Il momento giusto per un bilancio del Festival è sempre qualche giorno dopo la conclusione: le acque si sono calmate, i giornali hanno ripreso a farneticare su altri eventi e le prime impressioni del dopo-visione lasciano il posto a considerazioni più ponderate. Anche quest’anno al Lido c’è stato di tutto: sorprese, delusioni, sopravvalutati, eccetera. Manca il capolavoro, ma pazienza. Nell’albo d’oro scriveranno Lebanon; forse non il film “migliore” e neppure il più importante, ma il primo premio ci sta tutto: opere del genere sono preziose. Davvero curiose le evidenze che emergono dal quadro generale: un cinema svedese in grande spolvero, parecchi film fanta-futuristici di tendenza apocalittica e molti documentari interessanti. Per l'Italia piove sul bagnato: ennesima magra figura di Tornatore e compagnia, e come se non bastasse deludono anche le opere fuori concorso. Se ne possono salvare giusto un paio. Ma il quesito conclusivo non può che essere uno solo: cosa resterà di quest’edizione? I pronostici sono aperti ma la risposta la darà il tempo, come sempre. Quindi, almeno per il momento, meglio preoccuparsi di cosa rischia di cadere immeritatamente nel dimenticatoio; l’unica cosa da fare è tenersi pronti, nel caso che qualcuna di queste perle scoperte al Festival dovesse transitare in sala.
Con Nebojsa Milovanovic, Jelena Trkulja, Jozef Shiroka, Mirela Naska, Bujar Lako, Yilka Mujo
Un’opera che ha le carte in regola per farsi conoscere in tutta Europa: due coppie di giovani attraversano quattro stati del Vecchio Continente facendo i conti con il passato delle rispettive patrie ed il presente dei paesi che incontrano. Le loro peripezie comporranno un affresco multiculturale di esemplare realismo. C’è da scommettere che fra trent’anni sarà ancora un film attualissimo.
Ammirevole dramma orientale ambientato ai giorni nostri: non dice niente di nuovo perché non vuole arrogarsi il compito d’insegnare quel che è già risaputo, e al contempo non sa di ripetitivo nonostante tematiche arcinote. Tiene i didascalismi a debita distanza e rivela una sensibilità eccellente: sarà proprio quest’ultima che forgerà le emozioni e riuscirà a commuovere.
In Francia sanno fare proprio di tutto. Ecco un sorprendente splatter d’oltralpe diretto con grande personalità e stracolmo di humor; manna dal cielo per gli adoratori del genere, senz’altro apprezzabile anche da chi non rientra nella cerchia di appassionati. Nulla da invidiare a Romero o gli altri maestri del genere.
Con Hafsia Herzi, Sondos Belhassen, Wassila Dari, Rim El Benna, Dhaffer L'Abidine
Ancora un altro paese, un’altra cultura. Sembra lontana nello spazio e nel tempo, invece è odierna e a pochi chilometri dai nostri confini. Un film sofferto che suscita solidarietà e ammirazione; il suo valore non sta solamente nelle tematiche. Vedere per credere.
Il primo caso svedese di animazione e fantascienza riuniti in un unico film. Il mondo qui raffigurato è cupo e claustrofobico, non troppo in là con gli anni (la vicenda si svolge nel 2024) e ha immancabilmente suscitato paragoni con Orwell. Affascinante e pessimista. Doppiatori originali Vincent Gallo, Stellan Skarsgard, Juliette Lewis e Udo Kier.
Con Louis Koo, Richie Ren, Shui-Fan Fung, Suet Lam, Michelle Ye
Thriller-action di ottima fattura: rimanda al miglior cinema americano, fa pensare a Johnny To, ma non ha niente a che fare con entrambi. Tesissimo e quasi senza dialoghi, fa a meno di colpi di scena colossali e preferisce coinvolgere lo spettatore nell’intreccio per tener viva l’attenzione.
Brillantemente sospeso fra dramma e commedia, è un film scontato solo in apparenza: sorprende scena dopo scena, sfuggendo alla prevedibilità per merito della forza dei dialoghi e la sincerità dei personaggi. Un vero gioiellino, fortunatamente già distribuito anche da noi.
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