Woody Allen, Gabriele Salvatores e Pier Paolo Pasolini sono le uniche persone, in ambito cinematografico, che mi danno conforto quando sento una incredibile voglia di saziarmi i film. Woody Allen è un vero amico, mi mette di buon umore raccontandomi storie strampalate con tanta ironia e divertimento. “Io e Annie” e “Basta che funzioni” sono esperienze di vita che possono capitare a chiunque. I film vengono raccontati con passione, spesso Woody interrompe il film e inizia a parlare a tu per tu con lo spettatore facendomi sentire partecipe al film. Gabriele Salvatores ha intrapreso un percorso cinematografico diverso rispetto agli altri colleghi, i suoi film sono profondi e umani. Esperienze di vita, lunghi viaggi sconosciuti alla ricerca di sé stessi. “Marrakech Express” è una delle sue migliori opere, probabilmente è migliore rispetto a “Mediterraneo”. Diverso e crudele il destino di “Come Dio comanda” un veloce viaggio verso la follia che l’uomo cerca di nasconderla. Assurda anche l’opera di “Nirvana” che sembra una cosa vista in un sogno non bello, uno di quei sogni che appena ti svegli ti fanno lambicare sul loro significato.
“Teorema” di Pasolini è assurdo e ripugnante, appena vedo la “santa” volare sopra i tetti, sospesa nell’aria con i fedeli inginocchiati per terra. Una visione talmente assurda che mi lascia senza parole, una cosa anormale che si vede solo nei sogni. Anche il lungometraggio diretto da Laura Betti dedicato a Pasolini “Pier Paolo Pasolini e la ragione di un sogno” ha una visione onirica fatte di immagini e parole.
Un rapido viaggio sulla follia che l'uomo tenta inutilmente di nasconderla. La follia vista come un caso della vita che si ripete molto spesso nella vita di oggi.
Con Silvana Mangano, Massimo Girotti, Terence Stamp, Laura Betti, Anne Wiazemsky
Visto come un film girato in pieno periodo del sessantotto. Ma in realtà c'è molto di più. La visione della santa che rimane immobile sopra i tetti e sospesa nell'aria mi ha lasciato senza parole.
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