La ricostruzione della provincia contadina nel dopoguerra è la parte più interessante de "L'orto americano". Il resto, a mio avviso, è più ordinario. L'intreccio presenta spunti decisamente interessanti anche se la soluzione del caso è piuttosto scontata.
Molto più riuscito del precedente horror Il Signor Diavolo, qui il ritmo incalzante e il senso di mistero tengono avvinto il pubblico, con pochi cali di tensione, pure nella ricostruzione processuale, fino ad un finale enigmatico che non risolve tutti i quesiti.
Senza scomodare i capolavori robusti e di cassetta come Il negoziatore di F. Gary Gray o Inside Man di Spike Lee, questo dittico action risulta sopraffatto da attori piuttosto mediocri, seppur di fatto funzionali, e da un andamento narrativo non proprio coinvolgente ed entusiasmante.
I film ai nastri di partenza sono molti ma attenzione perché tra questi c'è Mickey 17 di Bong Joon-ho. Poi c'è il secondo capitolo di Nella tana dei lupi, Il nibbio con la coppia Santamaria Bergamasco e il ritorno di Pupi Avati con L'orto americano. C'è molto altro e qui trovate tutto.
Commedia fantascientifica dal cinismo accomodante e dall’umorismo risaputo. Si sente la mancanza di struttura, di gioia di mettere in scena, di energia nel cercare di divertirsi e divertire. L’intrattenimento rimane ma è un premio di consolazione
Dalla coppia registica già conosciuta per il passabile e un po' sbrigativo 65 - Fuga dalla Terra. Heretic si rivela invece un thriller dai risvolti horror efficacemente congeniato, incalzante e anche inquietante grazie ad un Hugh Grant centrale, torbido e mellifluo.
Che sia la Casa Bianca, il covo del “Capo” o la marina militare nell’Oceano Indiano, la regia di Julius Onah, tramuta il rettangolo del grande schermo del cinema, in quello della TV casalinga, frustrando ogni ambizione di grandezza che la storia vorrebbe comunicare.
Una pellicola leggera, con vari momenti apertamente comici e un personaggio buffo, quello affidato a Kieran Culkin, che nella miglior tradizione dei clown vive picchi di euforia e abissi depressivi.
Interessante film sul tema della fragilità dei rapporti tra le famiglie e l'istituzione scolastica. Un percorso fatto di eventi contraddittori che spingono all'inferno un insegnante che coltiva il sogno di essere l'insegnante che ti cambia la vita e invece...
Amichemai funziona grazie alla complice alchimia che rende spassosissimi i duetti tra le due mattatrici. Ma la forza del piccolo, esile e per nulla banale film sta altrove: nel genio, seppur solo a sprazzi, con cui l'autore supera tutte le difficoltà e le insidie narrative.
Questa settimana escono 17 nuovi film al cinema. E ce ne sono ben due con Hugh Grant. E in uno di questi non è per niente il solito buon vecchio caro simpatico e rassicurante amico Hugh. No.
Qui ci dovreste andare solo dopo aver visto il film, Non tanto per una questione di banali spoiler ma perché ci sono tre elementi di riflessione su cui magari potreste aver voglia di ritornare.
Girato in piena clandestinità Il seme del fico sacro è un’opera di incommensurabile compattezza, con una messa in scena inappuntabile e una progressione che non ammette compromessi, in grado di raggelare il sangue e di togliere il fiato.
Gli argomenti di questo film sono stati trattati da titoli di maggior spessore ed esistono concorrenti molto più curati nella forma ma la leggerezza di Companion è penetrante quanto basta da svoltare la giusta serata e far sorgere qualche pensiero in più, cosa che non guasta mai.
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