In età giovanile avevo organizzato con un amico (che per scelta non ha il televisore) un cineforum a casa mia. Allora avevamo scelto dei titoli che ci avevano emozionato e ci avevano anche fatto nascere delle domande. Le ripropongo in questa raccolta.
Pasolini era credente o no? Io credo di no. Sebbene a volte abbia assunto una posizione allineata alla chiesa, la Chiesa è per Pasolini la matrice della cultura italiana e quindi questo film è un omaggio a tale cultura. Ovviamente questa è la nostra opinione e non fa riferimento a dichiarazioni rilasciate dall'autore.
Qual è il significato della scena finale? La risposta personale che abbiamo trovato è che l'uomo nella sua esistenza non fa altro che cercare se stesso e che la risposta alla sua solitudine nell'universo è stata ben rappresentata all'interno di tutto il film.
Sconvolgente. Se poi si pensa che uno dei punti di forza di Pulp Fiction è la costruzione non lineare della storia, allora questo film ne è un precursore e come tale merita un grande rispetto anche per il magistrale montaggio della storia. Ma la telefonata finale, come è potuta avvenire? Il cerchio si chiude solo apparentemente. E cosa vuole dirci l'autore con questo? Mettere in evidenza un paradosso?
Ma forse i veri pazzi siamo noi, persone normali? E cos'è la pazzia? Davvero l'elettrochoc, la lobotomia possono arrivare ad essere giustificate? Troppe domande, ma le risposte sono quasi sempre arbitrarie e difficilmente vere in assoluto. Ogni verità rivela il suo contrario.
Che ritmo! Da cardiopalma! E Stone ci trae in inganno, è riuscito a farci stare dalla parte di ciò che è così immorale da essere improvvisamente attraente. E' l'attrazione diabolica della deviazione e delle tentazioni. E' la fuga dalle catene che si è costruito intorno l'animale sociale per eccellenza, l'uomo.
Pietra miliare del neorealismo, partorita dalla genialità di Visconti che ci insegna come il cinema, basandosi su un soggetto dal facile appeal, può trasmettere molto altro, con le sue immagini e le sue rivisitazioni. Censurato all'uscita dal regime fascista, questo film mostra l'Italia reale e non quella di facciata dell'epoca.
Kubrick è un genio senza limiti. A ogni genere ha donato il suo capolavoro. L'arancia meccanica insegna come l'uomo costruisca i divieti e poi ci giri attorno. La violenza è nel DNA dell'uomo e per quanto esso la reprima, non può sottrarvisi. Così la Bibbia è solo uno strumento per vivere e sognare la violenza, il poliziotto è un modo per essere degli aggressori legalizzati e chi davvero diventa incapace di essere violento è inevitabilmente schiacciato dai suoi simili. Ovviamente il film porta agli estremi ogni aspetto analizzato, ma questo espediente porta alla luce come una foto sovraesposta i contorni assoluti delle cose che appartengono alla nostra indole.
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