahyeva, Goibibi Ziadolahyeva
talvolta è sacro
Titolo originale Skammen
Regia di Ingmar Bergman
Con Liv Ullmann, Max von Sydow, Sigge Fürst, Gunnar Björnstrand
magari ce ne fosse un po’ di più
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