E’ stata posticipata per ben tre volte (in cinque mesi) la data d’uscita nelle sale, ma finalmente oggi 27/08/2010 è il grande giorno: “Il rifugio” di Francois Ozon è arrivato anche in Italia. In molti dicono che è il capolavoro definitivo del giovane ma già navigato regista francese, e, tanto per cambiare, abbiamo rischiato di non vederlo mai, se non fosse stato per l’audacia di Teodora. Personalmente nutro grande stima per questo regista, che in patria è amatissimo, mentre qui da noi molto meno (preferiamo forse idolatrare Verdone, Ozpeteck o Tornatore, che non valgono un suo mignolo?) e approfitto dell’evento per ripercorrere alcune delle sue tappe a mio (sindacabile) giudizio più salienti della sua già corposa carriera.
Il film è successivo in realtà a “Il rifugio”, ma è stato distribuito prima di quest’ultimo. Lo immaginate un film sul proletariato, un figlio che arriva dove non ci sono soldi, con un sottofondo fantasy? Vedere per credere.
Con Melvil Poupaud, Jeanne Moreau, Valeria Bruni Tedeschi, Marie Rivière, Daniel Duval
Capolavoro. Nettamente spiazzante (si fa fatica a spiegare con certezza molte delle scelte del protagonista, che si scopre vicino alla morte), porta lo spettatore a riflettere su tematiche quali temporaneità della vita, famiglia, dolore; evita il sentimentalismo ma non la sensibilità nel raccontare senza sconti, forzature o scorciatoie quel "tempo che resta”.
Commedia teatrale tinta di giallo (vago il riferimento nientemeno che ai 10 piccoli indiani di Agata Christie) con un cast femminile di prim’ordine (tra cui l’immensa Isabelle Huppert) conferma l’ecletticità di Ozon.
Con Charlotte Rampling, Bruno Cremer, Jacques Nolot, Alexandra Stewart, Pierre Vernier
Il marito di una signora borghese scompare in mare. Ma lei non accetta la perdita e si comporta come se il coniuge fosse lì. L’incapacità di reagire alla perdita e al dolore. Film intimo e personalissimo.
Con Natacha Régnier, Jérémie Rénier, Miki Manojlovic, Salim Kechiouche
Con andamento tortuoso e continua propensione a stupire lo spettatore, Ozon si misura con la complessità della sfera sessuale e mentale restando assolutamente fuori dai canoni classici
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