Harley Davidson & Marlboro Man
- Avventura
- USA
- durata 107'
Titolo originale Harley Davidson & Marlboro Man
Regia di Simon Wincer
Con Mickey Rourke, Don Johnson, Chelsea Field, Tom Sizemore, Daniel Baldwin
Ero solo, in quel cinema all’aperto, o meglio non ero accompagnato.
Gestito da giovani vecchi dell’Arci infeltriti nell’anima più che nei vestiti orgogliosamente demodé, il cinema era esposto ad una sinistra brezza di sinistra, brezza afosa e carica di livore, surfata da zanzare pigre che i TG di destra da qualche anno per creare scompiglio e timoroso disordine pure tra le primordiali frequentatrici delle ormai defunte Feste dell’Unità, definiscono TIGRE, ingrandendole in video 300 volte come in un flano di un film di fantascienza post atomico anni 50.
Una maglietta blu, i jeans scoloriti e le scarpe da ginnastica. I miei due anelli d’argento nel medio e anulare della mano destra. Una lieve abbronzatura. Lieve, perché di più non posso. Un sorriso bianco che nessuno ha visto.
Il film era Milk, e non ero accompagnato.
Ora, Reggio Emilia è una cittadina implosa nelle sue misere certezze fatte di pregiudizi e moda. Vacuità intinta in una sana tradizione contadina, quella ottusa che alleva maiali per comprare il vestito di Armani da esibire col puzzo all’ammoniaca della merda di porco.
Quella che ha imparato a fare la faccia comprensiva nascondendo la cinghia e che si scopre orgogliosa di aver speso pacchi di miliardi per i Ponti di Calatrava, per la stazione Mediopadana dell’Alta velocità che congiunge Milano a Roma in tre ore ma che nelle precedenti edizioni dei treni sempre più superveloci fino ad arrivare al deragliamento, spariva come Atlantide dalla cartina delle fermate, affondata tra Modena, Parma e Bologna..
Ecco Reggio Emilia, dalla sua faccia rubizza e tonta. Sia finta ricca che finta povera, patria della solidarietà e della integrazione di razze, quell’integrazione fatta di teste girate a guardare altrove mentre la gente ruba e muore nei quartieri popolari.
L’Arci di Reggio Emilia gestisce il cinema all’aperto. Prima dell’inizio del film, Milk, la canzone di Povia. Luca era Gay e ora sta con lei, ci dice.
Ci sono delle fresche siepi a fianco dei sedili del cinema. Dietro le siepi, i cessi.
Quando la gente entra al cinema all’aperto guarda altra gente come per cercare qualcuno che faccia da testimone sul fatto che egli fosse effettivamente lì in quel momento. Non si sa mai.
Coppie e vecchi. Coppie di vecchi. Giovani coppie a braccetto. Ma coppie. Coppie di donne. Coppie di uomini no. Neppure trittici.
Io ero solo e la mia fila era ancora vuota quando è iniziata la pubblicità dei negozi del centro, Inquadrature sfocate. Alcune capovolte.
Di fronte a me una deliziosa coppia di fidanzati.
Due seggiolini a destra, una giovane dai tratti vagamente orientali vestita di un verde che nessuno, credo, oserebbe mai a meno di far parte di una setta segreta dedita a riti innominabili e dal discutibilissimo gusto estetico.
La deliziosa coppia di fidanzati, lui pacioccoso e gingilloso, lei altezzosa abbronzata e bruttina come solo le ragazze di Reggio Emilia sanno essere quando credono di essere belle.
“Micio micio vuoi la Coca? (Cola)” .
Lei gli dice no tre volte no, dopo tre proposte diverse di bevanda gassata, accavalla il coscione e si accende una sigaretta, tenendola tra dita ossute e unghie pittate di un color nero-attento-a-quando-chiudi-lo-sportello.
Su non fare così.
Lei si gira di scatto con fare Hayworthiano, irritata, et voilà incrocia il mio sguardo.
Si accorge che sono solo, che di fianco a me non c’è nessuno. Si accorge che la guardo senza emotività e che la stavo guardando senza emotività da un po’.
Realizza che il film è Milk. Realizza che io realizzo che lei ha realizzato che il film è Milk e sono solo.
Si rigira di scatto verso lo schermo con fare onaihtrowyaH. Resiste quattro secondi.
