Maigret - Cervi - Tenco, ovvero quando la TV era altro

Ascoltavo Broccoli, oggi pomeriggio, mentre parlava di Maigret e di Tenco e del 1967, quando il cantante si suicidò a Sanremo dopo l'esclusione. Ricordo quell'anno: era l'ultimo prima di quelli di piombo, formidabili per alcuni e terribili per altri. Ma non voglio addentrarmi in questioni che nulla hanno a che vedere con il cinema. Vorrei però parlare di quella televisione, quella in bianco e nero che trasmetteva sceneggiati tratti dai migliori romanzi ed interpretati dai nostri più prestigiosi attori drammatici. Ricordo la serie appunto tratta dai romanzi gialli di Simenon. Per i francesi, il miglior interprete di Maigret è Jean Gabin. Può darsi. Ma io gli preferisco Gino Cervi. Forse perchè sono italiano. Forse anche perchè Ginone nostro seppe infondere in quel personaggio tutta la bonomia e la quotidianità che Simenon intendeva quando creò Maigret. Lo stesso scrittore era entusiasta del nostro Gino. Lo ricordo come fosse ieri: la sua stazza, la pipa perenne, i piccoli battibecchi innocenti con la signora Maigret (una grande Andreina Pagnani), le sfuriate con qualche collaboratore un pò tardo di comprendonio, l'impazienza verso i superiori (es. Franco Volpi), il paternalismo bonario con i giovani. La sua recitazione era lenta, rilassata ma la dizione era perfetta (pur essendo un bolognese puro sangue). Non per nulla aveva doppiato nientemeno che Laurence Olivier! La sua interpretazione risultò così aderente al personaggio e così credibile da ottenere un enorme successo di pubblico. La TV francese acquistò addirittura i diritti e mandò in onda diverse puntate che piacquero parecchio ai francesi, (così sciovinisti)soprattutto per il carattere "familiare" che Cervi seppe dare al commissario. Ho acquistato diversi dvd di quegli episodi e devo dire che, se da un lato si sente il passo del tempo visti i lunghi intervalli "morti", le pause,ecc., dall'altro c'è da restare senza parole nel riscoprire il suo talento, la personalizzazione così autentica, vera, credibile che seppe infondere in Maigret. Poi, alla fine di alcune puntate, mentre scorrono i titoli di coda, si odono le prime note di una delle più belle canzoni di Luigi Tenco:"Un giorno dopo l'altro" che in francese faceva: "Le temps file ses jours". E vedi Maigret-Cervi, ritto su un battello filare via lungo la Senna, ritto, apparentemente impassibile, con la sua pipa e sembra che ci stia dicendo addio, tanto lui quanto Tenco, uno dei nostri più grandi cantanti. Quanto avrebbe potuto darci Luigi se non avesse preso quella terribile decisione quella notte a Sanremo! La sua voleva essere una protesta contro un pubblico-così scrisse nel biglietto d'addio-che gli preferiva IO TU E LE ROSE e una giuria che salvava, al posto suo, LA RIVOLUZIONE di Gianni Pettenati. La sua canzone CIAO AMORE CIAO è uno struggente canto d'amore mancato, di vita perduta. Semplicemente straordinaria. Stava arrivando invece la rivoluzione cafonal, stava vincendo la superficialità di sempre, l'ignoranza di un Paese senza cultura e vacuo, triste prodromo di tempi ancora più neri. E allora quando vedo il caro Ginone allontanarsi nella nebbiolina invernale parigina, accompagnato dalle tristi note di Tenco, sento un groppo alla gola che fatico a mandar giù. Sento che se ne sono andati i bei tempi irripetibili di una televisione intelligente, che se n'è andato un mondo che poteva essere diverso e che invece non lo è diventato e che il mio mondo, quello che vorrei, non c'è più, finito nel buco nero di una società che non mi appartiene e da cui mi sto sempre più allontanando.