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Il cinema può condizionare la storia?
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Il cinema può condizionare la storia?

Sergio Romano, sul Corriere di domenica 20.12, rispondeva a una domanda di un lettore che citava un saggio del 1967 "Cultura di massa e comportamento politico" di G.Galli e F.Rositi, in cui si sosteneva che l'America superò la crisi degli anni Venti e Trenta con il New Deal, mentre la Germania, in una crisi simile, si consegnò al nazismo pur essendo una nazione di più alta civiltà politica e culturale. La differenza, secondo il saggio, la fece il cinema che in Germania fu veicolo tenebroso di pessimismo e paura, mentre in America alimentò l'ottimismo e il coraggio soprattutto grazie al cinema di Frank Capra. Romano  si dichiara d'accordo con questa tesi, però aggiunge che questo confronto fra USA e Germania  non tiene conto delle drammatiche esperienze subite dalla nazione tedesca:la guerra perduta, le rivoluzioni, il terrorismo politico e l'inflazione galoppante.
A mio modesto avviso, ci siamo spinti troppo in là. Il cinema non cambia la storia: al massimo, "fissa" dei comportamenti, degli atteggiamenti o un modo di pensare. E' specchio della realtà, ma non la muta. Tutt'al più, si introducono comportamenti ed idee, appannaggio di certe fasce sociali o culturali, nell'intento, forse, di imporle nella società (Ricordate il caso del divorzio?). Ma, più che il cinema, intervengono al riguardo la Tv e i giornali. Il cinema oggi è meno condizionante.
Negli Anni Tenta, la tv non esisteva e il cinema era un fenomeno già di massa, ma anche allora non mi pare che condizionasse addirittura una linea storica o politica. In realtà rifletteva due realtà diverse: un'America che vedeva la fine del tunnel e una Germania che non riusciva a vedere nessuna luce e che, per questo motivo, assumeva una visione del mondo cupa e pessimista. Il cinema si fece veicolo di queste due visioni diverse, ma non le condizionò.

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  • Drammatico
  • Germania
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