Ogni tanto scrivo. Mi nascondo in taverna dove nessuno può disturbarmi. Prendo il mio vecchio computer rimasto in disuso da parecchi anni, lo usavo per giocare il primo capitolo del videogioco “Grand Theft Auto”. Scrivo come se io stessi guardando un film. La visione di un film e la scrittura di un testo mi aiutano a staccare dalla monotonia della vita. Verso il “Sauvignon” sul bicchiere e lo mandò giù in fretta. Delicato. Eccellente. Penso un po’ ai film che ho visto, tiro fuori le vecchie facce degli attori che mi hanno colpito.Prendo un foglio bianco e comincio a scrivere una decina di attori che mi hanno entusiasmato. All’improvviso, la mia mente partì per un breve ma affascinante viaggio fatto di ricordi.
Un colpo di pistola. La pallottola penetra forando la mia mente. Come se mille aghi di ghiaccio mi hanno trafitto la mia schiena. Ero seduto sulla poltrona verde di una oscura sala cinematografica. Sullo schermo c’era Filippo Timi. Che gran attore, a me dispiace moltissimo che lui ci veda poco. Resterà un grande come Totò, anche lui ci vedeva poco. Ogni tanto racconto questo triste episodio ai miei amici anche se a loro non gli fregano per niente. Loro non hanno visto molti film quindi non hanno nessuna colpa, e non possono sapere chi è veramente Filippo Timi. Forse un giorno capiranno che è il nostro nuovo Robert De Niro.
Rifletto. Silenzio. Schiarisco la voce e penso che Maurizio Merli era un eroe della giustizia, non acciuffava i nemici puntando la pistola. Li prendeva con le mani gridando “Disgraziato” e li spediva in gattabuia, ma il giorno dopo venivano liberati per mancanza di prove. Allora Merli doveva ammazzare i criminali dopo lunghi inseguimenti con la sua mitica Alfa. “Napoli violenta” è la ciliegia della torta, il miglior film di Merli, un film-simbolo che riassume la sua brevissima e folgorante carriera. Ho fatto vedere ai miei amici “Napoli violenta” e si sono innamorati, li sono piaciuti le spericolate sequenze della moto che girava a tutto gas per le strade strette. Lo spettacolare scontro tra l’Alfa e la moto con Merli che “cattura” il nemico sfoggiando il suo tipico sguardo di ghiaccio. La scena del funicolare chiude in bellezza questo avvincente capolavoro del cinema poliziottesco degli anni ‘70.
Pausa. Deglutisco la saliva. Apro gli occhi e penso che i miei amici adorano i “Cesaroni”. Io non amo quel telefilm ma non posso negare la bellezza universale di Alessandra Mastronardi. Infatti io e i miei amici adoriamo quel gran pezzo dell'Alessandra tutta nuda e tutta calda. Spiego a loro che preferisco un altro telefilm. Non leggendario ma abbastanza godibile. Sono più di dieci anni che seguo “Un medico in famiglia”. Nel cast c’è Giulio Scarpati e Super Lino Banfi. I miei amici snobbano questi due attori e io li rimprovero. Giulio Scarpati, negli anni novanta, aveva avuto un exploit che è durato per pochi anni, quei pochi film che aveva preso parte sono piccoli gioielli del cinema. Recitava con disinvoltura, incarnava personaggi semplici e fortemente italiani. Era lo specchio dell’italiano medio che lo vedevamo tutti giorni. Invece Lino Banfi era un caso a parte. Se dovevo parlare di Super Lino, prima dovevo inginocchiarmi, e poi parlare qualche suo film. Un grande comico, un eccellente caratterista con quella tipica parlata pugliese che mi faceva letteralmente ridere. Le sue gag in televisione sono epiche, ha preso parte alcuni film che non si possono scordare: “L’allenatore nel pallone”, “La ripetente fa l'occhietto al preside” e “Occhio malocchio prezzemolo e finocchio”. Spesso i film erano scadenti come gran parte dei suoi film, ma quando appariva Super Lino le cose cambiavano in meglio. Dovremo essere abbastanza orgogliosi di aver avuto un grande comico che ci ha regalato momenti davvero memorabili. Feci vedere ai miei amici “Occhio malocchio prezzemolo e finocchio”. Risate a non finire più.
Alberto Sordi? Un genio, ha preso parte diversi capolavori che sono entrati nella storia. Ho preferito non parlare dei suoi titoli comici, perché li vediamo spesso in televisione. I veri capolavori di Alberto Sordi non vengono quasi mai trasmessi sullo schermo. I ruoli drammatici di Sordi trasformano i suoi film in capolavori. Vedere la sua faccia comica trasformarsi in pura perfidia è il massimo, è angosciante vedere la sua insolita faccia sciupata ed invecchiata senza quei leggendari capelli tinti e impomatati. Sordi dava il suo meglio quando si levava le sue ridicole maschere comiche perché diventava un’altra persona. Una persona irriconoscibile che poteva dare fastidio… “Ma è Sordi? Impossibile, eppure è proprio lui!”
