Un animo diviso in due, quello di Anthony Mann. Oggi è ricordato soprattutto per i suoi grandi western, ma le sue radici affondano nel noir. Gli esordi di Mann sono infatti nel segno di piccoli noir, piccoli nel budget, non nell’espressione che denota un crudo realismo per l’epoca, con un taglio quasi documentaristico. Se la Storia segna il noir di Mann, lo stesso non si può dire del western. Lì la Storia è ad appannaggio di Ford che con tre film traccia, definisce e anticipa le coordinate del genere. A Mann la Storia non interessa. Il suo west è volto all’individuo, fallace, segnato dal passato, con l’antagonista che specchia l’animo nero dell’eroe. E’ la lacerazione interiore dei personaggi forse la sola componente noir trasferita nel western da Mann. I noir di Mann, oggi dimenticati, presentano un’umanità contraddittoria, l’ambiguità assale l’uomo di legge e questa personalità complessa esce dalle atmosfere urbane anguste per cavalcare in una natura selvaggia e insidiosa. Se il noir corrompe, il western purifica. E tutto questo è soltanto grande cinema.
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