Ultimamente trovo che la comunicazione vocale sia sempre più difficile: le incomprensioni creano dei muri insormontabili, dei terreni minati che impediscono una futura relazione... Troppi non detti, troppi equivoci, troppe menzogne o omissioni... E allora forse la soluzione è recuperare quella forma di comunicazione che giunge sempre a buon fine, perchè contiene la vera essenza dei propri pensieri, perchè le parole vengono calibrate durante il tempo necessario a far scorrere la penna sul foglio immacolato. Le lettere sono memoria, sentimento, amicizia, amore, sogni, disperazione, delusione... VITA!
Dei veri e propri dialoghi di carta si susseguono per anni tra una simpatica scrittrice americana e i dipendenti di una storica libreria londinese; dialoghi basati sull'amore per la letteratura, e sul bisogno di trovare persone con le stesse passioni. Anne Bancroft e Anthony Hopkins sono gli splendidi protagonisti, i loro volti si specchiano nelle lettere che scrivono, non c'è nulla della loro personalità che esca dalle righe. I due non riusciranno mai ad incontrarsi, sebbene si scambino per anni polverose copie di vecchi libri, ma forse questo è il finale più appropriato per un film che racconta come la parola scritta sia più efficace di quella parlata.
Un film profondo e commovente: la straordinaria Meryl Streep interpreta Francesca, una donna che ha racchiuso tutta le emozioni della sua vita in una lungo diario, che ha nascosto dentro di sè e in quelle pagine i momenti essenziali dell'esistenza, altrove grigia e monotona. La storia d'amore col fotografo Robert è emblematica: lui immortala le emozioni su pellicola, lei su carta, in una confessione dedicata ai figli che non l'hanno mai realmente conosciuta. Dopo un iniziale rifiuto, pagina dopo pagina emerge finalmente l'immagine di una persona "nuova", complessa e unica, una madre di cui essere fieri.
Due le lettere in questo splendido capolavoro di Steven Spielberg: la prima, quella destinata alla madre dei tre fratelli morti in guerra, in cui a nome della Patria intera si riesce ad esprimere il ringraziamento per una devozione che ha portato morte ed orgoglio al tempo stesso. Sono parole che possono rincuorare, parole importanti che tengono unita una nazione di fronte all'orrore dei propri morti. La seconda, quella del soldato Caparzo, che coperta di sangue passa di mano in mano, trascritta e gelosamente protetta dai compagni per poter giungere al padre: pur ignorandone il contenuto, intuiamo che si tratta di una comunicazione estremamente preziosa, l'unico brandello di vita privata che durante la vita militare riesce a sopravvivere.
"È notte ed è molto tardi, qualcuno qui attorno sta suonando "La vie en rose", è la maniera francese per dire "sto guardando il mondo con degli occhiali colorati di rosa" ed è esattamente quello che provo io adesso... Ho imparato tante cose qui... non solo a cucinare, ma una ricetta molto più importante: ho imparato a vivere. Ho imparato ad essere qualcosa di questo mondo che ci circonda, senza stare lì in disparte a guardare. Stai pur certo che ormai non la fuggirò più la vita, e neanche l'amore." Non riuscirei mai a parlare così direttamente a mio padre, forse per lettera... Una citazione così è migliore di ogni mio commento, ma la ciurma di impiegati che nella cucina della villa aspettano con ansia di leggere in compagnia le lettere dell'amata Sabrina sono memorabili!
La lettera incriminata, quella che Robbie scrive di getto all'amata Cecilia e che non sarebbe mai dovuta giungere a destinazione, sostituita da una più diplomatica lettera di scuse dopo il primo "focoso" incontro... Esiste dimostrazione migliore di come il foglio bianco sia il più gradito dei confidenti? La sincerità della passione che scoppia nel cuore del protagonista deborda dalle righe, colpisce chi deve colpire ma purtroppo genera una serie di ricadute impreviste che portano all'infelicità, in un periodo storico dominato dalla disperazione. E il non detto, il senso di colpa e i sentimenti non espressi finiscono per recare danni ancora più devastanti.
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