Possession
- Drammatico
- Francia, Germania
- durata 127'
Titolo originale Possession
Regia di Andrzej Zulawski
Con Isabelle Adjani, Sam Neill, Heinz Bennent, Margit Carstensen, Johanna Hofer
19/04/2010 h. 21.39
Sette incipit di romanzi che sono diventati film.
Esistono libri con incipit folgoranti:
"Chiamatemi Ismaele" (Moby Dick di Hermann Melville)
"Il sole splendeva, senza possibilità di alternative, sul niente di nuovo" (Murphy di Samuel Beckett)
"A questo mondo tutto è cominciato con un sì." (Clarice Lispector - L'ora della stella)
"Perduta per timidezza l'occasione di morire, uno scrittore infelice decide di curarsi scrivendo un libro felice" (Argo il cieco di Gesualdo Bufalino)
e così via.
Ci sono incipt più lunghi, ho scelto come esempi questi brevi per non scrivere a lungo.
Dei quattro incipit sopra riportati, uno solo ha ispirato un film, un buon film ma assolutamente 'traditore' del grande romanzo.
Questa play è un invito agli utenti: chi ne ha voglia e tempo può partecipare inserendo nei commenti l'incipit di un libro (romanzo, testo teatrale, ecc) che è diventato un film. Non importa quanto riuscito sia stato il film, importa che l'incipit sia 'bello' (non riesco a trovare un aggettivo migliore).
19 aprile 2010, 22:01 di astronomy domine
“Le centocinquanta passioni semplici, o di prima classe, che compongono le trenta giornate di novembre occupate dalla narrazione della Duclos, alle quali sono inframezzati gli avvenimenti scandalosi del castello, in forma di diario, durante quel mese. PRIMA GIORNATA Tutti si alzarono il primo di novembre alle dieci del mattino, com’era prescritto dai regolamenti, dai quali si erano mutualmente giurati di non allontanarsi in nulla. I quattro fottitori che non avevano condiviso il letto degli amici portarono, appena alzati, Zéphire dal duca, Adonis da Curval, Narcisse da Durcet, e Zélamir dal vescovo.”
(Donatien Alphonse François de Sade, Le 120 giornate di Sodoma) [Salò o le 120 giornate di Sodoma, Pier Paolo Pasolini 1975]
19 aprile 2010, 22:23 di grundrisse
“Più di sette anni fa, a Dan-no-ura, nello stretto di Shimonoseki, è stato combattuta l’ultima battaglia tra la Heike, o clan Taira e il Genji, o clan Minamoto. Lì la Heike è stata sterminata, con le loro donne e i bambini e loro neonato imperatore allo stesso modo ora ricordato come Antoku Tenno. E quel mare e quelle scogliere sono stati maledetti per Settecento anni... Vi ho raccontato degli strani granchi trovati lì, chiamati granchi Heike, hanno sembianze umane e si dice essere gli spiriti dei guerrieri Heike. Ma ci sono molte cose strane che accadono lungo la costa. Nelle notti oscure migliaia di fuochi fatui illuminano la spiaggia, i pescatori li chiamano Oni-bi o demone-incendi; e, ogni volta che i venti soffiano impetuosi, un clamore di battaglia proviene da quei flutti.” (Lafcadio Hearns, Kwaidan) [Masaki Kobayashi, 1964]
20 aprile 2010, 00:05 di astronomy domine
“Alla fine del diciannovesimo secolo nessuno avrebbe creduto che le cose della terra fossero acutamente e attentamente osservate da intelligenze superiori a quelle degli uomini e tuttavia, come queste, mortali; che l’umanità intenta alle proprie faccende venisse scrutata e studiata, quasi forse con la stessa minuzia con cui un uomo potrebbe scrutare al microscopio le creature effimere che brulicano e si moltiplicano in una goccia d’acqua. Gli uomini, infinitamente soddisfatti di se stessi, percorrevano il globo in lungo e in largo dietro alle loro piccole faccende, tranquilli nella loro sicurezza d’esser padroni della materia. Non è escluso che i microbi sotto il microscopio facciano lo stesso.”
(H.G.Wells, La guerra dei mondi) [Byron Haskin, 1953; Steven Spielberg, 2005]
20 aprile 2010, 00:42 di astronomy domine
“E Vostra Signoria sappia prima di tutto che mi chiamano Lázaro di Tormes, figlio di Tomé Gonzáles e Antona Pérez, originari di Tejares, villaggio vicino Salamanca. La mia nascita avvenne dentro il fiume Tormes, e per codesta ragione ho questo soprannome.”
(Anonimo, Lazarillo de Tormes) [César Fernandez Ardavín, 1959; Le avventure e gli amori di Lazaros de Tormes. Fernando Fernán Gómez 2001]
20 aprile 2010, 00:52 di astronomy domine
“Ormai il rombo del grande organo si era trasformato in un ruggito, e premeva, come un gigante che cercasse di issarsi in piedi, contro il soffitto a volta, nel tentativo di sfondarlo per andare a disperdersi nell’aria libera. Freder rovesciò il capo all’indietro, mentre gli occhi fissavano intensamente, senza vederlo, un punto davanti a loro. Le mani creavano la musica dal caos delle note; lottavano con la vibrazione del suono e lo facevano fremere fin nel profondo più intimo. Non era mai stato così vicino alle lacrime nella vita e, in quella felicità disperata, urlò con tutto se stesso per l’emozione che lo inebriava.”
(Thea von Harbou Lang , Metropolis) [Fritz Lang, 1927]
20 aprile 2010, 01:30 di cantautoredelnulla
“Ieri soffiava un vento conosciuto. Un vento che avevo già incontrato. Era una primavera precoce. Camminavo nel vento a passi decisi, rapidi, come tutte le mattine. Eppure avevo voglia di ritrovare il mio letto e distendermi, immobile, senza pensieri, senza desideri, e di restare sdraiato fino al momento in cui avrei sentito avvicinarsi quella cosa che non è voce né gusto né odore, solo un ricordo vaghissimo, venuto da oltre i limiti della memoria.”
(Agota Krystof, Ieri) [Brucio nel vento, di Soldini, 2001].
“E’ sicuro di non voler entrare? Il bicchiere della staffa... Va bene, però ci rivediamo prima che io rientri in città. Parto... lunedì. Che ne dice di domenica?... Mia moglie prepara un margarita eccezionale... Lei non sa quanto le sia grato per... Ci vediamo domenica, allora. - Paulina mette via la pistola e poi si nasconde dietro le tende. L’auto riparte, i fari attraversano il soggiorno.”
(Ariel Dorfman e Roman Polanski, La morte e la fanciulla) [Roman Polanki, 1995]
20 aprile 2010, 10:28 di astronomy domine
“Londra. Una strada. Entra Riccardo, duca di Gloucester, solo. Gloucester: Ora l’inverno della nostra amarezza s’è cambiato in gloriosa estate a questo sole di York; e tutte le nuvole che pesavano sulla nostra casa sono sepolte nel profondo cuore dell’oceano. Ora le nostre fronti sono strette da ghirlande di vittoria; le nostre armi contorte appese per memoria, i nostri bruschi allarmi mutati in lieti convegni, le nostre terribili marce in amabili danze. La guerra dal viso arcigno ha spianato la sua fronte corrugata, e ora, invece di montare bardati destrieri per atterrire il cuore dei tremendi nemici, salta lievemente nella stanza d’una lady al diletto lascivo d’un liuto.”
(William Shakespeare, Riccardo III) [Laurence Olivier, 1955; Richard Loncraine, 1995; Al Pacino, 1996]
20 aprile 2010, 13:22 di curiosone49
“Vedevo la sua massa nera e la linea delle gambe nel quadrato della porta, all’inizio delle scale. Giulia scendeva sempre col venire del fresco. Metteva la testa sulle ginocchia e guardava la gente sulla strada, oppure dormiva.. Ma spesso sedeva lì masticando un pezzo di pan secco, e i giovani del bar di fronte le guardavano le gambe nude.”
