Sta per arrivare sui nostri schermi "Antichrist", ennesima provocazione filmica firmata Lars Von Trier che, come al solito, è già diventata "cult" ancor prima di averne visto un solo fotogramma (eccezion fatta per il consueto - anche questo - manifesto-scandalo che gira tra le pagine delle riviste). Ebbene, per una volta voglio provocare anche io. E per la prima volta voglio parlare male, anzi malissimo, di un film che non ho la minima intenzione di andare a vedere. E non perchè sono bigotto o clericale (e chi tra voi mi conosce dovrebbe saperlo), ma semplicemente perchè non ho intenzione di sprecare altre due ore del mio scarso tempo libero per un'opera che non si preannuncia affatto diversa dalle altre del "guru" danese. Non mi va di assistere all'ennesimo esercizio di stile di colui che, a mio personalissimo giudizio, è il regista più sopravvalutato della storia del cinema (ex-aequo, forse, solo con Tarantino). Abile venditore di fumo, Von Trier è riuscito ad incantare intere schiere di critici e spettatori illusi dalle false aspettative e dalle oscenità cinefile delle sue opere. E' difficile, almeno per me, riuscire a capire cosa possa piacere così tanto di un cineasta che, ormai in ogni suo film, non rinuncia ad usare i mezzi più brutali, grossolani e fintamente innovativi per estorcere commozione, angoscia e meraviglia dagli ingenui che si lasciano sedurre. Dall'inutile spettacolarizzazione del dolore in "Dancer in the dark" e "Le onde del destino", alla sciocca trivialità (e nient'altro) di "Idioti" fino allo stucchevole falso moralismo degli ultimi film, l'unico "dogma" che mi pongo è come mai si continua a dare così ampio risalto ad un regista che, aldilà di certe "scemenze" stilistiche (camera a mano, scenografie tracciate col gessetto, stacchetti musicali assurdi stile anni '70...) non ha dato nessun serio contributo all'arte cinematografica. Von Trier, nel suo delirio di onnipotenza, si crede Orson Welles in ogni film ma in realtà ilsuo è un cinema vuoto e ricattatorio che prende in giro chi lo guarda, e per questo non ne sento il bisogno. Il cinema non l'ha inventato Von Trier, e di sicuro non morirà con lui.
Con Björk, Catherine Deneuve, Peter Stormare, David Morse
Filmone bigotto e ricattatorio, come quasi tutti quelli di Von Trier. Un frullato di dolore e (inutili) sofferenze per oltre due ore, che trasuda falsità in ogni fotogramma.
Con Stellan Skarsgård, Emily Watson, Katrin Cartlidge, Jean-Marc Barr, Adrian Rawlins
Riassunto del film: Un rude operaio rimane paralizzato e dice alla mogliettina (che parla con Dio come fosse don Camillo): "cara, scopa con altri e poi raccontami com'è..."
Scenografia fatta col gessetto, una delle star del momento pagata al minimo sindacale (si sa, lavorare con Von Trier è "cool"). Teatro filmato, neanche troppo originale. Ma il cinema dov'è?
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