Nemico pubblico. Public Enemies
- Biografico
- USA
- durata 143'
Titolo originale Public Enemies
Regia di Michael Mann
Con Christian Bale, Johnny Depp, Marion Cotillard, Channing Tatum, Billy Crudup
Gli ultimi sette libri in cui mi sono immerso. Alcuni leggendoli per la prima volta, altri, come Linguaggio e cinema, rileggendoli per l'ennesima.
1- Bryan Burrough, Nemico pubblico (Public Enemies: America's Greatest Crime Wave and the Birth of the FBI, 1933-34, 2004), Sperling & Kupfer, pp.576, € 22,00
Non-fiction book dall'impostazione narrativa romanzesca forte di una ricostruzione storica di maniacale accuratezza. Burrough, per la prima volta nella letteratura consacrata agli eventi dei primi anni ’30, ha avuto accesso ai documenti originali custoditi negli archivi del Federal Bureau of Investigation, documenti desegretati solo alla fine degli anni ’80. Avvalendosi di fonti precedentemente riservate, il giornalista statunitense ha dunque potuto scrivere “la prima storia esauriente della guerra al crimine dell’FBI, durata dal 1933 al 1936” (p.X), corredandola di foto segnaletiche e cartine illustrative grazie alle quali si possono identificare i protagonisti e seguire gli spostamenti dei principali country bandits del periodo (la banda Barker-Karpis, John Dillinger, Machine Gun Kelly, Clyde Barrow e Bonnie Parker e Baby Face Nelson). È rielaborando questo accuratissimo studio che Michael Mann ha concepito il suo ultimo lavoro, Nemico pubblico.
2- Harlan Coben, Non dirlo a nessuno (Tell No One, 2001), Mondadori, 2002, pp.354, € 9,50
Agosto. Dave ed Elizabeth, venticinquenni sposati da otto mesi, si recano al Lake Charmaine in Pennsylvania per festeggiare il tredicesimo anniversario del loro primo bacio: ogni anno aggiungono una linea nella corteccia di un albero sulla quale hanno intagliato un cuore con le loro iniziali. Celebrato il rituale, si tuffano nudi e raggiungono lo zatterone al centro del lago. Elizabeth torna al pontile da sola, mentre Dave la osserva da lontano. Si sente il rumore dello sportello di un'auto, Elizabeth scompare. Poi grida. Dave si lancia verso il pontile, nuota freneticamente, sale sulla scaletta, viene colpito da una mazza da baseball, al torace e alla testa. Cade tramortito all'indietro, inghiottito dall'acqua. Otto anni dopo. Dave è diventato un pediatra del servizio pubblico ed esercita in un ambulatorio di Washington Heights, un quartiere povero di New York. Non ha dimenticato Elizabeth, ma tra l'impegno professionale e il ruolo di figura maschile di riferimento per il nipotino Mark (figlio della sorella lesbica Linda, ufficialmente impegnata con la vulcanica Shauna) tira avanti senza eccessivi grattacapi. Finché un giorno, alla vigilia del ventunesimo anniversario del bacio a Elizabeth, riceve un'inquietante e-mail da un mittente sconosciuto: "Messaggio: clicca sull'iperlink, ora del bacio, anniversario". È l'inizio di un viaggio nel passato, tra fantasmi che ritornano e una realtà che si tinge d'assurdo.
Decimo romanzo dello scrittore americano Harlan Coben (classe 1962), Non dirlo a nessuno interrompe la lunga serie dedicata a Myron Bolitar, personaggio a cui Coben ha consacrato dal 1995 al 2000 ben sette thriller. La decisione di sospendere provvisoriamente il ciclo Bolitar si è rivelata decisamente azzeccata: Tell No One è diventato il suo bestseller e nel 2006 è stato trasposto al cinema da Guillaume Canet col rimarchevole Ne le dis à personne.
3- Olivier Adam, Stai tranquilla, io sto bene (Je vais bien, ne t'en fais pas, 2000, Le Dilettante), minimum fax, 2007, pp.152, € 12,00.
Ventiduenne nata e cresciuta nella periferia sud, Claire Tellier si è trasferita a Parigi dove ha trovato lavoro come cassiera nel supermercato Shopi di Rue des Martyrs. Due anni prima, appena diplomata, è andata una settimana da sua nonna, nella campagna intorno a Bourges (tra Tours e Dijon). Al rientro a casa dei genitori nel piccolo centro di D. (nel libro il nome del luogo è omesso, ma si tratta di Draveil), sua madre, sconvolta, la avverte che il fratello minore Loïc ha litigato col padre e se n'è andato senza dare più notizie di sé. Claire non si dà pace: l'affetto che nutre per Loïc è troppo importante per rinunciarvi. Le sue condizioni psicofisiche peggiorano a vista d'occhio, finché un giorno riceve una lettera dal fratello: sta bene, è in Bretagna, la pensa. La speranza di Claire si riaccende, e con questa la vita.
Je vais bien, ne t'en fais pas è il primo romanzo di Olivier Adam, nato nel 1974 alla periferia di Parigi. Adam conosce a menadito la realtà che racconta, fatta di rifugi piccolo borghesi e sotterfugi familiari, complicità domestiche e desideri di fuga. Il suo libro non pretende di rivelare chissà quali verità ultime o misteri dell'animo umano, ma si limita a raccontare una cronaca minuta dietro la quale, tuttavia, si indovinano spaventosi baratri.