(Giose Rimanelli, Tiro al piccione) [Giuliano Montaldo, 1961.
20 aprile 2010, 13:59 di curiosone49
“… .mi pareva che ci fosse qualcosa non solo di ingiusto, ma anche di volgare in quel modo di prendersela sempre con i più deboli. Mi guardava attorno sentendo crescere il mio disagio: i compagni del collegio, più o meno tutti, mi parevano rozzi e superficiali. Mi sentivo diverso ed estraneo da quella masnada di ragazzi di buona famiglia soddisfatti e spesso viziati”
(Louis Malle, Arrivederci ragazzi) [Louis Malle, 1987; il romanzo è tratto dal film omonimo]
20 aprile 2010, 14:15 di Marcello Del Campo
“Avevo intenzione di ispezionare le postazioni della prima linea nelle ore che precedevano l’alba, e perciò quella notte me ne andai a dormire alle nove, dopo aver ordinato che mi svegliassero alle quattro in punto della mattina.”
(Vladimir Gobolomov, L’infanzia di Ivan [Andrej Tarkowski, 1962]
20 aprile 2010, 14:16 di Marcello Del Campo
“Si svegliò, aprì gli occhi. La stanza gli diceva poco o niente, profondamente immerso com’era nel non-essere da cui era appena affiorato. Se l’energia di accertare la propria collocazione nel tempo e nello spazio gli mancava, gliene mancava anche il desiderio.”
(Paul Bowles, Il tè nel deserto [Bernardo Bertolucci, 1990]
20 aprile 2010, 14:16 di Marcello Del Campo
“Dei siciliani scapoli che si stabilirono a Roma intorno al 1930, otto per lo meno, se la memoria non m’inganna, affittarono ciascuno una casa ammobiliata, in quartieri poco rumorosi e frequentati, e quasi tutti andarono a finire presso insigni monumenti, dei quali però non seppero mai la storia né osservarono la bellezza, e talvolta addirittura non li videro.”
(Vitaliano Brancati, Il bell’Antonio [Mauro Bolognini, 1960]
20 aprile 2010, 14:17 di Marcello Del Campo
“Giovanni Percolla aveva quarant’anni, e viveva da dieci anni in compagnia di tre sorelle, la più giovane delle quali diceva di essere ‘vedova di guerra’.”
(Vitaliano Brancati, Don Giovanni in Sicilia [Alberto Lattuada, 1966]
20 aprile 2010, 14:17 di Marcello Del Campo
“23 giugno 1952. Mi trovo seduto sulla terrazza dell’albergo Baglioni, innamorato di mia moglie. Sono le dieci di sera. Ho terminato di mangiare e, grazia alla vitalità che mi ha infuso il vino gelato di Chianti, fra i pensieri che possono eccitarmi a una dolce fantasticheria, me scelgo uno che, in uno stato diverso, mi sembrerebbe noioso o addirittura lugubre: fra pochi giorni, avrò compiuto quarantacinque anni.”
(Vitaliano Brancati, Paolo il caldo [Marco Vicario, 1973]
20 aprile 2010, 14:18 di Marcello Del Campo
“Impossibile far la passeggiata quel giorno. La mattina, invece, avevamo errato per un’ora per le macchie spoglie, ma dopo pranzo (la signora Reed, quando non aveva compagnia, pranzava presto) il freddo vento invernale aveva ammassato delle nuvole così cupe, e cadeva una pioggia così insistente, che di andar fuori non si parlò neppure. Me ne rallegrai. Non ho mai amato le passeggiate lunghe, specialmente nei pomeriggi rigidi.”
(Charlotte Brontë, Jane Eyre [Franco Zeffirelli 1995; Delbert Mann, Nel castello dei Rochester, 1970]
20 aprile 2010, 14:19 di Marcello Del Campo
“Ritorno adesso da una visita al mio padrone di casa: l’unico vicino con il quale avrò a che fare. Magnifico paese, questo. Credo che in tutta l’Inghilterra non avrei potuto trovare un luogo così discosto da ogni rumore mondano. Un vero paradiso del perfetto misantropo: e il signor Heathcliff ed io siamo fatti apposta per dividerci tanta solitudine.”
(Emily Brontë, Cime Tempestose [William Wyler, Una voce nella tempesta, 1939; Luis Buñuel, 1953; Robert Fuest, 1970]
20 aprile 2010, 14:19 di Marcello Del Campo
“Un giorno di primavera, nell’ora di un tramonto straordinariamente caldo, a Mosca, agli stagni Patriarshie, apparvero due signori. Il primo, che indossava un completo estivo sul grigio, era di bassa statura, grasso, calvo, teneva in mano un dignitoso cappello, e sul suo viso ben rasato erano collocati degli occhiali di dimensioni spropositate con la montatura di corno nero. Il secondo - un giovanotto dalle spalle larghe e dai capelli rossicci e arruffati, con un berretto a scacchi appoggiato sulla nuca, - portava una camicia da cow-boy, dei pantaloni bianchi spiegazzati e sandali neri.”
(Michail Bulgakov, Il maestro e Margherita [Aleksandar Petrovic, 1972]
20 aprile 2010, 14:19 di Marcello Del Campo
““Oh, Diomede! Come va? Ceni con Glauco, stasera? - disse un giovanotto di piccola statura, che indossava la toga con quelle pieghe molli ed effeminate che rivelavano il signore e il damerino. Ahimè no, Clodio mio! Non mi ha invitato, - rispose Diomede, un pezzo d’uomo grande e grosso, di mezza età. - Per Polluce, che brutto tiro! Dicono che le sue cene siano le più splendide di Pompei.”
(Edward George Bulwer-Lytton, Gli ultimi giorni di Pompei [Carmine Gallone, Amleto Palermi, 1926; Ernest B. Schoedsack, 1935; Mario Bonnard (e Sergio Leone), 1959]
20 aprile 2010, 14:27 di Marcello Del Campo
“Una mattina del febbraio 1960, a Milano, l’architetto Antonio Dorigo, di 49 anni, telefonò alla signora Ermelina. ‘Sono Tonino, buongiorno sign...’ ‘È lei? Quanto tempo che non si fa vedere. Come sta?’ ‘Non c’è male, grazie. Sa in questi ultimi tempi un mucchio di lavoro e così... senta potrei venire questo pomeriggio?’ ‘Questo pomeriggio? Mi faccia pensare... a che ora?’ ‘Non so. Alle tre, tre e mezza’ ‘Tre e mezza d’accordo’ ‘Ah senta, signora...’ ‘Dica, dica’ ‘L’ultima volta, si ricorda? insomma quella stoffa per essere sincero non mi finiva di piacere, vorrei...’”
(Dino Buzzati, Un amore [Gianni Vernuccio, 1965]
20 aprile 2010, 14:29 di Marcello Del Campo
“Nessuno si ricorda quando fu costruita la casa dei guardiaboschi del paese di San Nicola, nella valle delle Greve, detta anche la casa dei Marden. Da quel punto partivano cinque sentieri che si addentravano nella foresta. Il primo scendeva giù per la valle verso San Nicola e a poco a poco diventava una vera strada. Gli altri quattro salivano fra i tronchi, sempre più incerti e sottili, fino a che non rimaneva più che il bosco, con gli alberi secchi e rovesciati per terra e tutte le sue vecchissime cose.”
