In ordine di visione, i sette film che si sono stampati sulla mia retina in questi ultimi giorni. Ritmi forsennati? Ecco la spiegazione: ho un preparatore atletico severissimo che mi sta allenando per i due western di Anthony Mann che ancora non ho visto e, soprattutto, per l'agognato, fottutamente agognato "Un prophète" di Jacques Audiard. A proposito di Audiard: non perdete l'occasione di gustarvi le mie opinioni (le uniche in scheda) sui suoi primi due film inediti in Italia: "Regarde les hommes tomber" (1994) e "Un héros très discret" (1996). Se ci capite qualcosa, a voi va tutta la mia più ammirata e compassionevole stima.
Con Bourvil, Marina Vlady, Virna Lisi, Pierre Brasseur, Umberto Orsini
Adattamento del romanzo "Les bonnes causes" (1960) del giornalista e romanziere Jean Laborde, "Il delitto Dupré" è un noir giudiziario con inflessioni da commedia. Dialoghi brillantissimi, bianco e nero smagliante e interpretazioni sopraffine.
Con James Stewart, Arthur Kennedy, Julie Adams, Rock Hudson, Jay C. Flippen, Lori Nelson
Secondo western di Mann scritto da Borden Chase e interpretato da James Stewart (dopo "Winchester '73"). Sceneggiatura esplorativa, sovrabbondanza di personaggi minori e centralità del tema del doppio. Su tutto il demone luccicante della cupidigia.
Philip Yordan sceneggia, Anthony Mann dirige. Ne esce uno dei western più sobri e maestosi della storia del genere. Sublime l'uso della musica: all'imminenza del dolore essa tace. La violenza si compie in un silenzio più rumoroso di un colpo di piatti.
L' ultimo western integrale di Anthony Mann. "Western della profondità": psicologica (il personaggio di Gary Cooper è costretto a scavare in se stesso), spaziale (il finale nella città fantasma), ottica (la profondità di campo si fa segno di crudeltà).
Con Glenn Ford, Maria Schell, Anne Baxter, Arthur O'Connell
Western solo in parte (la prima), questo "semikolossal" di Mann (molti esterni furono girati in studio per mancanza di fondi). Filtrate dallo sguardo di Maria Schell, le gesta di Glenn Ford si fanno sempre più inafferrabili. Fino alla pura assenza.
Con Harvey Keitel, Jim Brown, Tisa Farrow, Michael V. Gazzo
Il film d'esordio di James Toback è un dramma d'alienazione urbana girato con straniante, antispettacolare frontalità. Gusto dell'assurdo e sprazzi di grottesco rendono "Fingers" un piccolo prodigio di irresistibile perversità. Keitel in stato di grazia.
Quarto lungometraggio del talentuoso Jacques Audiard e remake di "Fingers", "De battre mon coeur s'est arrêté" sconta il paragone con l'originale e la totale inadeguatezza di un protagonista (Romain Duris) da chiudere a chiave ne "L'appartamento spagnolo"
Personalmente ritengo "Dove la terra scotta" il più crudo dei western classici. La scena in cui, al termine della lotta, Jack Lord viene spogliato e umiliato da Gary Cooper è di una violenza esterma. Ho visto tutti i Mann che citi...anche "Terra lontana" merita più d'una visione, nel caso ti mancasse. Bye
Grazie del suggerimento Billy, "Terra lontana" l'ho visto un paio di volte ma, anche se imprescindibile, non è tra i western di Mann che preferisco. Devo ancora vedere (lo farò a breve) "L'ultima frontiera" e "Il segno della legge". Tra quelli che ho visto il mio preferito è senza ombra di dubbio "L'uomo di Laramie", seguito proprio da "Dove la terra scotta", film di una bellezza aspra e crudele (che meraviglia il personaggio di Lee J. Cobb!). Il percorso di regressione alla brutalità di un passato in cui la violenza era la sola forma di affermazione personale è condotto con un rigore e un'implacabilità tali da allontanare ogni sospetto di indulgenza o compiacenza. La sequenza che citi è indimenticabile, ma non meno inquietante, benché meno plateale, è quella in cui Dock Tobin ubriaco esce di casa per infastidire lussurioso Link Jones e Billie Ellis sdraiati nella stalla (che egli crede legati sentimentalmente): la profondità di campo che mette a fuoco contemporaneamente i due presunti amanti, la porta dietro di loro e, sullo sfondo, Dock che si avvicina si fa, come dico nella play, segno di crudeltà cinematografica. Saluti!
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Personalmente ritengo "Dove la terra scotta" il più crudo dei western classici. La scena in cui, al termine della lotta, Jack Lord viene spogliato e umiliato da Gary Cooper è di una violenza esterma. Ho visto tutti i Mann che citi...anche "Terra lontana" merita più d'una visione, nel caso ti mancasse. Bye
Grazie del suggerimento Billy, "Terra lontana" l'ho visto un paio di volte ma, anche se imprescindibile, non è tra i western di Mann che preferisco. Devo ancora vedere (lo farò a breve) "L'ultima frontiera" e "Il segno della legge". Tra quelli che ho visto il mio preferito è senza ombra di dubbio "L'uomo di Laramie", seguito proprio da "Dove la terra scotta", film di una bellezza aspra e crudele (che meraviglia il personaggio di Lee J. Cobb!). Il percorso di regressione alla brutalità di un passato in cui la violenza era la sola forma di affermazione personale è condotto con un rigore e un'implacabilità tali da allontanare ogni sospetto di indulgenza o compiacenza. La sequenza che citi è indimenticabile, ma non meno inquietante, benché meno plateale, è quella in cui Dock Tobin ubriaco esce di casa per infastidire lussurioso Link Jones e Billie Ellis sdraiati nella stalla (che egli crede legati sentimentalmente): la profondità di campo che mette a fuoco contemporaneamente i due presunti amanti, la porta dietro di loro e, sullo sfondo, Dock che si avvicina si fa, come dico nella play, segno di crudeltà cinematografica. Saluti!
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