Quando le cineprese erano baionette, che trafiggevano vittime incapaci di sottrarsi al fascino e alle promesse del loro bagliore. Arte di legittima offesa, orgoglio voyeur, strumento clinico di sezionamento del mondo. Prima degli anestetici, prima della lobotelevisione.
Con Jacqueline Arenal, Patrick Bauchau, Daniel Hernandez Rodriguez, Jørgen Leth
Libertà e/o perfezione attraverso regole e schemi. Strategia militare, progetto, paradosso avanzato da cattivi maestri. Cinema a ostacoli, mai illustrativo, mai immobile, che macina fotogrammi con avanguardistica fame.
Con François Truffaut, Jacqueline Bisset, Valentina Cortese, Jean-Pierre Léaud
Quelle volte che è lecito parlarsi addosso, specchiarsi in identiche pose, riconoscersi, celebrarsi, brindare. Quando non c'è vergogna a sentirsi i migliori.
Più vero del vero, ossia non più vero, ossia falso. Dettaglio che si mangia il quadro e frantuma la lente. Incubo perfezionista, terrore dell'ombra, torsione utilitarista di una bellezza inutile.
Con Yang Kuei-Mei, Lee Kang-sheng, Chen Shiang-chyi, Miao Tian, Kiyonobu Mitamura
Impasto di immagini, mattoni di frames, intuizione da artista che si concretizza in rituale, memoria, esperienza collettiva. Prima della frantumazione sociale, dell'atomizzazione forzata, del trancio di ogni legame che non sia tribale. Quando ormai si tira giù la saracinesca, e si chiude.
L'obiettivo cattura verità aliene. Infangate, vietate, precluse allo sguardo. Conoscile, diffondile, COPIALE. O muori. Di meglio (o di più) non si può chiedere al cinema.
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