(Dino Buzzati, Barnabo delle montagne [Mario Brenta, 1994]
20 aprile 2010, 14:33 di Marcello Del Campo
“È noto che il colonnello Sebastiano Procolo venne a stabilirsi in Valle di Fondo nella primavera del 1925. Lo zio Antonio Morro, morendo, gli aveva lasciato parte di una grandissima tenuta boschiva a dieci chilometri dal paese. L’altra parte, molto più grande, era stata assegnata al figlio di un fratello morto dell’ufficiale: a Benvenuto Procolo, un ragazzo di dodici anni, orfano anche di madre, che viveva in un collegio privato non lontano da Fondo.”
(Dino Buzzati, Il segreto del bosco vecchio [Ermanno Olmi, 1993]
20 aprile 2010, 14:47 di astronomy domine
“ Johnny stava osservando la sua città dalla finestra della villetta collinare che la sua famiglia s’era precipitata ad affittargli per imboscarlo dopo il suo imprevisto, insperato rientro dalla lontana tragica Roma fra le settemplici maglie tedesche. Lo spettacolo dell’8 settembre locale, la resa di una caserma con dentro un intero reggimento davanti a due autoblindo tedesche not entirely man ned, la deportazione in Germania in vagoni piombati avevano tutti convinto, familiari ed hangers-on, che Johnny non sarebbe mai tornato; nella più felice delle ipotesi stava viaggiando per la Germania in uno di quei medesimi vagoni piombati, partito da una qualsiasi stazione dell’Italia centrale.”
(Beppe Fenoglio, Il partigiano Johnny) [Guido Chiesa, 2000 ]
20 aprile 2010, 14:52 di astronomy domine
“Mia madre annegò la notte del 23 maggio, giorno del mio compleanno, nel tratto di mare di fronte alla località chiamata Spaccavento, a pochi chilometri da Minturno. Proprio in quella zona, alla fine degli anni Cinquanta, quando mio padre viveva ancora con noi, d’estate affittavamo una stanza in una casa contadina e trascorrevamo il mese di luglio dormendo in cinque dentro pochi roventi metri quadri.“
(Elena Ferrante, L’amore molesto) [Mario Martone, 1995]
20 aprile 2010, 15:00 di astronomy domine
“Da una settimana il signor R. Childan teneva d’occhio ansiosamente la posta. Ma il prezioso pacchetto inviato dagli Stati delle Montagne Rocciose non era ancora arrivato. Il venerdì mattina, quando aprì il negozio e vide sul pavimento solo lettere pensò: il mio cliente si infurierà. Si versò una tazza di tè istantaneo dal distributore a parete da cinque centesimi, poi prese una scopa e cominciò a spazzare; ben presto l’ingresso venne ripulito e il negozio Manufatti Artistici Americani, tutto tirato a lucido, era pronto per una nuova giornata, con il registratore di cassa pieno di spiccioli, un vaso di calendule fresche e la radio che suonava musica in sottofondo.”
( Philip K. Dick , La svastica sul sole) [2009 memorie perdute ispirato alla svastica sul sole, Si-myung Lee, 2002 ]
20 aprile 2010, 15:05 di dedo
“I due uomini apparvero dal nulla, a pochi metri di distanza, nel vicolo illuminato dalla luna. Per un istante rimasero immobili, le bacchette puntate l’uno contro il petto dell’altro, poi si riconobbero, riposero le bacchette sotto i mantelli e si avviarono rapidi nella stessa direzione.”
J.K Rowing, Harry Potter e i doni della morte) [David Yares, parte I – 2010]
20 aprile 2010, 15:05 di dedo
“In quella ridente piaggia dell’Inghilterra cui portano fecondità e delizie l’acque de Don, sorgeva in altri tempi una vasta foresta, dietro la quale si nascondevano in gran parte le montagne e le valli situate fra Sheffield e la deliziosa città di Doncaster.”
(Scott Walter, Ivanhoe) [Richard Thorpe, 1952]
20 aprile 2010, 15:07 di astronomy domine
“Quanti hanno avuto il privilegio di assistere a una festa familiare in casa Forsyte possono ben dire di essersi goduto uno spettacolo piacevole e istruttivo insieme: quello di una famiglia dell’alta borghesia in grande parata. Ma per chiunque di codesti privilegiati si fosse trovato a possedere il dono dell’analisi psicologica (dono privo di valore monetario e come tale ignorato dai Forsyte) lo spettacolo, oltreché divertente per se stesso, sarebbe valso ad illuminare uno dei più oscuri problemi umani.”
( John Galsworthy, La saga dei Forsyte) [Compton Bennett, 1949]
20 aprile 2010, 15:14 di astronomy domine
“Una sera me ne stavo a sedere sul letto della mia stanza d’albergo, a Bunker Hill, nel cuore di Los Angeles. Era un momento importante della mia vita; dovevo prendere una decisione nei confronti dell’albergo. O pagavo o me ne andavo: così diceva il biglietto che la padrona mi aveva infilato sotto la porta. Era un bel problema, degno della massima attenzione. Lo risolsi spegnendo la luce a andandomene a letto. Al mattino mi svegliai, decisi che avevo bisogno di un po’ di esercizio fisico e cominciai subito. Feci parecchie flessioni, poi mi lavai i denti. Sentii in bocca il sapore del sangue, vidi che lo spazzolino era colorato di rosa, mi ricordai cosa diceva la pubblicità, e decisi di uscire a prendermi un caffè.”
(John Fante, Chiedi alla polvere) [Robert Towne, 2006]
20 aprile 2010, 15:20 di dedo
“Amerigo Buonasera sedeva nella III Sezione penale della Corte di New York in attesa di giustizia; voleva vendicarsi di chi aveva tanto crudelmente ferito sua figlia e, per di più, tentato di disonorarla.”
(Puzo Mario, Il padrino) [Francis Ford Coppola, 1972]
20 aprile 2010, 15:21 di astronomy domine
“Il rione di Sanfrediano è “di là d’Arno”, è quel grosso mucchio di case tra la riva sinistra del fiume, la Chiesa del Carmine e le pendici di Bellosguardo; dall’alto, simili a contrafforti, lo circondano Palazzo Pitti e i bastioni medicei; l’Arno vi scorre nel suo letto più disteso, vi trova la curva dolce, ampia e meravigliosa che lambisce le Cascine. Quanto v’è di perfetto, in una civiltà diventata essa stessa natura, l’immobilità terribile e affascinante del sorriso di Dio, avvolge Sanfrediano, e lo esalta.”
(Vasco Pratolini, Le ragazze di San Frediano) [Valerio Zurlini, 1954]
20 aprile 2010, 15:24 di astronomy domine
“Quando la mamma morì tu avevi venticinque giorni, eri ormai lontano da lei, sul colle. I contadini che ti custodivano ti davano il latte di una mucca pezzata; ne ebbi anch’io una volta che venimmo a trovarti con la nonna. Era un latte denso, tiepido, un po’ acre, mi disgustò; il disgusto fu tale che lo ributtai sporcandomi il vestito: la nonna mi dette uno schiaffo. A te quel latte piaceva, ne eri ghiotto, ti giovava. Eri un bambino bello grasso, biondo, con due grandi occhi celesti. ‘“Il ritratto della salute’ diceva la nonna alle inquiline, si asciugava gli occhi eternamente umidi di pianto.”
(Vasco Pratolini, Cronaca familiare) [Valerio Zurlini, 1962]
20 aprile 2010, 15:25 di dedo
“I giovani ufficiali giapponesi non avevano mai avuto alcun dubbio sull’esito finale della guerra. Per loro la questione verteva piuttosto sul quando che su se.”
