Il tagliagole
- Drammatico
- Francia
- durata 95'
Titolo originale Le boucher
Regia di Claude Chabrol
Con Jean Yanne, Stéphane Audran, Antonio Passalia, Roger Rudel

Con Chabrol scompare l'ultimo dei grandi artigiani del cinema, non solo francese. Non catturato dalle avanguardie degli anni Sessanta (ma non per questo ostile, vedi la collaborazione con Jean Luc Godard in un episodio dei Sette peccati capitali, 1961), - nouveau roman alla Resnais o alla Robbe-Grillet, ma anche al cinema-veritè, Chabrol, fin dagli inizi si mostra interessato (come un moderno Balzac) all'indagine dei vizi privati e pubbliche virtù della piccola e media borghesia (Le Beau Serge, 1957, I cugini, 1958). Capisce prima degli altri registi che la chiave dell'indagine è racchiusa nel roman policier (A doppia mandata, 1959: Landru, 1963; Il tagliagole, 1969; Ucciderò un uomo, 1969) e persegue con questa chiave di lettura fino agli ultimi film. Non è casuale che quasi la metà dei suoi film siano ispirati ad autori 'popolari' (in Italia reperibili nei 'Gialli Mondadori' (Quando la bestia muore di Nicholas Blake, 1969; All’ombra del delitto di Charlotte Armstrong, 1970; Dieci incredibili giorni di Ellery Queen, 1971;Il buio nella mente di Ruth Rendell, 1991; Grazie per la cioccolata, ancora Charlotte Armstrong; La damigella d'onore, sempre di Ruth Rendell, 2004). Due suoi capolavori sono tratti da Georges Simenon (I fantasmi del cappellaio, 1982; Betty, 1992). Alla grande Patricia Highsmith si rifà Il grido del gufo del 1987; alle trame fulminanti dei racconti di Stanley Ellin (molto amato da Hitchcock, Ellin come Roald Dahl ha ispirato molti episodi della serie Hichcock Presents ) Leda del 1959. Non sono secondari i film ispirati a grandi autori anche se non del tutto riusciti (Sterminate gruppo zero, Jean-Patrick Manchette, 1974; Il sangue degli altri, Simone De Beauvoir, 1984; Giorni tranquilli a Clichy, Henry Miller, 1990; Madame Bovary, Gustave Flaubert, 1991).
Sarebbe piaciuto molto a Karl Marx questo disincantato, cinico, anarchico, irriverente ‘narratore di confine’, (nel senso di non-allineamento o cedimento alle mode correnti), ma i tempi di Claude Chabrol sono quelli della Comune di Parigi non quelli della rassegnazione imperante nella Francia di Sarkozy o nell’Italia letamaio di Berlusconi.
Au revoir monsieur le directeur
Titolo originale Le boucher
Regia di Claude Chabrol
Con Jean Yanne, Stéphane Audran, Antonio Passalia, Roger Rudel
Titolo originale Les fantômes du chapelier
Regia di Claude Chabrol
Con Michel Serrault, Charles Aznavour, Monique Chaumette, François Cluzet
Titolo originale Betty
Regia di Claude Chabrol
Con Marie Trintignant, Stéphane Audran, Jean-François Garreaud, Yves Lambrecht
Titolo originale La décade prodigieuse
Regia di Claude Chabrol
Con Anthony Perkins, Michel Piccoli, Marlène Jobert, Orson Welles, Guido Alberti
Titolo originale A double tour
Regia di Claude Chabrol
Con Madeleine Robinson, Antonella Lualdi, Jean-Paul Belmondo
Titolo originale La cérémonie
Regia di Claude Chabrol
Con Sandrine Bonnaire, Isabelle Huppert, Jacqueline Bisset, Jean-Pierre Cassel
Titolo originale Le beau Serge
Regia di Claude Chabrol
Con Gérad Blain, Jean-Claude Brialy, Michèle Meritz, Bernadette Lafont
