Credo che la suggestione fornita dall'unione di musica e immagini sia la più forte tra quelle “artificiali”. Basti pensare al suo sfruttamento, oltre che al cinema, in campo pubblicitario o nel documentario. Il fittissimo rapporto tra musica e cinema non lo scopriamo certo adesso; di interessantissime playlist che hanno raccolto le migliori colonne sonore o le singole canzoni presenti nei film ce ne sono state (ricordo quelle a puntate di Toraboy); di video musicali che raggiungono quasi lo statuto di cinema, come Rabbits in your headlights, o come le opere di Chris Cunningham, sono stati fatti gli esempi. Bradipo ha lanciato l'idea di trovare dei rimandi tra le arti dal punto di vista dell'unità di sentimenti, di visioni del mondo, di sentire; cerco di raccogliere il testimone.
Con Michel Simon, Jean Dasté, Dita Parlo, Gilles Margaritis, Louis Lefèbvre
In streaming su Rai Play
Un esempio già citato: la folgorazione che ebbi con la versione dell'Atalante visto su Fuori Orario, rallentato e sonorizzato con Apollo (atmospheres & soundtracks) di Brian Eno, il quale compose le musiche per un documentario della NASA sulle missioni Apollo appunto (realizzato da Al Reinert). La domanda è: perché non c’è nessun contrasto tra una musica cosi eterea e una storia cosi umana?
Con Werner Krauss, Conrad Veidt, Lil Dagover, Friedrich Feher, Hans Heinrich von Twardowski
Prendete gli In the Nursery, due gemelli (siamesi) inglesi che negli ultimi anni hanno composto le colonne sonore (in chiave moderna ma con una sensibilità "antica") per i restauri e le proiezioni pubbliche di capolavori del muto quali Il Gabinetto del Dottor Caligari, L'uomo con la macchina da presa, Hindle Wakes,Asphalt, A Page of Madness, Electric Edwardians.
Oppure prendete la sequenza di questo film di Fassbinder in cui la protagonista disserta dell'amore, della relazione tra due persone, dissertando con la lucidità di un vivisezionatore mentre cammina con un'amica in un macello, e sovrapponetegli Meat is Murder degli Smiths, manifesto vegetariano, e mentre le mucche stanno appese a testa in giù e vengono decapitate, squartate, spellate ancora moribonde e il sangue scorre in rivoli nei canali di scolo, Morrissey canta "questa bellissima creatura deve morire / di una morte senza motivo / e una morte senza motivo è un assassinio! / e la carne che cucini con tanta fantasia / non è succulenta, gustosa o buona / e' morte senza motivo / e una morte senza motivo è un assassinio! / hai mai visto come vengono uccisi gli animali? / i profumi di cucina non sono tanto familiari / non è confortante, allegro o cordiale / è solo sangue che sfrigola e l'orribile odore dell'assassinio! / non è naturale, normale o simpatico / la carne dentro la tua bocca / mentre assapori il gusto dell'assassinio....
Con Boris Karloff, Zita Johann, David Manners, Arthur Byron
(da sonorizzare con Manukind di Coil/ Elph) E’la scena in cui il giovane archeologo, incurante della maledizione tramandata dall’epoca in cui il sacerdote venne sepolto vivo, declama ad alta voce la formula incisa in geroglifico sul papiro trovato all’interno del sarcofago. Il primo piano è sul viso bendato di Boris Karloff: tra le bende compare la fievole luce di una pupilla che pian piano diventa chiara e accecante come l’irreparabile..
Oltre ai film per forza di cose muti, ci sono le pellicole volutamente silenziose. Domanda: sarebbe lecito sonorizzare ciò che è stato voluto muto? Sarebbe come manipolare il DNA, come un sacrilegio..
Prendete un documentario su Pasolini, quello in cui il suo viso scavato, quegli occhi di un'intelligenza disarmante, sono incorniciati da capelli irrequieti come la sua anima mentre il vento si abbatte come un presagio su una spiaggia, e intanto ascoltate Ostia (The Death of Pasolini) dei Coil.. And out of the strong came forth sweetness
Infine, mi chiedo come sarebbe “immaginare”, nel senso di “porre immagini a commento di”, il brano Drugged dei Bass Communion, paesaggio liquido di tastiere dilatate e saltuari accordi di chitarra, magari partendo dalla sequenza iniziale di 2010 - l’anno del contatto, ideale (ahimè, soltanto ideale) seguito di 2001 di Kubrick, dove il protagonista di Odissea nello Spazio spalanca gli occhi dietro al vetro del casco spaziale su cui si riflettono migliaia di luci, e tra lo sgomento, la meraviglia e l’irresistibile tentazione di perdersi, mormora
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