(Donald Sanford S., La battaglia di Midway) [Jack Smight, 1976]
20 aprile 2010, 15:27 di astronomy domine
“Ha cantato il grillo del Nesi carbonaio, si è spenta la lanterna dell’Albergo Cervia. Il passaggio della vettura che riconduce i tranvieri del turno di notte ha fatto sussultare Oreste parrucchiere che dorme nella bottega di via dei Leoni, cinquanta metri da via del Corno. Domani, giorno di mercato, il suo primo cliente sarà il fattore di Calenzano che ogni venerdí mattina si presenta con la barba di una settimana. Sulla torre di Arnolfo il marzocco rivolto verso oriente garantisce il bel tempo. Nel vicolo dietro Palazzo Vecchio i gatti disfanno i fagotti dell’immondizia. Le case sono così a ridosso che la luce lunare sfiora appena le finestre degli ultimi piani. Ma il gallo del Nesi, ch’è in terrazza, l’ha vista ed ha cantato.”
(Vasco Pratolini, Cronaca di poveri amanti ) [Carlo Lizzani, 1953 ]
20 aprile 2010, 15:40 di astronomy domine
“Dove c’è una costruzione, di solito ci sono tre pali corti che combaciano alla punta e da cui pende una sbarra di ferro: è la sirena dei muratori. Un badilante colpisce la sbarra con ciò che gli capita tra le mani. Alle cinque d’inverno e alle sette d’estate, il suo rintocco li fa “staccare”. Discendono dai ponti contando ogni giorno meno scalini, e danno un’occhiata al cielo: vorrebbero vederlo rosso tutte le sere Una nuvola appena, e imprecano. Alzando la voce per via del lavoro, spesso gli scappa di bestemmiare, “ma c’è da credere che Dio non se n’abbia a male”. Piuttosto che bestemmie sono cori. L’inno, quello vero, dice: Noi vivremo del lavoro o pugnando si morrà.”
(Vasco Pratolini, Metello) [Mauro Bolognini, 1970]
20 aprile 2010, 15:47 di dedo
“Legati gli uni agli altri, i prigionieri sembravano una colonna di processionarie. Sbucarono in una piccola conca, inquadrati dalle guardie vietminh che continuavano a a gridare loro: di-di, mau-len, andate avanti…più in fretta!”
(Jean Lartéguy, Né onore né gloria) [Mark Robson, 1966]
20 aprile 2010, 15:48 di dedo
“L’attacco di tosse colse Tony nel mezzo d’un rilancio. Mollò le carte, portò una mano alla bocca. Con l’altra tirò fuori il fazzoletto, ci sputò dentro. La tela si macchiò di rosso.”
(Auguste Le Breton, Rififi) [Jules Dassin, 1954]
20 aprile 2010, 15:48 di astronomy domine
“Grida di donne li sorpresero dietro l’albero. Che è stato? Domandò Sabina mettendosi in ginocchio. Le grida continuavano, tremende. Sabina scrutava, una mano sulla bocca per la paura. Finalmente videro: prima le figure nere di tre donne che correvano disperatamente lungo il ciglio della collina, poi due uomini che in fretta, piegando sulle gambe, trasportavano una cosa scura e lunga, una bara. Per un attimo apparvero, dondolando, contro il bianco del cielo, poi furono inghiottiti dal verde polveroso dei noccioli, dov’era il cimitero. Un suicida, fece Gaetano Castiglia ritornato a sedere: e lo vanno a seppellire in terra sconsacrata.”
(Giovanni Arpino, Un delitto d’onore) [Divorrzio all’italiana, Pietro Germi, 1961]
20 aprile 2010, 16:14 di dedo
“Le nubi bianco - grige dell’alba attraversavano il cielo di Ginevra come un gregge di pecore e un’autoambulanza filava lungo le vie deserte della città con la sirena in azione, simile a un belato. Il veicolo, le cui luci rosse lampeggiavano ad un ritmo nervoso, si fermò dinanzi a un massiccio edificio bianco, dalle finestre che sembravano schede di computer, e sulle quali sventolavano le bandiere di centocinquanta nazioni, salutando il vento: la sede dell’Organizzazione Sanitaria Internazionale.”
(Robert Katz, Cassandra Crossing) [George Pan Cosmatos, 1976]
20 aprile 2010, 16:24 di astronomy domine
“Alle 19.00, ora di bordo, passai fra quelli fermi accanto al pozzo e per gli scalini a mano scesi nella capsula. Ci stava giusto un uomo, con spazio appena sufficiente a muovere i gomiti. Una volta avvitato l’attacco al tubo della paratia, la tuta si gonfiò e da quell’istante non potei più fare il minimo movimento. Dritto, anzi sospeso in un cuscino d’aria, facevo corpo con lo scafo. Alzando gli occhi vidi, attraverso la cupoletta di vetro, le pareti del pozzo e, sopra, la faccia di Moddard. Subito sparì e scese il buio perché stavano sistemando il pesante cono di protezione.”
(Stanislaw Lem, Solaris) [Andrei Tarkovskij, 1971; Steven Soderbergh, 2002]
20 aprile 2010, 16:24 di dedo
“Cantami, o Diva, del Pelide Achille l’ira funesta che infiniti addusse lutti agli Achei, molte anzi tempo all’Orco generose travolse alme d’eroi, e di cani e d’agnelli orrido pasto lor salme abbandonò (così di Giove l’alto consiglio s’adempia), da quando primamente disgiunse aspra contesa il re dei prodi Atride e il divo Achille”
(Omero, Iliade) [Wolfgang Petersen, Troy, 2004]
20 aprile 2010, 16:51 di dedo
“L’onorevole Louis Sears, ambasciatore americano nel Sarkhan, era adirato. Nonostante il condizionamento d’aria che manteneva fresco il suo ufficio, si sentiva accaldato e irritato. Lisciò la pagina editoriale del Sarkhan Eastern Star, il giornale più diffuso di Haidho, e studiò accuratamente la vignetta.”
(J. William Lederer, Burdick Eugene, Il buon americano) [George Englund, Missione in Oriente, 1963]
20 aprile 2010, 17:07 di Marcello Del Campo
“Léa, regalami la tua collana di perle! Mi senti, Léa? Me la regali, questa collana?” Nessuna risposta giunse dal gran letto di ferro battuto e ottone cesellato, che luccicava nell’ombra come un’armatura. “Perché non me la dovresti regalare, la tua collana? Mi sta bene quanto a te, se non di più!”. Allo scattare del fermaglio le trine del letto si agitarono, e due magnifiche braccia nude, dai polsi sottili, sollevarono due belle mani indolenti. “Smettila, Chéri, ci hai giocato abbastanza con quella collana.”
(Colette alias Sidonie-Gabrielle, Chéri [Stephen Frears, 2009]
20 aprile 2010, 17:07 di Marcello Del Campo
“La cité Monthiers si trova chiusa tra rue d’Amsterdam e rue de Clichy. Da rue de Clichy vi si accede attraverso un cancello, e, da rue d’Amsterdam, attraverso un portone sempre aperto e l’androne di un caseggiato la cui corte costituisce appunto la cité: vero e proprio cortile oblungo dove alcune palazzine si nascondono ai piedi degli alti muri uniformi dell’isolato. Queste palazzine, che hanno in cima delle vetrate con tende simili a quelle dei fotografi, devono appartenere a dei pittori. le si immagina piene di armi, di broccati, di tele che rappresentano gatti dentro canestri o famiglie di ministri boliviani, e il maestro vi abita, sconosciuto, illustre, subissato di ordinazioni, di riconoscimenti ufficiali, protetto contro l’inquietudine dal silenzio di questo quartiere provinciale.”
(Jean Cocteau, Les enfants terribles) [Jean Cocteau, 1948]
20 aprile 2010, 17:08 di Marcello Del Campo
“In un angolo dello scompartimento fumatori di prima classe, il signor Wargrave, giudice da poco in pensione, tirò una boccata di fumo dal sigaro e scorse con interesse le notizie politiche del Times. Poi, depose il giornale sulle ginocchia e guardò fuori dal finestrino. Il treno correva attraverso il Somerset. Diede un’occhiata all’orologio: ancora due ore di viaggio.”
