Vi siete mai soffermati a guardare con attenzione un ponte? Fermarsi nel bel mezzo di uno di essi di notte, e sotto di voi la massa d'acqua che si agita con potenza? i ponti mi piacciono, sono opere di ingegno e d'arte, imponenti e maestosi... che uniscono luoghi diversi, ponendo in comunicazione le persone... ma non è poi vero che il ponte simboleggia anche l'avvicinarsi di intenti, il desiderio di trovare un punto d'intesa, o come ha detto un altoatesino Alex Langer, (http://web.peacelink.it/langerit.html#alexlanger) "il ponte, la più ardita e la più fragile delle costruzioni relazionali, il ponte per il superamento delle diversità, degli ostacoli naturali, delle fratture anche le più violente". E ancora sono "loro" che ci danno l'atmosfera in un incontro d'amore o di un possibile nuovo. Diventano terra di contesa in conflitti e guerre senza frontiere. Ci fanno sognare di passare in un altro mondo, ci raccontano di come una riva potrebbe essere diversa dall'altra senza loro. Il cinema ci ha portato in sogni proibiti pieni di una tenerezza e profondità in un'unicità di sentimento (I ponti di Madison County), ci spingono in un desiderio di essere liberi di giocare di fantasia nell'entrare in un mondo fantastico pieno di creature impensabili e tenere (Un ponte per Terabithia). Pesano nei cuori quando ci mettono divisi da una parte o dall'altra e ci fanno mettere l'uno contro l'altro in una lotta metro dopo metro per conquistarlo e, vincere! (Il ponte di Remagen). O luoghi dove la gente arriva da tutto il mondo per ammirarlo ma anche dove il desiderio di volare per finirla è forte in un volo definitivo dove il segno di "bellezza" si ferma di fronte al vuoto. (The Bridge - Il Ponte dei Suicidi). _ anche il pretesto per unire e rafforzare gli animi in un solo corpo in un solo ideale. (Il Ponte sul fiume Kwai) Perché non citare un luogo a Venezia dove come ad Amsterdam è 'Rossebuurt' dove le storiche vetrine (e ragazze) del quartiere a luci rosse della capitale olandese si mostrano, anche a Venezia, nel 500, esisteva un quartiere che oggi verrebbe definito a luci rosse, dove per attirare la clientela, stavano affacciate per ore alle finestre delle loro abitazioni mostrando il petto completamente nudo; infatti il ponte che unisce Santa Croce a San Polo si chiama Ponte delle Tette, visto il "paesaggio" che si offriva ai passanti -e Rio delle Tette si chiama il relativo canale- (Il Mercante di Venezia). Ponti e storie raccontate nei fotogrammi di celluloide ci avvolgono di passioni, tenerezze, pathos, dolore, tutto passa attraverso un ponte, idealmente siamo sempre ad attraversare o tagliare ponti nella nostra vita. Chi desidera ricordare camei di film, dove la presenza del ponte vi ha lasciato qualcosa nel vostro cuore o memoria al punto di voler coinvolgere anche noi che con la stessa passione abbiamo occhi e sentimento per il cinema.
"L'amour, c'est tellement simple"... è così che Arletty, con le parole di Jacques Prévert, rispondeva alle contorsioni mentali di Jean-Louis Barrault in "Amanti perduti". L'amore, in fondo, è talmente semplice... Ecco, la bella storia d'amore che avrebbe fatto in altri tempi la gioia di Douglas Sirk. Francesca, una donna sposata, ormai “rassegnata” ad una vita di “tranquilla casalinga” e “triste”, incontra la passione incarnata nella figura di un viaggiatore libero e tenero. Vivono un’intensa storia d'amore, però arriva il momento delle scelte. La tentazione di fuggire con l'uomo è forte, e poter realizzare tutti i suoi sogni infranti è grande . . .
La creatività è un dono che non deve subire limitazioni. Jesse, un ragazzino che ha la passione per il disegno e la pittura, incontra Leslie, e crea con lei un mondo di fantasia, dove la creatività può essere liberata...
l film è ambientato nel marzo 1945 ed il feldmaresciallo afferma che Hitler non vuole che "neanche un palmo del sacro suolo della patria sia calpestato dal nemico", quando invece in quel periodo gli Alleati già avevano occupato quasi tutta la Renania, regione occidentale della Germania.
Cito “In questo provocatorio e coraggioso documentario il regista inquadra in campo lungo il Golden Gate di San Francisco, simbolo degli Stati Uniti ma anche luogo che registra il maggior numero di suicidi al mondo.”
Chi è questo Nicholson nella vicenda del ponte sul fiume Kwai, questo ufficiale di Sua Maestà Britannica che comanda un gruppo di prigionieri inglesi e che, contro ogni logica apparente, collabora con i giapponesi? Certo egli è un soldato fatto tutto d'un pezzo, un uomo che pospone l'intelligenza delle situazioni al dovere. Ma se questo colonnello è una formidabile figura esemplificativa, un personaggio sul quale dobbiamo meditare, vive e credibili sono tutte le altre figure, dallo spietato ma debole colonnello Saito, a Clipton il medico saggio e civile, a Warden, a Greeves, al giovane Joyce.
Con Carmela Savio, Gar Moore, Dots M. Johnson, Harriet White, Alfonsino Pasca
Nell'episodio dedicato a Firenze nel film Paisà di Roberto Rossellini nei convulsi giorni della liberazione evidenzia il Corridoio Vasariano, dove rimase l'unico modo di spostarsi fra nord e sud della città, "Ponte Vecchio".
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