Povia sta spiegando a tutti perché si è ammalato di gayezza.
Lei abbraccia senza interesse il suo winnie the poo/sponsor serale e gli sussurra qualcosa all’orecchio. Il film inizia. La ragazza vestita di verde è ancora sola. I pipistrelli fanno incetta di zanzare pigre nel cono di luce.
Il cinema è pieno, il tema forte, il tempo bello, le stelle brillano, le teste si toccano tenere. Sean Penn bacia un uomo.
Le teste si staccano e ondeggiano, i seggiolini scricchiolano, un brusio liturgico sembra provenire da una chiesa lontana lontana, le stelle brillano, il tempo è bello, il tema è effettivamente forte, il cinema pieno di gente la cui metà avrebbe preferito essere in birreria.
Da dietro la siepe coi bagni spunta un omone cespuglioso e si siede accanto alla ragazza sola vestita di verde.
Richiude il telefono. La sensazione è che sia ancora sola.
Sean Penn bacia un altro uomo. E poi ancora. Ma non succede nulla in platea, questa platea avvezza ai temi duri.
Fine primo tempo.
Sean Penn merita davvero l’Oscar….
…Che bravo, bravo….
Con la tessera Arci fatta ladrescamente in un ristorante sinistrorso di Milano sono riuscito a pagare 4,50 euro invece di 6. L’euro e mezzo lo investo in bevande. Chi è avvezzo al cinema all’aperto vive questo momento con gioia e convivialità. Una gara che si protrae dalla notte dei tempi per arrivare primi al distributore automatico di mezze lattine a prezzo intero dell’Arci, perché la pausa dura poco e c’è sempre qualcuno che fa finta di non sapere che la macchinetta non dà resto e cincischia con la moneta.
Qualcuno che si è offerto di prendere da bere per tutti e cerca disperatamente di inserire la moneta giusta perché oltre a sapere che i soldi non glieli daranno mai, i suoi amici, gli scoccia perdere anche il resto.
Qualcuno che una volta inseriti i soldi attende attonito che la macchinetta gli sveli l’oracolo della sua vita, o che parta a razzo verso le infinità interstellari, o che esca un nano cazzuto dal retro che si esibisca in una clamorosa performance autoerotica.
Perché c’è ancora gente, e parlo di gente come professionisti, adagiati commercianti, geometri, laureandi fuori corso e intellettuali vari che non sa che dopo aver inserito la moneta va premuto il pulsante a fianco della bevanda preferita.
E quando il pulsante è rosso vuol dire che la bevanda è esaurita.
E se esaurita, premendo comunque il bottone rosso il meccanismo si mette in moto ma non essendoci nulla da erogare non eroga, fottendo a ragione il denaro.
In ogni caso anche avendo premuto il pulsante giusto bisogna attendere una manciata di secondi affinché la lattina compia il tortuoso viaggio attraverso gli ingranaggi della macchinetta e giunga nell’angusto cassettino esterno, rendendo di fatto inutile lo scossone spazientito a palmo aperto che l’uomo virile si sente in diritto di scaricare sul distributore ad uso lenitivo della pazienza degli accodati che l’hanno visto maldestramente perdersi tra monetine e tasti colorati e non.
A causa di questi imprevisti scatta una gara di solidarietà tra assetati tecnofobici fatta di sorrisi di compatimento, complicità, scuse imbarazzate, risolini isterici, soldini prestati e mai più ritornati, fino alla comune consapevolezza che queste macchinette infernali….. eh si….la sinistra della collegialità e dell’autocritica rivive in queste piccole cose. E di questi tempi, non è affatto poco.
Torno a sedere.
Lei fuma, in una posa adatta ad un flano di film erotico di serie B. Lui orsachiottoso conosce il fidanzato –è evidente che lo sia- della ragazza in verde. Si parlano ma nonostante sia a mezzo metro da loro non capisco. Il dialetto reggiano gutturale e gorgogliante è per me incomprensibile.
Il ragazzo della ragazza in verde è grosso, pettinato male. Sciatto e massiccio ha i tratti del viso che avrebbero fatto godere il Lombroso. Ha un Rolex al polso.
Una maglietta a righe ORIZZONTALI verde e crema. Sembra il fratello scemo di Freddie Krueger.