(Agatha Christie, Dieci piccoli indiani [René Clair, 1945; George Pollock, 1966; Peter Collinson, … E poi non ne rimase nessuno, 1974; Alan Birkinshaw, Ten Little Indians, 1989, inedito in Italia]
20 aprile 2010, 17:08 di Marcello Del Campo
“Erano circa le 5 di una mattina d’inverno, in Siria. Lungo il marciapiede della stazione d’Aleppo era già formato il treno che gli orari ferroviari internazionali indicavano pomposamente col nome di Taurus Express, e che consisteva in due vetture ordinarie, un vagone-letto e un vagone-ristorante con annesso cucinino.”
(Agatha Christie, Assassinio sull’Orient-Express) [Sidney Lumet, 1974]
20 aprile 2010, 17:09 di Marcello Del Campo
“Chi poco semina poco raccoglie. Chi vuole bella messe getti la sua semenza in un luogo così grato che Dio lo ricompensi duecento volte, perché in terra che non vale anche il buon seme secca e vien meno.”
Chrétien de Troyes, Le Roman de Perceval ou le Conte du Graal [Eric Rohmer, Perceval, 1978]
20 aprile 2010, 17:09 di Marcello Del Campo
“Eravamo in tanti a piangere. Lo zio era morto. Prima di allora, mi era capitato di piangere solo quando mi facevo male o se perdevo qualcosa. Ma avevo già visto anche degli adulti piangere. Era il periodo in cui si faceva la fame nel Rif. Era il periodo della siccità e della guerra.”
(Mohamed Choukri, Il pane nudo [Rachid Benhadj, 2005]
20 aprile 2010, 17:09 di Marcello Del Campo
“Si giocava d’azzardo in quegli anni, come si era sempre giocato, con accanimento e passione; perchè non c’era, né c’era mai stato a Luino altro modo per poter sfogare senza pericolo l’avidità di danaro, il dispetto verso gli altri e, per i giovani, l’esuberanza dell’età e la voglia di vivere.”
(Piero Chiara, Il piatto piange) [Paolo Nuzzi, 1974]
20 aprile 2010, 17:10 di Marcello Del Campo
“Da Piazza di Ponte a Campo di Fiori, padron Gregorio Ferramonti godeva la notorietà e la considerazione di un uomo, che si ritiene quasi milionario. Aveva costruito da sé la propria fortuna. Dei vecchi lo rammentavano ancora cascherino di Toto Setoli, un fornaio al Pellegrino, che lo aveva raccolto per carità.”
(Gaetano Carlo Chelli, L’eredità Ferramonti) [Mauro Bolognini, 1976]
20 aprile 2010, 17:10 di Marcello Del Campo
“La sberla è stata così forte che ho potuto tirarmi su solo dopo tredici anni. Non era, in realtà, uno schiaffo da ridere, e per tirarmelo ci si erano messi in molti.”
(Henri Charrière, Papillon) [Franklyn J. Schaffner, 1973]
20 aprile 2010, 17:11 di Marcello Del Campo
“Mi trovavo nei pressi di uno di quei casamenti della Central Avenue non ancora completamente invasi dai negri. Ero appena uscito da un negozietto di barbiere dove, secondo un’agenzia, avrebbe dovuto trovarsi un certo Dimitrios Aleidis, lavorante barbiere. La moglie di Dimitrios Aleidis aveva dichiarato d’essere disposta a spendere qualche soldo perché lui tornasse a casa. Non lo trovai mai. Del resto dalla signora Aleidis non ebbi mai un quattrino.”
(Raymond Chandler, Addio mia amata) [Irving Reis, La rivincita 1942; Edward Dmytryk, L’ombra del passato, 1945; Dick Richards, Marlowe, il poliziotto privato, 1975]
20 aprile 2010, 17:11 di Marcello Del Campo
“Me ne sto qui in California ad aspettare che il soffitto mi crolli in testa. Ci sono stati presagi in abbondanza. Dieci anni di pestilenza. Sette di siccità. Tempeste di fuoco. Valanghe di fango. Inondazioni. Epidemie. Rivolte. Scosse telluriche. Apparizioni della Vergine.”
(Mark Childress, Pazzi in Alabama) [Antonio Banderas, 1999]
20 aprile 2010, 18:21 di dedo
“Voi non sapete nulla di me, a meno che non abbiate letto un libro chiamato Le avventure di Tom Sawyer, ma non importa. Quel libro fu scritto dal signor Mark Twain, che per lo più disse la verità. C’erano delle esagerazioni, ma per lo più egli disse la verità. Questo non dimostra nulla. Non ho mai conosciuto nessuno che una volta o l’altra non dicesse bugie, eccetto zia Polly, o la vedova o forse Mary”
(Twain Mark, Le avventure di Huckleberry Finn) [Michael Curtiz, 1960]
20 aprile 2010, 18:37 di dedo
“Il giorno era nato da poco quando il capitano Hornblower salì sul ponte di poppa della Lydia. Bush, il primo ufficiale, ch’era di guardia, si toccò il berretto, ma non gli rivolse la parola: in un viaggio che durava da sette mesi ormai senza che avessero visto terra, aveva imparato a capire i gusti e gli umori del suo capitano, il quale durante quelle prime ore della giornata non gradiva far conversazione, né essere interrotto nel corso dei propri pensieri.”
Cecill S. Forester, Le avventure del capitano Hornblower) [Raoul Walsh, 1951]
20 aprile 2010, 21:52 di astronomy domine
“La mia parrocchia è una parrocchia come tutte le altre. Si rassomigliano tutte. Le parrocchie d’oggi, naturalmente. Lo dicevo ieri al curato di Norenfontes: «Il bene e il male debbono equilibrarsi; senonché, il centro di gravità è collocato in basso, molto in basso. O, se lo preferite, si sovrappongono l’uno all’altro senza mescolarsi, come due liquidi di diversa densità». Il curato m’ha riso in faccia. È un buon prete, affabilissimo, molto paterno, che all’arcivescovado passa addirittura per un ingegno forte, un po’ pericoloso. I suoi motti di spirito formano la gioia dei presbitèri, ed egli li sottolinea con uno sguardo che vorrebbe essere vivacissimo e che in fondo io trovo così frusto, così stanco da mettermi voglia di piangere. La mia parrocchia è divorata dalla noia, ecco la parola. Come tante altre parrocchie! La noia le divora sotto i nostri occhi e noi non possiamo farci nulla. Qualche giorno forse saremo vinti dal contagio, scopriremo in noi un simile cancro. Si può vivere molto a lungo con questo in corpo.”
(Georges Bernanos, Diario di un curato di campagna) [Robert Bresson, 1951]
20 aprile 2010, 22:08 di astronomy domine
“ Nell’accingermi a descrivere i recenti e tanto strani avvenimenti, svoltisi nella nostra città, in cui finora non è mai accaduto nulla di speciale, sono costretto, per la mia inesperienza, a cominciare un po’ da lontano, e precisamente da certi particolari biografici sul molto rispettabile e dotato di talento Stepan Trofimovich Verchovenskij. Questi particolari serviranno soltanto da introduzione alla presente cronaca; la storia poi, che intendo narrare, seguirà più avanti. Diciamolo subito: tra di noi Stepan Trofimovich recitava sempre una parte speciale, civile, per così dire, e amava questa parte appassionatamente, tanto che senza di essa, credo non potesse neanche vivere. Non che io lo voglia paragonare a un attore di teatro: Dio me ne guardi, tanto più che anch’io lo stimo.”