Conosco un mio amico che non interessa il resto degli attori, a lui interessa solo una persona: Humphrey Bogart. Dovevo raccontare tutto di lui, tutte le sue imprese partendo dal vizio per il fumo fino al successo con le donne. Ma dovevo sempre raccontare la trama del suo film preferito che però non l’ha mai visto! Si tratta de “La mano sinistra di Dio”. Ogni volta che lo racconto, lui scoppia ridere. Bogart, il padre di tutti i vizi, si traveste da sacerdote e riesce a scampare diversi guai grazie all’appoggio dei suoi fedeli che li aveva conquistati recitando sermoni a caso. A quel punto il mio amico tirava ad indovinare quali sermoni che Bogart avrebbe potuto parlare ai suoi fedeli, magari sulle donne o sui peti tanto cinesi lo annuivano senza capire un tubo. Il falso sacerdote era americano e spesso parlava inglese, i fedeli cinesi sapevano parlare solo il cinese. Poi gli raccontavo che Bogart sottraeva fiaschi di vino destinati all’altare per usi religiosi, per fare le sue lunghe bevute, senza farsi scoprire dal sagrestano. Bogart, sempre in abito talare, veniva considerato una presenza santificata ma andava a donne di nascosto e alla fine si era invaghito di una maestrina. Per me sono episodi normalissimi e scontatissimi ma racconto lo stesso perché so che al mio amico si diverte molto e spesso rideva a lungo.
Fine.
Viene dal teatro, ha un talento mostruoso. Una forza sconosciuta viene dal suo cuore, la recitazione ce l’ha nel sangue e il suo spessore artistico mi demolisce di colpo. Si lascia intervistare balbettando, è una persona timida e garbata. Invece sullo schermo è un mostro con una faccia che non si dimentica, possiede due occhi diabolici che assomigliano a due mortai pronti a colpirti. Straordinario, unico ed inimitabile.
Adoro questo uomo che ha speso una vita per recitare un ruolo che entrerà nella storia: il commissario. Nessuno può identificarlo con altri personaggi. Sempre a bordo con la mitica Alfa ad inseguire i delinquenti. Grida sempre la stessa parola “Disgraziato!” quando acciuffa il criminale. Maurizio Merli è il simbolo della giustizia, viene universalmente conosciuto, come il titolo del suo ultimo film poliziesco, “Poliziotto solitudine e rabbia”.
Negli anni novanta ha avuto un exploit che è durato per pochi anni, quei pochi film che ha preso parte sono piccoli gioielli del cinema. Recitava con disinvoltura, incarnava personaggi semplici e fortemente italiani. Era lo specchio dell’italiano che lo vediamo tutti giorni.
Lui è una leggenda e lo sanno tutti. Abituati dal suo carattere estroverso e pungente che ha fatto storia con il cinema italiano. Io adoro Sordi quando si toglie quella ridicola maschera comica. Una volta tolta la maschera, lo vediamo drammatico, violento e malvagio. Tutto diventa bello. Sordi che piange disperatamente dietro le sbarre in “Detenuto in attesa di giudizio”. Sordi che grida «E' mio figlio!» in “Un borghese piccolo piccolo”. Sordi che riesce a farsi detestare in “Il romanzo di un giovane povero”.
Quando scrissi la vecchia play ‘Caro Bogart’ ero in compagnia con un mio amico. A lui piace ascoltare aneddoti su Bogey. Gli racconto del suo vizio per il fumo, il suo grande amore per la Bacall, il suo capolavoro “Casablanca”. Mi resi conto che il mio amico stravedeva Bogart, non gli interessava i suoi film ma solo lui. Mi domanda spesso la trama del film “La mano sinistra di Dio” perché si diverte ad immaginare che Bogart, l’uomo dei vizi, si travesta da falso sacerdote esercitando una benefica influenza sui fedeli recitando sermoni a caso. Il mio amico Chris tira a indovinare quali sermoni che Bogart avrebbe potuto parlare nella sua piccola chiesetta sperduta sulle montagne cinesi, magari sulle sue leggende ubriacate, i suoi segreti di seduzione. Chris mi dice sempre che il grande successo dei personaggi è dovuto dal fatto che lui era Bogart. Bogart è sempre Bogart.
Porca Puttena! Questo uomo annovera una lunghissima ed inimitabile carriera colma di successi sia al cinema che in televisione. Gli anni passano e la figura di Super Lino viene ridimensionata e rivalutata grazie al successo di “Un medico in famiglia” che gli ha dato una seconda giovinezza. È un attore completo, riesce a destreggiarsi in diversi ruoli, sia comici che drammatici riscuotendo un buon successo nazionale. Uno dei pochi attori sopravvissuti se pensiamo ai suoi colleghi che hanno avuto meno fortuna. Alvaro Vitali e Renzo Montagnani, per esempio.
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