Scusate la prolissità del titolo, non me ne veniva uno migliore! La mia playlist nasce da una riflessione che mi ha lasciato quantomeno perplesso: sette titoli usciti tra la fine del 2009 e l'inizio del 2010 (i sette film di spicco del cinema italiano), praticamente tutti quanti ruotano attorno allo stesso tema: la crisi della famiglia tradizionale! Sarà un caso?! A Verone e ad Avati il merito di aver allargato gli orizzonti della propria storia oltre i confini ristretti del tema in questione. Mentre "La prima cosa bella" di Virzì e "Mine vaganti" di Ozpeteck affrontano, oltre al tema della famiglia, quello della morte dei propri cari.
Verdone torna dall'Africa, dov'era in servizio come missionario, e si ritrova a dover far fronte alle peripezie di un padre libidonoso, di una straniera che punta al patrimonio di famiglia (così pare) e di due fratelli uno più avido e nevrotico dell'altro! Una commedia "umana" dove il moralismo è dietro l'angolo.
Moccia alle prese con il matrimonio. Che dire?! Un film banale e deboluccio, dove gli attori (Raoul Bova compreso) sembrano delle marionette prive di vita e la trama pare scritta da uno studente di quarta ginnasio.
Muccino dieci anni dopo. I trentenni dell'Ultimo bacio ora hanno qualche primavera di più sulle spalle ma non sembrano aver capito molto dalla vita. Una cosa è certa, non saranno mai sazi di baci...
Avati affronta il tema della famiglia e della sua crisi inserendolo in una cornice più ampia, una cornice che prende le mosse dal crac della Parmalat fino ai recenti scandali della ditta Bertolaso&Co. Un film misurato nei toni quanto scioccante nei contenuti. Ottima l'interpretazione degli attori, dalla Morante all'esordiente Nocella. De Sica non fa rimpiangere il padre.
Con Matteo Amata, Margherita Buy, Piera Degli Esposti, Andrea Fachinetti
Veronesi mette su un cast di tutto rispetto (Orlando, Buy, Placido, Littizzetto...etc.) per dare forza ad una trama troppo esile. Seppure abbiamo riso davanti al figlio razzista della coppia Orlando-Littizzetto, oppure davanti ai continui litigi tra Placido, professore d'italiano al liceo, ed il figlio adolescente, il cui sogno è di entrare nella casa del GF, non capiamo dove si va a parare. Veronesi sembra dire che la famiglia è impotente di fronte alla forza della Tivù e degli altri media, per cui vale di più il trash di certi reality o la retorica leghista degli insegnamenti di quarantenni/cinquantenni in crisi d'identità. Se è così, vogliamo sperare che si sbagli!
Ferzan Ozpeteck esce dalla sua città, Roma, per raccontare una storia familiare, ambientata a Lecce in Puglia. Un film dal tocco leggero, che fa ridere e piangere insieme. Un cast di tutto rispetto, da Fantastichini a Scamarcio, da Ilaria Occhini a Nicole Grimaudo. Forti gli echi della miglior tradizione del cinema italiano d'autore, da Monicelli a Germi. Il finale è felliniano.
Dulcis in fundo, Virzì. "La prima cosa bella" è forse il film più intenso e personale del regista toscano, assieme ad "Ovosodo", altro film ambientato nella sua città, Livorno. Qui il tema della crisi della famiglia si lega a doppio filo con quello della malattia e del dolore per la morte dei propri cari. Virzì ripercorre la vita di una donna forte che ha saputo crescere da sola due figli, arrivando a creare una famiglia, nonostante tutto, solida e unita. La Sandrelli e la Ramazzotti restituiscono spontaneità al personaggio, riuscendo a farci ridere a piangere insieme, come nella tradizione della miglior commedia all'italiana.
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