(Fëdor Dostoevskij, I demoni ) [Andrzej Wajda, 1987]
20 aprile 2010, 22:17 di astronomy domine
“Negli anni Quaranta a Pietroburgo accadde un fatto che stupì tutti: un bellissimo principe, comandante di uno squadrone di corazzieri del reggimento imperiale, destinato secondo l’opinione universale alla carica di aiutante di campo dell’imperatore e a una brillante carriera alla corte di Nicola I, un mese prima delle nozze con una affascinante dama di corte, che godeva della particolare benevolenza dell’imperatrice, diede le dimissioni, sciolse il suo legame con la fidanzata, cedette la sua piccola proprietà alla sorella e partì per un convento col proposito di farsi monaco.”
(Lev Tolstoj, Padre Sergio) [Il sole anche di notte, Vittorio Taviani, Paolo Taviani, 1990]
21 aprile 2010, 01:10 di Marcello Del Campo
“Per recarmi in Russia, partii da casa mia in pieno inverno: stimando giustamente che, col ghiaccio e la neve, le cattive strade che vi conducono attraverso le provincie nordiche della Germania, Polonia, Curlandia e Livonia (le quali, a voler credere alle descrizioni dei viaggiatori, sono più impraticabili del sentiero della virtù) sarebbero spontaneamente migliorate, anche senza l’interessamento dei governi. Viaggiavo a cavallo, giacché questo è ancora il miglior mezzo di locomozione quando cavallo e cavaliere se l’intendono bene fra loro; e non fa correre il rischio di attaccar briga con qualche gentile postiglione tedesco o di venir trascinati da un vetturino assetato dalla porta di una bettola all’altra.”
(Dobbiamo dire che ci sono due autori del Barone di Munchhausen: “Le storie del barone furono collezionate e pubblicate da un autore anonimo nel 1781. Una versione in inglese venne pubblicata a Londra nel 1785 da Rudolf Erich Raspe, come Baron Munchhausen’s Narrative of his Marvellous Travels and Campaigns in Russia, chiamato anche The Surprising Adventures of Baron Munchhausen. Nel 1786, Gottfried August Bürger tradusse le storie di Raspe in tedesco e le estese. Le pubblicò sotto il nome Wunderbare Reisen zu Wasser und zu Lande: Feldzüge und lustige Abenteuer des Freiherrn von Münchhausen (Viaggi meravigliosi su terra e mare: le campagne militari e le avventure comiche del Barone di Münchhausen). La versione di Bürger è quella più conosciuta ai lettori tedeschi.” (da Wikipedia) [Georges Meliès, 1911; Josef von Báky, 1943; Mark Zakharov, 1979; Terry Gilliam, 1988]
21 aprile 2010, 01:10 di Marcello Del Campo
“Quando Mary Lennox fu mandata da suo zio a Misselthwaite Manor tutti dissero che era la bambina più antipatica mai vista. E, putroppo, era vero. Aveva un viso piccolo e affilato, così come il resto del corpo, esili capelli chiari e un’espressione scontrosa. Aveva i capelli di un colore giallastro, dello stesso colore del viso, visto che era nata in India ed era sempre stata ammalata, per un motivo o per l’altro. Suo padre, anch’egli di salute malferma, aveva ricoperto un incarico per il governo inglese ed era sempre stato molto occupato; sua madre era stata una donna di notevole bellezza, la cui unica preoccupazione era quella di partecipare ai ricevimenti e di divertirsi con gente frivola.”
(Frances Eliza Hodgson Burnett, Il giardino segreto) [Fred M. Wilcox, 1949; Agnieszka Holland, 1993]
21 aprile 2010, 01:11 di Marcello Del Campo
“O quando tutte le notti - per pigrizia, per avarizia - ritornavo a sognare lo stesso sogno: una strada color cenere, piatta, che scorre con andamento di fiume fra due muri più alti della statura di un uomo; poi si rompe, strapiomba sul vuoto Qui sporgendomi da una balconata di tufo, non trapela rumore o barlume, ma mi sorprende un ribrezzo di pozzo, e con esso l’estasi che solo un irrisorio pedaggio rimanga a separarmi... Da che? Non mi stancavo di domandarmelo, senza però che bastasse l’impazienza a svegliarmi; bensì in uno stato di sdoppiata vitalità sempre più rattratto entro le materne mucose delle lenzuola, e non per questo meno slegato ed elastico, cominciavo a calarmi di grotta in grotta, avendo per appiglio nient’altro che viluppi di malerba e schegge, fino al fondo dell’imbuto, dove, fra macerie di latomia, confusamente crescevano alberi (degli alberi non riuscivo a sognare che i nomi, ho imparato solo più tardi a incorporare nei nomi le forme).”
(Gesualdo Bufalino, Diceria dell’untore) [Beppe Cino, 1990]
21 aprile 2010, 01:11 di Marcello Del Campo
“Arrivai a New Orleans sotto la pioggia alle cinque del mattino. Mi fermai alla stazione degli autobus per un po’ ma la gente mi deprimeva tanto che presi la valigia, uscii nella pioggia e cominciai a camminare. Non sapevo dove fossero le pensione, dove fosse il quartiere povero. Avevo una valigia di cartone che cadeva a pezzi. Una volta era stata nera ma il nero si era scrostato e sotto si vedeva il cartone giallo. Avevo cercato di rimediare spalmando di lucido nero il cartone scoperto. Ma mentre camminavo la pioggia lavava via il lucido e mi feci due belle strisce nere sulle gambe dei pantaloni passando la valigia da una mano all’altra.”
(Charles Bukowski, Factotum) [Bent Hamer, 2005]
21 aprile 2010, 01:11 di Marcello Del Campo
“Da N..., capoluogo di distretto del governatorato di Z..., sul far d’un mattino di luglio, uscí e rimbombando rotolò via per la grande strada postale uno sgangherato legnetto senza molle, uno di quei legnetti antidiluviani, su cui viaggiano ora in Russia soltanto i rappresentanti di commercio, i mercanti all’ingrosso e i preti di modesta condizione. Esso tambureggiava e cigolava ad ogni minimo movimento; cupamente gli teneva bordone un secchio che ci avevan legato dietro: e già da questi rumori, e dai miserevoli brindelli di cuoio che sbatacchiavano sulla sua carcassa spelacchiata, si poteva giudicare della sua vetustà e della sua buona disposizione ad andarsene in pezzi.”
(Anton Cechov, La steppa)[Alberto Lattuada, 1962; Sergej Bondarciuk, 1977]
21 aprile 2010, 01:12 di Marcello Del Campo
“Cera una volta. Un re! - diranno subito i miei piccoli lettori. No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno. Non era un legno di lusso, ma un semplice pezzo da catasta, di quelli che d’inverno si mettono nelle stufe e nei caminetti per accendere il fuoco e per riscaldare le stanze. Non so come andasse, ma il fatto gli è che un bel giorno questo pezzo di legno capitò nella bottega di un vecchio falegname, il quale aveva nome mastr’Antonio, se non che tutti lo chiamavano mastro Ciliegia, per via della punta del suo naso, che era sempre lustra e paonazza, come una ciliegia matura.”
(Carlo Collodi - Carlo Lorenzini, Le avventure di Pinocchio) [Giulio Antomoro, Pinocchio, 1911; Roger Scott Olsen, Pinocchio, 1933; Umberto Spano e Raoul Verdini, 1936; Hamilton Luske e Ben Sharpstein, Pinocchio, 1940; Gianetto Guardone, 1947; Giuliano Cenci, Un burattino di nome Pinocchio, animaz. 1972; Luigi Comencini, 1972; Steve Barron, Le straordinarie avventure di Pinocchio, 1996; Roberto Benigni, Pinocchio, 2002; Daniel Robichaud, Pinocchio 3000, animaz. Comput. Graphic., 2004; Luca Damiano, Penocchio, versione hard, 2001]
21 aprile 2010, 01:12 di Marcello Del Campo
“Nell’anno 1878, conseguita la laurea in medicina alla London University, mi recai a Netley per seguire il corso di specializzazione come chirurgo militare. Completati i miei studi, fui regolarmente distaccato presso il Quinto Corpo Fucilieri del Northumberland in qualità di assistente chirurgo. All’epoca, il reggimento era di stanza in India e, prima che io potessi raggiungerlo, era scoppiato il secondo conflitto afghano.”
