Si è appena conluso a Bologna il convegno internazionale organizzato da Niva Lorenzini per il ventesimo anniversario della morte di Antonio Porta, figura cardine della poesia del secondo Novecento italiano. Leo Paolazzi (questo il vero nome) è stato uno dei più importanti membri della neoavanguardia italiana, facente parte del gruppo I Nuovissimi (e poi del Gruppo 63), assieme a Edoardo Sanguineti, Nanni Balestrini e altri. La sua poesia è caratterizzata da una rottura con il linguaggio e gli stereotipi del "poetese", con il risultato di rinnovare e rinvigorire gli stili poetici. Il corpo è frammentato e fatto a pezzi, proprio come la narrazione e la sintassi; l'io che raramente compare nei testi è messo tra virgolette o tra parentesi e, certamente, non è l'io dell'autore tradizionale (praticamente da Petrarca in poi). l'Id di freudiana memoria invade l'Ego e il suo linguaggio per mostrare una realtà che è urto e lacerazione, trauma e penetrazione, riciclo continuo di materia, vita e morte.
"Buca la curva e muore": l'incidente e la mutilazione è tema ricorrente nella poesia di Porta, spesso cronenberghiana (anche se più cronenberghiano è l'amico Sanguineti)
è possibile trovare analogie tra il cinema di Godard e la poesia di Porta: il gusto per il frammento, la ferocia politica, la riduzione, almeno apparente, dell'io/autore
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