4- Enrico Unterholzner, Lo stagno delle gambusie, Meridiano zero, 2009, pp. 160, € 12,00.
L'irreprensibile informatico Geremia ha una doppia vita, quella pubblica e quella privata: al lavoro è puntuale, schivo e scrupoloso, tra le mura amiche del suo appartamento e durante le fugaci escursioni al parco dà invece libero sfogo alla sua immaginazione e al suo temperamento fantasioso. Geremia si trasforma allora in Parmio, cerimoniere di riti segreti compiuti in presenza delle adorate creature Silfantea e Pamella, compagne di giochi domestici che celano significati divinatori. Un teatro intimo in cui si giocano le sorti delle loro vite.
Romanzo d'esordio di Enrico Unterholzner, ingegnere meccanico che si occupa di formazione professionale, Lo stagno delle gambusie è una delicata miniatura in bilico tra il quotidiano e il surreale, la routine e l'alienazione, il giubilo e l'ossessione. Scandite in 17 capitoli, le sue 155 pagine sbozzano il ritratto di un uomo di mezza età scisso tra corpo e mente: la massa corpulenta di Geremia (centosette chili) contrasta col carattere etereo di Parmio, avatar bonario in cui l'irreprensibile informatico di un'azienda di prodotti alimentari si identifica non appena varcata la soglia di casa. La burbera riservatezza dell'impiegato trascolora nella premurosa amorevolezza del cerimoniere domestico che ricopre di mille attenzioni le preziose Silfantea e Pamella e che si dedica con slancio a riti ludici portatori di segnali divini.
5- David Le Breton, La pelle e la traccia. Le ferite del sé (La Peau e la Trace. Sur les blessures de soi, 2003), Meltemi, 2005, pp.167, € 16,00
Indagine compiuta da David Le Breton, docente di Sociologia e Antropologia alla Facoltà di Scienze Sociali di Strasburgo, sulla messa in gioco del proprio corpo come paesaggio nel quale e sul quale iscrivere percorsi d'identità in crisi. Le Breton analizza le pratiche di autoaggressione compiute da individui che, sentendo minacciata la propria integrità psichica, ricorrono alle lesioni corporali per tamponare la sensazione di sprofondare nel vuoto e nella disperazione. Il corpo diventa l'ultimo baluardo cui aggrapparsi per non precipitare nella disgregazione dell'io: una lavagna su cui scrivere e incidere segni di riconoscimento che permettano al soggetto di sentirsi dotato di limiti e confini. Non manifestazioni di follia autolesionistica, ma brutali sollecitazioni all'esistere capaci di risvegliare un senso di sé simbolicamente vacillante.
6- Valerio Zurlini, Pagine di un diario veneziano. Gli anni delle immagini perdute, Mattioli 1885, 2009, pp.250, € 20,00
Versione ridotta (sono state espunte due sceneggiature e un soggetto cinematografico) del leggendario Gli anni delle immagini perdute, libro testamento scritto da Zurlini nell'ultimo anno della sua vita e pubblicato in edizione a tiratura limitata (200 esemplari) dalla Libreria Antiquaria Prandi nel 1983. A giorni una mia dettagliata recensione sulla rivista di cinema on line www.spietati.it.
7- Christian Metz, Linguaggio e cinema (Langage et cinéma, 1971), Bompiani, Milano, 1977.
Il testo del semiologo francese che a mio avviso pone con maggiore chiarezza e complessità (non sempre i due termini sono in antitesi) la questione dei codici "lavorati" dal testo filmico. Risalire dalla configurazione testuale del film (la sua manifestazione concreta) al sistema filmico (il suo principio ipotetico e astratto di intelligibilità) è esattamente il compito dell'analisi filmica concepita come attività che non si ferma alla mera descrizione contenutistica o formale, ma che si confronta con l'impasto di codici cinematografici e non cinematografici che si intrecciano dinamicamente nel testo. Personalmente ritengo che il luogo di riscrittura dei codici caratteristico di ogni film - anche il più banale e convenzionale - si identifichi con lo stile (che nel mio vocabolario ha il significato di "trattamento complessivo della materia"), ma questa è un'altra storia. Qui mi limito a osservare come Metz inquadri la questione della pluralità dei codici mobilitati da ogni film facendo piazza pulita di un bel po' di malintesi ed equivoci che ancora oggi affliggono la critica cinematografica. L'edizione francese testo di Metz è del 1971, questo fa pensare.
Titolo originale Public Enemies
Regia di Michael Mann
Con Christian Bale, Johnny Depp, Marion Cotillard, Channing Tatum, Billy Crudup
Titolo originale Ne le dis à personne
Regia di Guillaume Canet
Con François Cluzet, Marie-Joseé Croze, André Dussollier, Kristin Scott Thomas
Titolo originale Je vais bien, ne t'en fais pas
Regia di Philippe Lioret
Con Mèlanie Laurent, Kad Merad, Isabelle Renauld, Julien Boisselier, Aïssa Maïga
Titolo originale Dans ma peau
Regia di Marina de Van
Con Marina de Van, Laurent Lucas, Léa Drucker
Regia di Valerio Zurlini
Con Alain Delon, Giancarlo Giannini, Sonia Petrova, Renato Salvatori, Lea Massari
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