Ricomincia il film. Una suoneria cafona cacofonica strilla e fa scattare in piedi Freddie il Ragazzone Sciatto che si precipita dietro le siepi. Buio.
Pissi pissi bau
Bau bau pissi pissi
Hiiihihh
Hihihihh
Sean Penn è sempre più bravo e bacia sempre più uomini ma ormai non ci fa più caso nessuno. Non ci fanno talmente più caso che qualcuno sbuffa. Che noia. Ancora. Abbiamo capito.
A Reggio Emilia non si riesce semplicemente a vivere le cose, qualsiasi cosa. Bisogna o snobbarle o farci una Onlus.
Pissi pissi bau
Bau bau pissi pissi
Hiiihihh
Hihihihh
Il ragazzone sciatto torna a sedersi di fianco alla sua fidanzata in verde. Poi chiude il telefono.
Pissi pissi bau
Bau bau pissi pissi
Hiiihihh
Hihihihh
Sean Penn muore. Si accendono le luci. Parte una bella canzone di Mango, una coi gorgheggi e gli acuti che fanno tanto etereo. Occhi lucidi sul pianeta terra. La gente ripiomba nella normalità, nelle coppie, ci si guarda intorno, si cercano consensi.
I ragazzi Arci verso quest’ora sembrano veramente anni ’70. Anche per oggi hanno militato in quella stupefacente caratteristica del soprannumero che è nel DNA delle associazioni di sinistra, che se non fosse volontariato non pagato farebbe fallire all’istante qualsiasi impresa, qualsiasi comune, qualsiasi Stato.
Uno fa i biglietti, uno li strappa, uno apre la tenda che da sul cortile, uno sta lì ad accertarsi che il tutto venga eseguito correttamente.
Parentesi agiografica, retorica, le foto dei veri personaggi si confrontano con quelli della finzione affinchè tutti si accorgano di quanto i realizzatori del film siano stati bravi.
Bello.
Bello si. Però….
Però….si
Quando si baciano….brrrrr
Beh potevano risparmiarselo….fa una certa impressione….
Io non guardavo…..io non li guardavo sai…..
A noi maschi non piace….ma c’era così bisogno?.(si copre la mano con la faccia)
Eh no…..fa impressione si….(anche lui)
Oh, io non è che ho qualcosa contro loro….
Nonno…..per l’amor di dio….
Fa impressione però……
Eh noi maschi…..
Preferivo il pissi pissi bau durante il film. Il telefono di Freddie Sciatto Krueger risuona e lui scatta di nuovo verso le siepi, come se la suoneria del telefono fosse collegata alla vescica da un sadico Bluethooth.
Lei tutta verde come l’ alieno di un film di marziani rimane lì tra due file di seggiole mentre la gente sciama via. Mentre si alza mi guarda, sono solo.
Anche Rita mi riguarda. Chissà che pensa, che pensa del film, di me: sarò gay?
C’è ancora dell’atavico sospetto sulla gente che va al cinema non in compagnia, questo lo so. Storie di molestie, di sordide pellicole da vivere in intimità con se stessi. Storie di solitudine, forse. Fatto sta che la mia fila aveva solo due ospiti oltre a me, due donne ben vestite coi sandalini e i piedi curati, laggiù.
Chissà che pensa del suo fidanzato che la segue e la omaggia come un eunuco del quale replica la forma globulare e glabra a parte un pizzetto gonfio come un pube. Che pensa del suo uomo, il suo maschio. E che pensa della ragazza in verde mollata dal suo di maschio aggrappato ad una chiamata alle 00,35 di un lunedì mattina e lasciata da sola per quasi tutto il film. Che pensa del commento finale dei due pesi medi, del machismo, della rozza insinuante omofobia penetrata come umidità nelle ossa della gente perbene. Della terribile canzone di Povia prima del film. Del fatto che tutto sia così grottesco.
Del fatto che il cinema all’aperto si chiami Arena Stalloni.
Titolo originale Harley Davidson & Marlboro Man
Regia di Simon Wincer
Con Mickey Rourke, Don Johnson, Chelsea Field, Tom Sizemore, Daniel Baldwin
Titolo originale Breakfast on Pluto
Regia di Neil Jordan
Con Cillian Murphy, Liam Neeson, Stephen Rea, Bryan Ferry, Eva Birthistle, Seamus Reilly
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