Alfred Hitchcock era una regista che amava sempre stupire il suo pubblico. A volte, era capace di inquadrature sghembe in grado di trasmettere agli spettatori un senso di inquietudine, vertigine o qualche altra emozione. Gli bastava un movimento di macchina – magari un dolly, uno zoom o chissà che altro – per comunicare qualcosa. In questa play ho voluto riassumere alcune delle sfide più intriganti messe in campo dal maestro: sfide di carattere tecnico, sfide alle convenzioni, ecc.
Con Tallulah Bankhead, John Hodiak, Walter Slezak, Mary Anderson, Henry Hull, Heather Angel
La sfida di Hitchcock in questo film consiste nell’ambientare l’intera storia su di una scialuppa di salvataggio dispersa nell’oceano. Pur in uno spazio così ristretto, il regista riesce a mettere a nudo il campione di umanità prescelto, mettendo a nudo la personalità di ciascun protagonista in un crescendo di suspense.
In questo film, Hitchcock sfida le convenzioni del cinema e fa morire l’eroina (interpretata dall’attrice maggiormente nota di tutto il cast) a metà della storia. In occasione dell’uscita di Psyco, Hitchcock sfidò anche le abitudini del pubblico, proibendo agli esercenti di consentire l’ingresso in sala dopo l’inizio del film.
Altro film in cui Hitchcock sfida le convenzioni narrative tipiche del linguaggio cinematografico. In particolare, Hitchcock mette in scena un flashback volutamente menzognero che porta fuori strada il pubblico, che scopre la verità solo alla fine. Resta forte l’impressione che Hitchcock si divertisse a prendere in giro (bonariamente) i suoi interlocutori.
La sfida tecnica che Hitchcock affronta in questo film è celebre (e già ricordata in altre play): l’intera storia è raccontata in piano-sequenza, dando l’impressione che il tutto avvenga in tempo reale. Hitchcock curò tutto nei minimi dettagli: ad esempio, la luce che entra dalle finestre cala con il passare del tempo ed i rumori della città sono esattamente quelli che era possibile sentire a quel tempo nei momenti della giornata in cui l’azione si svolge.
In questo film, Hitchcock affronta un’altra sfida tecnica: ricreare il senso di vertigine che coglie James Stewart mentre sale la scala alla missione. Il problema fu risolto combinando uno zoom in avanti con un carrello indietro (effetto peraltro già sperimentato con minor successo in precedenza). Per contenere le spese, Hitchcock girò questa scena utilizzando un modellino.
Con Marie Ault, Arthur Chesney, June, Malcolm Keen, Ivor Novello
In una sorta di sfida al cinema muto, Hitchcock lascia intuire i rumori sentiti dai protagonisti del film. Di particolare interesse è la scena in cui i proprietari della pensione ascoltano i passi del loro inquilino al piano di sopra: Hitchcock inventò un soffitto trasparente che lasciava vedere i passi dell’inquilino, mentre gli altri personaggi volgevano lo sguardo al soffitto. Esempio di cinema puro, tanto amato dal maestro.
Con Paul Newman, Julie Andrews, Lila Kedrova, David Opatoshu
In questo film, Hitchcock sfida di nuovo le convenzioni del cinema. In molti film, uccidere sembra una cosa semplice: si preme il grilletto ed il gioco è fatto. Hitchcock, invece, pensava che uccidere una persona fosse un gesto estremamente difficile, soprattutto se occorreva farlo in silenzio. L’assassinio di Gromek è una scena da antologia, un’altra sfida vinta da Hitchcock.
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