Prima prima degli adattamenti sontuosi da Tolkien, Rowling, C.S.Lewis (e altri meno fortunati come Eragon o D&D), il cinema fantasy aveva vissuto una piccola età dell'oro negli anni '80: un periodo che pochi associano a draghi ed incantesimi, ma che a mio parere ha prodotto alcune pellicole veramente interessanti, se non proprio di culto.
Il primo Conan, diretto da Jon Milius, apre il decennio con un fantasy che riprende la bellezza brutale e il sense of wonder delle illustrazioni di Frank Frazetta. Squisitamente analogico, si rivede con piacere ancora oggi. Minore, ma sempre godibile, Conan il distruttore dove a Schwarzy si affianca Grace Jones.
Cultissimo, tanto da ispirare due sequel, una serie tv, e ad avere ancora oggi uno zoccolo duro di fans. Il primo Highlander, però, rimane il vero caposaldo dell'urban fantasy (con il merito aggiuntivo di essere un soggetto orginale e non un adattamento), capace di entrare nel linguaggio comune e con una colonna sonora che ha fatto epoca.
Un altro soggetto originale, ma la cifra è diversa: un'ambientazione medievale generica abbastanza da mantenere contorni fiabeschi, ma piuttosto realistica, e una storia d'amore in cui l'elemento fantastico echeggia leggende antiche. Sempreverde.
Chi è stato bambino negli anni '80 non può presecindere da questo film: tratto dal romanzo di Michael Ende (o meglio dalla prima metà del libro), è un vero inno a tutto ciò che è immaginifico. Effetti speciali all'avanguardia per l'epoca e più di una scena cult: Bastian che vola in groppa a Falcor, Atreyu contro le sfingi...
Uno dei film meno conosciuti di Ridley Scott, ma da ricordare per l'estro visionario e, soprattutto, per un diabolico Tim Curry irriconoscibile sotto al trucco da Mefistofele cornuto.
Un altro film raramente ricordato ma che - anche per motivi affettivi - mi va di citare: prodotto dalla Disney e diretto ad un pubblico di bambini, è in realtà una storia gotica, se non, a tratti, smaccatamente horror (la strega senza testa mi traumatizzò molto più di tanti film dell'orrore veri e propri).
Qui il fantasy è di cappa e spada, con un Cary Elwes metà Zorro, metà Errol Flynn, ed il compianto André the Giant. Un "film per tutti" di quelli buoni.
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