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Ho saputo qui ed ora della morte di Claude Chabrol, un autore che mi piace molto. C'è "sempre un'altra storia, c'è più di quello che si mostra all'occhio", recita la didascalia alla fine di "Bellamy", l'ultimo suo film, riprendendo dei versi di W.H.Auden. Una frase che, adesso, suona come un commiato annunciato e che segna in maniera cristallina il suo modo di fare cinema : raffinato ed elegantemente enigmatico. Un cinema che si nutre di sensazioni perchè le cose importanti sono quelle che accadono sottotraccia, più a livello percettivo che cognitivo. In superficie abbiamo sempre l'accurata delineazione psicologica dei personaggi, quella che ci lascia intendere anche ciò che non vediamo. Come già mi è capitato di scrivere, questo è stato sempre il modo con cui Chabrol ha inteso esplicitare la sua "militante" accusa alla morale borghese : smascherare il torbido che cova sotto ogni esistenza apparentemente proba. Proprio in questo periodo ho recuperato un pò di suoi film (compresi alcuni che non vedo da qualche anno come "Il tagliagole", "L'amico di famiglia", "Madame Bovary") perchè avevo intenzione di dedicargli una playlist. Intanto ringrazio Lorenzo per il bell'omaggio che gli ha tributato e ci ha offerto. Colgo l'occasione per fare lo stesso con Steno79, Panflo e Maghella. Idealmente, questo scritto sarebbe potuto apparire a commento dei loro tributi.
@Caro Peppe Comune, non capita spesso che la scomparsa di un uomo di cinema colpisca tanto da indurre più utenti a dedicargli una playlist-omaggio. Non è capitato per Rohmer né per Corneau. Io stesso, prima di pubblicare questo mio ricordo sentimentale-letterario - pensato inizialmente come un commento a una delle play (Steno79, panflo, maghella) - ho esitato se pubblicarlo nella forma di playlist. La ricchezza dei motivi dominanti nel cinema di Chabrol mi ha indotto a mettere in evidenza la natura popolare del suo cinema che non si è mai reso estraneo al pubblico con pose autoriali (di conseguenza, autoritarie) ma lo ha fatto partecipe di quelle che tu, con molta efficacia definisci "cose importanti che accadono sottotraccia". Molte playlist, quindi, per un regista non riconducibile a una reductio ad unum, tutte molto partecipi perché quelli che le hanno scritte e chi le ha commentate sono consapevoli che Chabrol non lascia eredi. Steno79 ha scritto che la critica italiana è spesso stata tiepida con Chabrol, non lo è stata ai tempi della critica militante (sic) quando il regista francese appariva reazionario, non lo è stata in tempi recenti quando l'arrivo di 'un altro film di Chabrol' era visto con un certo fastidio. Eppure, pochi come 'un altro Chabrol' hanno indagato le ragioni del disfacimento della ratio illuministica e i meccanismi del dominio all'interno di gruppi familiari e sociali.
Ho amato alla follia lo Chabrol di LE BEAU SERGE e LES COUSINS. Mi è molto piaciuto IL TAGLIAGOLE e STEPHANE UNA MOGLIE INFEDELE. Altri mi sono piaciuti e altri meno, specie quelli dell'ultimo periodo. Riconosco in lui un vero maestro e condivido la tua opinione circa la sua indagine-denuncia sui vizi privati e pubbliche virtù e sul fatto che il romanzo poliziesco è la chiave di un'indagine. Ricordo pure i suoi appassionati articoli sui Cahiers, assieme a quelli di Truffaut, Tavernier e Rohmer. Era una Francia che si liberava dal "cinéma de papà" e si avviava ad essere un'ennesima avanguardia culturale. Chagrin et pitiè. adieu, Claude!
mi manca ancora qualche suo film ma tutti quelli che ho visto mi sono piaciuti molto altri moltissimo, tra i preferiti dico "Il buio nella mente" e "Grazie per la cioccolata" oltre a quelli con la Audran, deduzione: per me è parecchio difficile in questo caso avere delle preferenze :))), ciao!
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