Napoli (che come luogo emblematico è rappresentativo dell'intera regione Campania) è molto spesso vittima di pericolose forme di pressapochismo culturale. Quando se ne parla male,costretti dai contingenti fatti di cronaca nera, si è ben lontani da un'accurata profondita' di analisi sui perchè e i per come si è arrivati addirittura a dare una valenza sistemica a taluni mali della citta'. Quando se ne parla bene si fa sempre ricorso alla solita oleografia partenopea e alle solite immagini da cartolina. In ogni caso,insomma,si fa largo uso dei soliti luoghi comuni e pregiudizi di maniera che generano verso l'esterno una percezione della realta' assai distorta. In altri termini,a livello soprattutto della grande comunicazione di massa,si tende piu' alla spettacolarizzazione del fatto piuttosto che alla sua analisi critica e questo svilisce a monte ogni possibilita' di capire in modo piu' appropriato una realta' cosi complessa e multiforme. L'ideale sarebbe che di Napoli si dicesse tutto ma che questo tutto venisse detto bene perchè ogni omissione che allontana la descrizione dei fatti dalla realta' rende piu' difficile (se non impossibile) la soluzione dei problemi e la normalizzazione della vita della citta'. Il cinema ha spesso fatto giustizia di questa complessita' e lo ha fatto quasi sempre con registi autoctoni. Credo,e su questo magari si potrebbe aprire una bella discussione,che per quantita' e qualita' quello fatto dai registi campani sia stato il miglior cinema italiano degli ultimi decenni. Il fatto che la presenza di tanti talenti agenti sul territorio non si sia mai fatta sistema,ovvero un qualcosa suscettibile di contribuire alla crescita culturale e,perchè no, economica della citta', è l'ulteriore riprova dei mali strutturali della citta' di Napoli che hanno retaggi antichi e malefatte politiche contemporanee. Sono la cattiva politica e la mala fede delle classi dirigenti (locali e nazionali) retrive ai cambiamenti ad aver impedito che la somma di tanti talenti del cinema diventasse una scuola capace di coaugulare in un unico circolo virtuoso (questa volta) tutte le espressioni artistiche di una citta' bella e affascinante nonostante tutto.
Pappi Corsicato dipinge tre ritratti di donne contrassegnati dall'anarchica voglia di raccontare la citta' in piena liberta'. Emerge il grottesco come solo i grattacieli del centro direzionale sanno apparire.
Con Andrea Renzi, Anna Bonaiuto, Iaia Forte, Roberto De Francesco, Marco Baliani
Si sta preparando i "Sette contro Tebe"di Eschilo,da rappresentare nella Sarajevo martoriata dalla guerra,in mezzo al vociare e brulicare continuo di gente dei vicoli di Napoli. Un filo conduttore che attraversa secoli e guerre passando per i disagi quotidiani dei giorni nostri messo in scena da un Martone in stato di grazia.Con una certezza:che la cultura paga sempre.
Due nomi uguali per due esistenze speculari. Gli Antonio Pisapia di Sorrentino passano dall'altare alla polvere. Da idoli delle folle a vittime del male di vivere. Sembrano non esserci vie di mezzo, normalizzanti e pacificatorie. Come dice il Pisapia calcitore,"il pareggio non esiste". Come per Napoli.
Con Toni Servillo, Licia Maglietta, Domenico Balsamo, Carlo Cecchi
La famiglia Cammarano è l'emblema di un male assoluto. Capuano ci porta dentro la loro casa fortezza entro i cui confini i mostri si divorano a vicenda. Ma si rigenerano anche sempre perchè c'è l'atavica bramosia al potere all'origine dell'agire di certi uomini. Per un male che diventa antropologico.
Con Luigi Iacuzio, Federica Bonavolontà, Francesco Pirozzi, Francesco Di Leva
Le periferie delle grandi citta' alienanti e disordinate.Patierno ci porta in quella a nord di Napoli:un agglomerato urbano senza soluzione di continuita'. Una periferia che danna l'animo di ragazzi senza difese immunitarie adeguate.
Con Maria De Medeiros, Rosario Sparno, Raffaele Di Florio, Imma Villa, Lucia Ragni
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La Repubblica Partenopea del 1799. La storia dimenticata. Antonietta De Lillo,con questo grande affresco storico,ci ricorda che le distorsioni sociali di una citta' possono avere un'origine molto lontana e che Napoli ha dato il suo contributo culturale e i suoi martiri alla causa dell'Illuminismo europeo.
Matteo Garrone ha fatto un'ottima trasposizione cinematografica del libro di Saviano.L'epicentro di Gomorra è Napoli (e la Campania),dove si regolano i conti spargendo sangue per le strade,generando paure collettive e lasciando i segni sotto forma di degrado urbano. Altrove la camorra fa affari stipulando contratti con gentiluomini in doppiopetto. Gomorra se ha un merito è quello di aver restituito tutta la complessita' del "sistema" camorra ,il suo saper essere quella non facilmente identificabile zona grigia che si pone tra e oltre lo schema manicheo tra bene e male. Gomorra è un grido contro tutti quelli che si ostinano a non voler comprendere la complessita' del fenomeno. In fondo è comodo dargli una valenza localistica. Agli ignavi basta la sensazione che il problema sia sempre degli altri e che in alcun modo uno vi è partecipe.
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