(Arthur Conan Doyle, Uno studio in rosso) [Edwin L. Marin, 1933]
21 aprile 2010, 01:12 di Marcello Del Campo
“Io sono propenso a ritenere...” dissi. “Già, infatti” m’interruppe Sherlock Holmes in tono d’impazienza. Credo di essere uno dei più tolleranti mortali della terra, ma francamente il tono sarcastico di quella interruzione m’indispettì “Sa, Holmes” dissi seccato “che a volte lei mette a dura prova il suo prossimo?” Ma era troppo assorto nei propri pensieri per dare una risposta immediata a questo mio scatto.”
(Arthur Conan Doyle, La valle del terrore) [Terence Fisher, 1962]
21 aprile 2010, 01:13 di Marcello Del Campo
“Napoleone I, la cui carriera ebbe il carattere di un duello contro l’Europa intera, disapprovava il duello fra gli ufficiali del suo esercito. Il grande imperatore militare non era uno smargiasso e aveva poco rispetto per la tradizione.”
(Joseph Conrad, I duellanti) [Ridley Scott, 1977]
21 aprile 2010, 01:13 di Marcello Del Campo
“Mr. Verloc uscì nella mattinata dal suo negozio, nominalmente affidato al cognato. Poteva farlo, perché c’era un’attività molto scarsa nel corso della giornata, e praticamente niente del tutto prima di sera. Mr. Verloc si curava molto poco della sua apparente attività. e, inoltre, la moglie era sorvegliata dal cognato. Il negozio era piccolo, così come la casa. Era una delle tante sudicie case di mattoni che ancora esistevano prima dell’epoca della ricostruzione avviata a Londra. Il negozio era un box quadrato con l’entrata rivestita di piccoli pannelli di vetro. Durante il giorno la porta rimaneva chiusa; la sera invece restava semiaperta, con un ché di discreto ma anche di equivoco.”
(Joseph Conrad, L’agente segreto) [Christopher Hampton, 1996]
21 aprile 2010, 01:13 di Marcello Del Campo
“Solo i giovani hanno momenti simili. Non penso ai giovanissimi. No, i giovanissimi, propriamente parlando, non hanno momenti. È privilegio della prima giovinezza vivere in anticipo sui propri giorni, in tutta la bella continuità di speranze che non conosce pause o introspezioni. Si chiude dietro di noi il cancelletto della pura fanciullezza – e ci si addentra in un giardino incantato. Persino le ombre vi risplendono promettenti. Ogni svolta del sentiero è piena di seduzioni. E questo non perché sia una terra inesplorata. Si sa bene che tutta l’umanità ha già percorso questa strada. È il fascino dell’esperienza universale dalla quale ognuno si aspetta una sensazione particolare e personale - un po’ di noi stessi.”
(Joseph Conrad, La linea d’ombra) [Andrzej Wajda, 1976]
21 aprile 2010, 01:14 di Marcello Del Campo
“L’uomo teneva un binocolo in mano. Cominciò così: con un uomo in piedi sul ciglio della strada, sopra un’altura che dominava un paesino dell’Arizona, in una notte d’inverno. Probabile che il binocolo fosse scomodo da maneggiare per il tenente Roger Shawn. Il metallo freddo, l’uomo impacciato dal giubbone imbottito e dai guanti pesanti. Il respiro, uscendo con un sibilo nell’aria imbiancata dalla luna, di sicuro gli appannava le lenti. Shawn deve essere stato costretto a interrompersi per pulirle ripetutamente, con un dito tozzo nei guanti.”
(Michael Crichton, Andromeda [Robert Wise, 1971]
21 aprile 2010, 01:14 di Marcello Del Campo
“Spuntò l’alba nella foresta pluviale del Congo. Il sole pallido bruciò il freddo del mattino e l’umida nebbiolina appiccicosa, rivelando un gigantesco mondo silenzioso. Alberi enormi con tronchi di dieci metri di diametro salivano ad altezze di sessanta metri, dove spiegavano la loro densa fronzuta tettoia, nascondendo il cielo e gocciolando perpetuamente. Tendine di grigio muschio, e rampicanti e liane, penzolavano aggrovigliate dagli alberi; orchidee parassite spuntavano dai tronchi. Al suolo, enormi felci, luccicanti d’umidità crescevano all’altezza del petto di un uomo e racchiudevano la nebbia.”
(Michel Crichton, Congo) [Frank Marshall, 1995]
21 aprile 2010, 01:14 di Marcello Del Campo
“Per molto tempo l’orizzonte era stato una piatta e monotona linea azzurra che separava l’oceano Pacifico dal cielo. L’elicottero della Marina degli Stati Uniti sfrecciava a bassa quota sfiorando le onde. Nonostante il fracasso e le vibrazioni delle pale, Norman Johnson si addormentò. Era stanco: viaggiava su vari velivoli militari da oltre quattordici ore. Non era cosa cui un professore di psicologia di cinquantatre anni fosse abituato. Non aveva idea di quanto avesse dormito. Al risveglio vide che l’orizzonte era sempre piatto; si vedevano a distanza bianchi semicerchi di atolli corallini. Chiese attraverso l’interfono: ‘Cosa sono?’”
(Michael Chrichton, Sfera [Barry Levinson, 1998]
21 aprile 2010, 01:15 di Marcello Del Campo
“Si affretta, via di casa, indosso ha un cappotto troppo pesante per il clima. È il 1941. È scoppiata una nuova guerra. Ha lasciato un biglietto per Leonard, e un altro per Vanessa. Cammina con determinazione verso il fiume, sicura di quello che farà, ma anche in questo momento è quasi distratta dalla vista delle colline, della chiesa e di un gregge sparso di pecore, incandescente, tinto di una debole traccia di zolfo, che pascola sotto un cielo che si fa più scuro. Si ferma, osserva le pecore e il cielo, poi riprende a camminare. Le voci mormorano alle sue spalle; bombardieri ronzano.”
(Michael Cunningham, The Hours) [Stephen Daldry, 2002]
21 aprile 2010, 01:15 di Marcello Del Campo
“Dunque, voi volete sapere... Che cosa volete sapere, signore? Che cosa vi debbo dire? Che cosa? - Ah, tutto! - Bisognerà dunque che io vi racconti tutto, fin dal principio. Tutto, fin dal principio! Come farò? Io non so più nulla; non mi ricordo più di nulla, veramente. Come farò, signore? Come farò?”
(Gabriele D’Annunzio, Giovanni Episcopo) [Alberto Lattuada, Il delitto di Giovanni Episcopo, 1947]
21 aprile 2010, 01:15 di Marcello Del Campo
“Andare davanti al giudice, dirgli: “Ho commesso un delitto. Quella povera creatura non sarebbe morta se io non l’avessi uccisa. Io Tullio Hermil, io stesso l’ho uccisa. Ho premeditato l’assassinio, nella mia casa, L’ho compiuto con una perfetta lucidità di coscienza, esattamente, nella massima sicurezza. Poi ho seguitato a vivere col mio segreto nella mia casa, un anno intero, fino ad oggi. Oggi è l’anniversario. Eccomi nelle vostre mani. Ascoltatemi. Giudicatemi.” Posso andare davanti al giudice, posso parlargli così?”
(Gabriele D’Annunzio, L’innocente) [Luchino Visconti, 1976]
21 aprile 2010, 01:16 di Marcello Del Campo
“Al cadere d’una bella giornata d’aprile dell’anno 1503 la campana di San Domenico in Barletta sonava gli ultimi tocchi dell’avemaria. Sulla piazza vicina in riva al mare, luogo di ritrovo degli abitanti tranquilli che, nelle terricciuole dei climi meridionali specialmente, sogliono sulla sera essere insieme a barattar parole al sereno per riposarsi dalle faccende del giorno, stavano col fine medesimo dispersi in varii gruppi molti soldati spagnuoli ed italiani, alcuni passeggiando, altri fermi, o seduti, od appoggiati alle barche tirate a secco, delle quali era ingombra la spiaggia; e, com’è costume delle soldatesche d’ogni età e d’ogni nazione, il loro contegno era tale che pareva dire: il mondo è nostro.”
(Massimo D’Azeglio, Ettore Fieramosca) [Alessandro Blasetti, 1938]
21 aprile 2010, 01:16 di Marcello Del Campo
“Odio la puzza degli ospedali. Non quella della malattia e nemmeno l’odore alcolico dei medicinali. Quella del cibo, invece, che mi prende alla gola. Sa di purè, minestrina, tè Lipton con le fette biscottate, mela cotta e prugna cotta. Ristagna, aleggia, penetra le coperte e la pelle. Di notte, quando non riesco più a sopportarla, prendo l’ascensore di servizio sino all’ultimo piano, scassino il lucernario ed esco sul tetto piatto, tra le cacche d’uccello e le pozzanghere di acqua stagnante.”
(Sandrone Dazieri, La cura del gorilla) [Carlo A. Sigon, 2006]
21 aprile 2010, 01:17 di Marcello Del Campo
“Al canto di via dei Mercanti il segretario fece una profonda scappellata all’ingegner Ginoni, che gli rispose col suo solito: - Buon giorno, segretario amato!- poi infilò via San Francesco d’Assisi per rientrare in casa. Mancavano venti minuti alle nove: era quasi certo d’incontrar per le scale chi desiderava.A dieci passi dal portone intoppò sul marciapiedi il baffuto maestro di ginnastica Fassi, che leggeva delle prove di stampa: questi si soffermò, e mostrandogli i fogli, disse che stava scorrendo le bozze d’un articolo sulla sbarra fissa della maestra Pedani, scritto per il “Nuovo Agone”, giornale di ginnastica, del quale egli era uno dei principali redattori.”
(Edmondo De Amicis, Amore e ginnastica) [Luigi Filippo d’Amico, 1973]
21 aprile 2010, 01:17 di Marcello Del Campo
“Oggi primo giorno di scuola. Passarono come un sogno quei tre mesi di vacanza in campagna! Mia madre mi condusse questa mattina alla Sezione Baretti a farmi iscrivere per la terza elementare: io pensavo alla campagna e andavo di mala voglia. Tutte le strade brulicavano di ragazzi; le due botteghe di libraio erano affollate di padri e di madri che compravano zaini, cartelle e quaderni, e davanti alla scuola s’accalcava tanta gente che il bidello e la guardia civica duravan fatica a tenere sgombra la porta.”
(Edmondo De Amicis, Cuore) [Duilio Coletti, 1947]
21 aprile 2010, 01:17 di Marcello Del Campo
“Alle undici e venti di sera guardavo Los Angeles dall’alto: il reticolo infinito di punti luminosi. Stanco com’ero cercavo di seguire la vibrazione dei motori, così come arrivava al mio sedile attraverso la struttura di metallo in tensione. Ero sicuro di scoprire qualche cambiamento improvviso al ritmo, o vuoto di frequenza. Cercavo anche di leggere le scritte al neon in basso, man mano che venivano a galla nel buio; i contorni della freeways vicino al mare.”
(Andrea De Carlo, Treno di panna) [Andrea de Carlo, 1988]
21 aprile 2010, 01:18 di Marcello Del Campo
“Se ne stava rannicchiato fra due auto in sosta e aspettava il prossimo colpo cercando di coprirsi il volto. Erano in quattro. Il più cattivo era il piccoletto, con uno sfregio di coltello lungo la guancia. Tra un assalto e l’altro scambiava battute al cellulare con la ragazza: la cronaca del pestaggio. Menavano alla cieca, per fortuna. Per loro era solo un gran divertimento. Pensò che potevano essergli figli. A parte il negro, si capisce. Pischelli sbroccati. Pensò che qualche anno prima, solo a sentire il suo nome, si sarebbero sparati da soli, piuttosto che affrontare la vendetta. Qualche anno prima. Quando i tempi non erano ancora cambiati. Un attimo fatale di distrazione. Lo scarpone chiodato lo prese alla tempia. Scivolò nel buio. Annamo, - ordinò il piccoletto, - me sa che questo non s’alza più!”
(Giancarlo De Cataldo, Romanzo criminale) [Michele Placido, 2005]
21 aprile 2010, 01:35 di astronomy domine
“S’eran conosciuti, una settimana di vento e di sole, in un piccolo paese sulle rive del lago. Egli aveva otto anni e si chiamava Brunello. Un giorno doveva essere il conte Bruno Traldi di San Pietro, con un largo stemma, varii titoli d’antichi dominii perduti e quel tanto di patrimonio che Fabiano suo padre, giocatore, avrebbe potuto lasciargli. Ella si chiamava semplicemente Nicoletta Dossena, apparteneva a famiglia borghese arricchitasi nell’industria: contava diciotto anni, era dritta nell’anima come nel corpo; alta e formosa.”
(Luciano Zuccoli, La freccia nel fianco) [Alberto Lattuada, 1945; Ugo Gregoretti, 1975; Giovanni Fago, 1983]
21 aprile 2010, 01:56 di astronomy domine
“L’anno 1866 fu caratterizzato da un avvenimento strano, un fenomeno inesplicato e inesplicabile, che nessuno certamente ha potuto dimenticare. Correvano delle voci che impressionavano le popolazioni dei porti di mare e che accendevano lo spirito pubblico nelle città dell’interno, ma in particolar modo ne fu colpita la gente di mare. Commercianti, armatori, capitani di navi, europei e americani, ufficiali delle marine militari di tutti i Paesi, e infine i Governi dei diversi Stati dei due continenti, furono profondamente turbati dallo strano fenomeno.”
(Jules Verne, 20.000 leghe sotto i mari) [Stuart Paton, 1916; Richard Fleischer, 1954]
Titolo originale Possession
Regia di Andrzej Zulawski
Con Isabelle Adjani, Sam Neill, Heinz Bennent, Margit Carstensen, Johanna Hofer
Titolo originale American Psycho
Regia di Mary Harron
Con Christian Bale, Willem Dafoe, Jared Leto, Reese Witherspoon
Regia di Pietro Germi
Con Claudia Cardinale, Pietro Germi, Claudio Gora, Eleonora Rossi Drago, Franco Fabrizi
Regia di Pier Paolo Pasolini
Con Silvana Mangano, Franco Citti, Carmelo Bene, Alida Valli, Julian Beck, Luciano Bartoli
Titolo originale The Curious Case of Benjamin Button
Regia di David Fincher
Con Brad Pitt, Cate Blanchett, Tilda Swinton, Elle Fanning, Julia Ormond, Elias Koteas
Titolo originale Fourth Protocol
Regia di John Mackenzie
Con Michael Caine, Pierce Brosnan, Ned Beatty, Joanna Cassidy, Julian Glover, Michael Gough
Titolo originale Reunion
Regia di Jerry Schatzberg
Con Jason Robards, Christien Anholt, Samuel West, Françoise Fabian
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